Ha avuto luogo qualche giorno fa l’atteso consiglio comunale aperto a tema unico: la sanità lametina. Il buon cronista – ma io non sono quello – inizierebbe il suo reportage dando ampio resoconto degli interventi dei personaggi presenti al meeting. Io, invece, percorro il sentiero al contrario perché, nella fattispecie, contano più gli assenti che i presenti. Credo, per una buona ragione, che l’assenza possa avere mille significati, che vanno dalla vergogna di come ci si è comportati …all’ammissione della colpevolezza… alla sfrontatezza, così come alla delirante manifestazione dell’ego sum.
Tanto premesso, prima di ogni altro, erano assenti i cittadini lametini, sulla cui pelle scivola tutto, poiché da sempre hanno vissuto e vivono all’insegna di quell’antico adagio per il quale il cetriolo, fino a quando non tocca loro personali parti del corpo, è lattuga moscia.
É blasfemo ricordare come il Signore parlò a Mosè in occasione dell’Esodo? Definì lui ed il suo popolo “gente di dura cervice”! Sia io perdonato nell’altra vita per l’irriverente paragone, ma non trovo espressione migliore di questa per definire un popolo capace soltanto di restare affacciato alla finestra in attesa di vedere il tempo che fa!
Era assente l’ing. Massimo Scura, commissario alla sanità di nomina guascone, massimo fattore di teoremi impastati di algoritmi quantistici e mutevoli a proprio uso e consumo. Egli ricorda, in sedicesimo, Napoleone che arringava le truppe prima della battaglia: «Soldati, dall’alto di queste piramidi quaranta secoli di storia vi guardano»! Con ugual cipiglio, il sindaco di Alfedena, borgo dell’Alto Sangro, assurto alla carica di commissario alla sanità bruzia, sembra dire: «Lametini fate quel che volete» e poi soggiunge, riconducendosi ad Antonio Sciesa: «tiremm innanz!», senza nemmeno tentare di imbastire una qualsiasi scusa per giustificare la sua assenza! Se la memoria non mi falla è lo stesso “atteggiamento” di qualcuno che, in occasione di altro consiglio comunale aperto di alcuni mesi fa, si faceva fotografare in una festa paesana, dimentico di chi l’attendeva.
Erano assenti tutti i politici che negli ultimi tre lustri hanno imperversato nella “costruzione” dell’attuale impasse sanitario della città della piana: Lo Moro, Talarico, Scalzo e quanti altri mantenuti al loro posto dalla ormai proverbiale stupidità elettorale lametina.
Assenti anche i “bravi”, il braccio armato quanto vocato a padrone servir, e la manovalanza deputata a trasformare in atti concreti le ordite, scellerate scelte politiche finalizzate all’espoliazione di un santo per vestirne un altro!
Assenti il Partito democratico e la sua costola, Città Reattiva.
Assente l’etico ex presidente dell’ex etica Calabria, Pasqualino Ruberto, indomito riformatore ed incompreso imprenditore!
Presente, invece, l’inossidabile on.le Pino Galati, padre fondatore del C.a.C. (a scanso di equivoci l’acronimo sta ad indicare “Calabria al Centro”, anche se per qualche malevole dissacratore potrebbe avere altro significato) che in consiglio comunale conta su un manipolo di cinque elementi. Pochi? No, anzi una falange macedone, se si considera che tra di loro c’è Salvatore De Biase, alma di eroe, ieri violino di spalla di chi “tanti lutti addusse agli Achei”, oggi, col suo volto severo e risoluto, somigliante più ad Alcibiade l’ateniese, che non ad un allegro cavaliere della tavola rotonda.
Un intervento, quello di Galati – eterno assente avulso dalla politica regionale, ma impavido condottiero di Calabresi nel mondo, orfani ora di cotanto padre – sotteso a prendere in mano la leadership della protesta che potrebbe montare qui a Lamezia.
Passando egli dal politichese al reale (… non Italo), ha lanciato un messaggio subliminale di questo tipo: siamo noi verdiniani che sosteniamo dietro le quinte il governo guascone; abbiamo ottenuto per questo tre vicepresidenze; i nostri voti sono quindi indispensabili!
Sviluppato in chiare note, Galati ha detto: faccio parte del governo nazionale, anche se il leader fiorentino ufficialmente lo nega. Posso parlare con il ministro scavalcando Scura. Posso accompagnare i sindaci dell’hinterland a discutere con la Lorenzin. Sono io che provvederò a far aprire il Centro Protesi Inail (l’officina di riabilitazione, ndr) munito delle risorse di cui ci sarà bisogno. Cara Doris, nel Pd arrivo io. Il seggio in Parlamento è mio, trovati altrove sistemazione, perché in Calabria è palla al centro.
Quanto amore per questa terra! Una devozione tanto sconfinata, da far dimenticare il suo ultradecennale distacco dalle vicende calabresi.
Presente il dott. Giuseppe Perri, direttore generale dell’Asp Catanzaro-Lamezia, la cui posizione traspare evidente nell’intervista concessa e già pubblicata nei giorni scorsi dal nostro giornale.
Presente il dott. Di Spena, presidente della commissione comunale sanitaria, nonché medico del pronto soccorso lametino, che si è fatto portavoce di una proposta bipartisan puntuale e precisa sulle precarie condizioni sanitarie lametine.
Presente l’avv. Nicolino Panedigrano in rappresentanza del movimento “Salviamo la sanità lametina” che, dopo aver messo in rilievo i discutibili e contraddittori comportamenti dell’ing. Scura, ha chiesto alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme ed alla Procura della Corte dei Conti se possano ravvisarsi in essi “estremi di reato e/o illeciti contabili”.
Presente la dott.ssa Amalia Bruni, direttore del centro regionale di neurogenetica, nonché componente del comitato tecnico-scientifico del Consiglio Superiore di sanità. Il suo è stato un intervento di grande spessore, in quanto ha messo in discussione la sanità italiana, che pone al centro l’ospedale, contrariamente a quanto avviene altrove. Con tutto il rispetto dovutoLe e con la piena condivisione della sua analisi, ritengo che a casa nostra non esistano nemmeno i livelli essenziali di assistenza.
Presente il sindaco Mascaro, che ha auspicato una distribuzione equa e paritaria delle eccellenze tra i presidi ospedalieri presenti nell’area vasta Catanzaro-Lamezia, come già aveva detto in un’intervista a noi rilasciata qualche giorno fa. Gli facciamo soltanto notare che i problemi presenti nei vari settori della pubblica amministrazione, ivi compreso quello della sanità, non si risolvono solo con la buona volontà (la sua): anche le strade che portano all’inferno sono lastricate di buone intenzioni!