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Al varo la corazzata “Dulbecco”, al disarmo la “fregata” lametina Intervista a Giuseppe Perri, direttore generale dell’Asp Catanzaro-Lamezia

“Er popolo lontano, rimasto su la riva, magna le nocchie e strilla: evviva, evviva …
  E guarda la fregata sur mare che sfavilla”
 

Prende il largo sullo Ionio la “corazzata“ Renato Dulbecco che nel giro di tre anni accorperà le unità operative degli ospedali Mater Domini e Pugliese-Ciaccio. Il protocollo di intesa, alla presenza dell’avvocato dello Stato, è stato firmato dal commissario alla sanità Massimo Scura e dal rettore dell’università Aldo Quattrone. Entusiasmo alle stelle, quindi, per il primo via all’azienda sanitaria unica.
Di contro, sulle sponde del Tirreno prende il largo la ”fregata” lametina che, mestamente, tenta di raggiungere il cantiere dove sarà definitivamente smantellata.
Sarà che la nostalgia ha un grosso peso nel mio dna, ma questa notizia mi ha richiamato alla mente “L’incontro de li sovrani” di Trilussa. Baci, abbracci e convenevoli d’uso: “stai bene? – Grazzie. E te? e la Reggina? – Allatta. E er Principino? – Succhia. E er popolo? – Se gratta. E er resto? -Va da sé…- Benissimo! – Benone! La Patria sta tranquilla; annamo a colazzione…”

È con questo underground cGiuseppe-Perri-1he mi accingo ad intervistare il dott. Giuseppe Perri, direttore generale dell’Asp Catanzaro-Lamezia, nominato alla fine dello scorso anno su proposta di Mario Oliverio, presidente della giunta regionale calabrese.
Egli ha un curriculum di tutto rispetto. Nelle graduatorie di merito stilate per individuare il migliore candidato a ricoprire la carica, si è classificato al settimo posto con valutazione 85,50/100. Sicuramente siamo ben lontani dai catalogatori di fagioli, dai trattati sulla bontà delle cipolle di Tropea e sugli effetti benefici dei peperoncini di Soverato.
E’ nato a Falerna, quindi un lametino doc, che conosce miserie e nobiltà del territorio in cui viviamo, ben consapevole dei soprusi, delle “mortificazioni” inflitte ad un’area della regione che – se considerata alla giusta maniera – avrebbe potuto, effettivamente, rappresentare quel motore di sviluppo di cui si è fatto sempre millantato credito.
Il contesto politico che lo circonda non mi dà, però, la tranquillità che, al “cor mi infondono” la pacatezza, il pragmatismo e, sopra tutto, la schiettezza  del dott. Giuseppe Perri.

 

Al di là dei suoi riconosciuti meriti, la sua nomina a direttore generale dell’Asp Catanzaro-Lamezia potrebbe avere anche una valenza strategico-politica? Potrebbe, in altri termini, essere una dose di “valium” iniettata nelle vene dei lametini, la cui rabbia sta montando per i disservizi del sistema sanitario, invero molto carente?
La sanità lametina – esordisce il dott. Perri – sta vivendo un periodo di crisi in parte provocato dal piano di rientro economico-finanziario che, per contenere i costi, ha espoliato prima di tutto  le risorse umane. Ho preso le redini in mano a marzo dello scorso anno, nel momento in cui emergevano una debolezza organizzativa diffusa, una carenza grave di personale nelle unità operative, demotivazione ed insoddisfazione dello stesso, incertezze ed indecisione sulle funzioni direzionali per assenza di figure apicali, nonché un diffuso e sfiduciato dissenso nella opinione pubblica. Il mio primo compito è stato, quindi, garantire la continuità dei servizi pensando, nel contempo, al riassetto organizzativo dell’insieme.

