Il varo della corazzata “Dulbecco”, che accorperà gli ospedali Mater Domini e Pugliese-Ciaccio, ha scaldato l’animo dei lametini, che vedono la sanità del capoluogo regionale strutturarsi con oculata programmazione ed, invece, una grande disinvoltura da parte del commissario nazionale, ing. Massimo Scura, nei confronti dell’Asp nr. 7 che ingloba la città della piana.
Come era da aspettarsi, l’intervista concessa al nostro giornale dal direttore generale dell’Asp, dott. Giuseppe Perri, ha sollevato molti consensi ed inevitabili dissensi.
Egli domani parteciperà al consiglio comunale aperto che all’ordine del giorno ha solo un argomento: la sanità lametina.
Il primo a dissertare sui “pensieri perriani” è il dott. Sebastiano Sofi, ex primario del servizio trasfusionale dell’ospedale lametino.
Il quadro che emerge dall’intervista del Direttore Generale dell’Asp, dott. Perri – afferma Sofi – è assai preoccupante soprattutto perché dà l’impressione che le decisioni vengano prese con criteri non rigorosamente definiti. A Crotone è stata riaperta la terapia intensiva neonatale precedentemente chiusa – come a Lamezia – senza alcuna motivazione.
Il dott. Perri attribuisce la riapertura alla lontananza dall’hub, il che significherebbe che l’elemento territorio ha influenza sulle assegnazioni delle funzioni sanitarie.
Se la lontananza dall’hub fosse l’unica motivazione della riapertura crotoniana, analoga decisione nelle altre asp si sarebbe dovuta prendere anche per Castrovillari e Locri.
Inoltre, se viene considerata la lontananza, perché non anche la vicinanza?
Dott. Sofi, non la seguo, cosa vuol dire…
Lamezia è troppo vicina all’hub di Catanzaro. Per la troppa vicinanza, nella programmazione del decreto 18 del 2010 come nel decreto del commissario Scura nr. 9 del 2015, non si sarebbe dovuto classificare l’ospedale di Lamezia spoke perchè ciò può avvenire solo quando la distanza dall’hub supera i 60 minuti. Lamezia, di fatto, è l’unico spoke che dista dall’hub meno di mezz’ora mentre tutte le altre unità così classificate distano dall’hub oltre un’ora di percorrenza in auto.
Ma c’è di più: il territorio ha avuto considerazione anche quando due ospedali erano troppo vicini. E’ il caso di Paola e Cetraro e di Rossano e Corigliano, dove gli ospedali sono stati accorpati e le funzioni divise.
A Lamezia le regole applicate altrove non sono valse e, colmo dei colmi, senza fornire alcuna motivazione, né prima né dopo né ora. A ciò dovrebbero dare risposta i decisori politici!
Quindi, due pesi, due misure e regole …adattate secondo circostanza?
Il decreto firmato da Scura prevedeva- continua Sofi – che le decisioni sulla riorganizzazione della rete ospedaliera avvenissero dopo aver nominato una commissione tecnica per elaborare un progetto, partendo da criteri oggettivi.
Nessuna commissione tecnica è stata nominata ed ora sembra che si stia procedendo alla revisione del decreto n.9 del 2015 con lo stesso metodo del decreto 18 del 2010. Ciò è l’esatto contrario di quello che ci saremmo aspettati, vale a dire che avremmo voluto che le decisioni fossero prima tecniche e poi partecipate con la ricerca della massima condivisione possibile degli operatori, delle forze sindacali, dei sindaci, delle comunità, dei rappresentanti delle libere associazioni a difesa dei cittadini.
Da quanto arguisco, dott. Sofi, la “malattia” di Lamezia data da lungo tempo e da almeno tre lustri si è acuita, nel totale disinteresse di “figli degeneri”, a tutti ben noti. Comunque – mia personale impressione – il dott. Perri, mi sembra abbia piena conoscenza della situazione sanitaria lametina e gran volontà di lenirne le sofferenze.