Il dott. Perri sottolinea poi la coincidenza tra la rivoluzione avvenuta nel sistema sanitario nazionale, che ha applicato il teorema hub-spoke integrato dalle reti assistenziali, e la “tempesta perfetta” che ha investito l’ospedale lametino, venutosi a trovare nel mezzo della tormenta nazionale e del piano di rientro della sanità della regione Calabria. Teorema gestito, a mio parere, alla “franceschiello”, a partire dal fatto che i lametini non sono stati adeguatamente informati su questo nuovo modo di articolare la sanità in hub e spoke, in “strutture semplici” e “strutture complesse”,  e sulle conseguenze pratiche che esso comporta.

Presa conoscenza – continua il dott. Perri – dei problemi di disorganizzazione, di demotivazione del personale operativo, delle carenze delle figure di riferimento e di cento altri problemi, abbiamo già assunto una sessantina di figure professionali e, nel mese di febbraio, speriamo di dare un’altra raddrizzata gestionale con l’approvazione dell’Atto Aziendale e la relativa dotazione organica del personale.
Abbiamo arginato le falle. Da adesso in avanti provvederemo a revisionare tutto l’impianto organizzativo. Abbiamo istituito, non potendo nominare i primari titolari, la procedura dell’articolo 18 dei contratti, nominando i responsabili facenti funzione ed avviato – siamo appena agli inizi – i dipartimenti che hanno il coordinamento su Lamezia, Soverato, Soveria Mannelli, insomma, su tutta l’area dell’Asp Catanzaro-Lamezia.
Ci terrei, pertanto, a chiarire all’opinione pubblica che se sarà vero che chiude, per esempio, microbiologia, ne saranno comunque garantite tutte le funzioni specialistiche (ad esempio, l’esecuzione dei tamponi), in quanto verranno affidate al laboratorio di analisi. Medesimo ragionamento verrà fatto per tutti i casi analoghi.
In definitiva, il servizio all’utente sarà sempre e comunque garantito. Solo nel caso in cui da una patologia semplice si passi ad una patologia complessa, la musica cambia perché alcune patologie complesse e specialistiche dovranno essere trattate nel Centro Hub.

Una atipicità importante è invece rappresentata dal pronto soccorso, che di pronto ha veramente poco, anzi direi che i tempi di attesa sono dilatati allo spasimo e che il personale deputato all’accoglienza non mi pare all’altezza di quanto richiesto dal Triage …
E’ assolutamente vero, stiamo cercando di potenziare il servizio nelle fasce orarie più calde, incrementando le presenze con almeno un medico ed un infermiere in più e prevedendo, per chi sta all’accoglienza ed al triage, corsi di formazione ed aggiornamento ogni due anni.
Dirò di più: quando il commissario Scura si è trovato davanti all’imponenza del nosocomio lametino [l’unico a norma nell’Asp di Catanzaro-Lamezia, ndr],  forse comparandolo all’immagine riduttiva che se ne era fatta in base alle aride ed asettiche letture di verbali, ha espresso parole di apprezzamento per la struttura lametina.
Secondo me – afferma Perri –  necessita riscrivere il decreto commissariale nr. 9, poiché nel frattempo, a giugno 2015, è subentrato il decreto ministeriale nr. 70, che prevederebbe ulteriori penalizzazioni per l’ospedale lametino. Anche a costo di diventare irriverente, io difenderò a spada tratta, nelle sedi opportune, il mantenimento dell’attuale assetto. Ciò, però, richiederà anche l’adesione dei cittadini lametini e di tutte le organizzazioni istituzionali, politiche e sindacali del territorio.

Il varo della Dulbecco rafforza le infrastrutture del capoluogo. Rispetto ai 1.102 posti letto di spettanza alla Asp nr. 7,  il capoluogo di regione, tra pubblico e privato, ne assorbe 896. I restanti 206 saranno divisi tra Lamezia, Soveria e Soverato?
No, no, no, essi rientrano nelle linee del piano progettuale. Faccio prima a dire cosa rimane a Lamezia, come struttura complessa autonoma: medicina generale, bronco-pneumologia, oncologia, malattie infettive aggregate a bronco-pneumologia o a medicina interna. Resteranno ancora la chirurgia, l’urologia, l’ortopedia e traumatologia e il pronto soccorso arricchito dell’obi (osservazione breve intensiva), dove il paziente resterà in osservazione per 24-48 h., per essere poi dimesso o inviato al reparto di destinazione. Manterremo poi la pediatria e, spero, la neonatogia. La terapia intensiva neonatale andrà, invece a Catanzaro, perché il decisore politico per questa specialità ha deputato solo i tre hub. Fa eccezione  Crotone, per la lontananza dall’hub di Catanzaro e per difetto delle vie di comunicazione (la s.s. 106 ionica). L’ospedale lametino, quindi, non perderà delle funzioni, ma secondo il mio modesto parere è necessario riqualificarlo reclutando professionalità in grado di dare agli utenti la sicurezza di trovarsi in buone mani. La distanza, irrisoria, tra l’hub Catanzaro e lo spoke Lamezia certo non favorisce la città della piana. Quel che conta, però, è dare all’utente la certezza di trovarsi al centro di un sistema che gli garantisce tutti i suoi diritti all’assistenza o, come lei dice, a non morire.

Dott. Perri, mi chiarisca un concetto: quando Scura sostenne, in un incontro, piuttosto animato,  con il sindaco di Lamezia che non si sentiva di sostenere richieste di quest’ultimo, cosa voleva significare ?
Sì lo scontro, animato, tra Scura e Mascaro avvenne proprio sulla terapia intensiva neonatale che, guarda caso, ha Massimo Scuraavuto origine a Lamezia con la paternità del dott. Scuteri. Noi eravamo la prima Asl che aveva un’ambulanza dedicata all’uopo. Non abbiamo purtroppo più tutte quelle professionalità. L’altro motivo di scontro tra Scura e Mascaro è stato il centro trasfusionale che oggi, per disposizione europea, ubbidisce ad altre regole. Ciò non vieta, però, la raccolta del sangue, che a Lamezia funzionerà, sei ore al mattino – noi abbiamo richiesto 12 ore al giorno – per raccogliere il sangue bisognevole alle esigenze operatorie e non.

 L’ospedale lametino, comunque, giorno dopo giorno, perde colpi. A mio parere, la considerazione degli utenti tende a ground zero …
Certamente questo può essere un fattore, ma è altrettanto valido che c’è da parte degli utenti e della medicina di base un’attenzione diversa rispetto al passato.
Non dimentichiamo poi che la nostra azienda ha una vocazione territoriale, da implementare vieppiù attraverso le UCCP, che sono associazioni tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici di guardia medica, specialisti ambulatoriali, infermieri e altre figure professionali che lavorano anche 24 ore su 24: pochi sanno che il modello di Lamezia dello studio associato Michelangelo è stato preso come modello di riferimento nazionale.
Quindi il mio impegno nei prossimi tre anni, oltre che all’ospedale, sarà rivolto a potenziare le cure primarie sul territorio e le iniziative di prevenzione e promozione della salute.
C’è un lavoro immane da fare, ma ho il vantaggio di lavorare con il Direttore Sanitario Carmine Dell’Isola e il Direttore Amministrativo Giuseppe Pugliese che rappresentano il meglio di quanto può esserci nella nostra regione in termini di competenze connesse al ruolo da loro rivestito.

Avevo altre domande da porle, alle quali, però, ha già risposto nel corso di questa nostra conversazione. Mi rendo conto che è cambiato l’approccio all’assistenza, alle cure, alle metodologie e che l’ospedale lametino, pur al massimo dei giri, non avrebbe uomini e mezzi per far fronte a chirurgia vascolare, a cardiochirurgia, a neurochirurgia e ad altre super specialità.
Le chiedo, però, la corazzata Dulbecco o la cittadella della sanità che si intende metter sù è già in grado di far fronte a questa rivoluzione?
No, assolutamente no! – conclude il direttore generale dell’Asp 7. È questo l’errore metodologico: abbiamo smantellato le periferie senza che i centri di riferimento fossero prima messi in condizione di assorbire l’onda d’urto creata. Non vorrei sbagliarmi,  ma avremo dei problemi.