Non vengono buone nuove da quanto ho letto, anzi si confermano le preoccupazioni espresse in questi giorni dalle organizzazioni sindacali. Il dott. Perri non c’entra con tutto questo, perché al suo insediamento, un anno fa, ha trovato una sanità in smantellamento. Non voglio fare né ottimismo di comodo né pessimismo di maniera, ma questa realtà è destinata tendenzialmente a peggiorare perché non ha primari, reparti specialistici di ricovero e di servizio, né il centro trasfusionale…
A proposito di quest’ultimo, il dirigente dell’Asp ha assicurato il servizio trasfusionale per sei ore al mattino, che probabilmente diventeranno dodici. Inoltre ha affermato che i centri abilitati al trattamento del sangue sono locati soltanto negli hub in ossequio a precise regole europee.
La riorganizzazione dei servizi trasfusionali – sostiene Sofi – è avvenuta con un decreto del commissario regionale nel giugno 2014. Si decise, allora, di tenere aperti alcuni servizi per 12 ore ed altri per 6 sulla base del consumo di sangue dell’ospedale. Contestai duramente la decisione di tenere aperti i servizi trasfusionali solo 6 ore ed il rivolgersi poi, nel nostro caso, per tutte le altre necessità a Catanzaro. Tengo invece a sottolineare che c’è stato a Lamezia il tentativo di chiudere completamente il servizio trasfusionale, che sarebbe pure riuscito se non ci fosse stata la reazione decisa e compatta della città. Il Presidente del consiglio comunale, al quale il direttore generale del tempo negò l’uso di una sala dentro l’ospedale, convocò e tenne il consiglio, per strada in uno spiazzo antistante l’ospedale. Fu la posizione dell’attuale presidente Oliverio che fece cambiare una decisione già presa, tant’è che oggi il servizio trasfusionale dell’ospedale di Lamezia è uno dei meglio attrezzati nella Regione.
Andando al dunque, cosa si dovrebbe fare per invertire la rotta e dare nuovo corso al negativo trend lametino? Ci rivolgiamo al taumaturgico S. Antonio? Promuoviamo una cooperativa, magari chiamando in causa anche San Francesco?
Apprezzo il suo sforzo di alleggerimento della tensione – afferma Sofi – ma non penso di scomodare il Cielo. Possono far di più gli umani annullando l’errore-madre. L’area compresa tra Catanzaro e Lamezia, che chiamiamo Area Centrale della Calabria, è un territorio unico nel quale tutti dichiarano la necessità di cooperare per uno sviluppo coordinato, equilibrato e non concorrenziale.
In programmazione sanitaria il territorio va considerato nella sua interezza e perciò lo spoke lametino deve essere integrato nella gestione dell’assistenza ospedaliera dell’area, che si rivolge non solo ai 240 mila residenti dell’area centrale, non solo ai 369 mila abitanti della provincia (oggi area vasta), ma a tutta la Regione per la presenza dell’unico policlinico universitario e per la qualità delle prestazioni offerte.
Fuori da questa possibilità, rimarrà di sicuro l’impegno del dott. Perri, ma sinceramente non so con quali risultati, per l’evidente motivo che un’offerta qualificata nello stesso ambito è più attraente.
Dott. Sofi, ci siamo detti tutto?
Vorrei ancora aggiungere qualcosa…
Va bene, concluda pure…
Vorrei dire alla Città che vi è necessità di una mobilitazione generale a difesa del territorio, perché di questo si tratta e non solo dell’ospedale. Augurerei che anche da Catanzaro venisse qualche segnale, che invece non c’è. Nessuno sembra ricordare che appena qualche mese addietro i consigli comunali delle due città approvarono un documento congiunto con tanti punti, uno dei quali era lo sviluppo della sanità.
A Lamezia siamo assai interessati a che la sanità in Catanzaro migliori e si rafforzi, perché è la nostra sanità, ma non possiamo consentire che il rafforzamento in Catanzaro avvenga per sterilizzazione di Lamezia. Se questo avvenisse nei prossimi mesi sarebbe la fine di anni di progetti e di impegni, perché nessuno a Lamezia, né di destra, né di sinistra, né di centro potrebbe avventurarsi a parlare ancora di accordi con Catanzaro.
La Regione determini e definisca l’Area Centrale della Calabria e questa nuova realtà diventi il territorio nel quale calare un’offerta sanitaria completa e, finalmente, innescare quel processo di sviluppo tanto atteso.