Dissipiamo subito ombre e dubbi: non intendiamo parlare dei blasonati ascari dell’on. Galati, che hanno calcato le scene italiane ed internazionali creando una rete di supporto elettorale per lui stesso e per gli amici di cordata. Quella fondazione e l’altro fiore all’occhiello, Calabria Etica, sono ombre senza volto, anche se sono ancora vive e sanguinanti le ferite inferte all’economia calabrese; anche se i “rais” di ieri sono allo stato impegnati in un delicato intervento di lifting.
I Calabresi in Italia e nel mondo di cui parliamo oggi non sono né un carrozzone politico, né carrozze di un treno pronto a fermarsi in ogni stazione. Ne fanno parte calabresi doc e igt a proprie spese senza nulla chiedere o pretendere.
Qual è la stranezza? Calabria che progetta, Calabria che si muove, Calabria alla ricerca di una sua identità ed immagine, nasce a Milano ad opera di tecnici, imprenditori, rappresentanti della cultura, del diritto e di ogni altra attività produttiva, tra calabresi e simpatizzanti.
È avvenuto così che sabato scorso, a Milano, l’AIMI (Associazione Italiana per l’Immigrazione Interna), presidente Enzo D’Agostino, ed il Centro Studi sulla Cultura e Costumi Calabresi, responsabile l’ing. M. Scarcella, hanno invitato all’incontro a tema “CALABRIA CHE PROGETTA” tutte le associazioni che rappresentano i calabresi in Lombardia ed in Calabria: MED XXI (rapporti con il Sud ed il Mediterraneo); Amici della Calabria e del Sud (presidente E. Zangari) in rappresentanza dei calabresi residenti in Valmandrera-Lecco e, sempre per il territorio lecchese, Calabria che progetta; dulcis in fundo, e attesissimo, il CENTRO STUDI LAZZATI, rappresentato dal giudice Romano De Grazia, presidente emerito della Corte di Cassazione.
Luogo dell’incontro è stata l’Aula Magna del Liceo Linguistico A. Manzoni di Milano, mille e seicento alunni, dirigente scolastico il dott. Pino Polistena, calabrese doc, che ha dato il benvenuto ai convegnisti e si è dichiarato sempre pronto ad ospitare iniziative finalizzate a tirar fuori dall’impasse la regione calabrese: «Intendiamo realizzare una forza sociale tra i calabresi di Milano – ha detto il presidente D’Agostino – e le organizzazioni che operano nella Calabria per realizzare una proposta nuova per la regione».
Dopo i saluti dell’assessore alle attività Industria e Commercio del Comune di Milano, Franco D’Alfonso, si è entrati nel vivo del meeting che, ricordiamolo, toccava tutti i settori produttivi della regione Calabria non nascondendo difficoltà, critiche ed apprezzamenti.
Intervento duro e caustico quello di Marco Vitale, economista bresciano che ha tenuto a battesimo la nascita ed il decollo di Gioia Tauro, la finestra dell’Europa sul Mediterraneo e sui paesi dell’opposta sponda: «La società calabrese è un assente cronico e se non c’è una presa di posizione dal basso non succederà mai niente. State distruggendo voi stessi. Bisogna ripartire riscoprendo le proprie radici».
Ebbene, egregio dott. Vitale, lei ha giocato il pallino d’avvio a Gioia Tauro; avrebbe potuto fare e disfare, avrebbe potuto plasmare la “creatura” che stava per nascere ed educarla a miglior vita. Anche perché quelle legislature cui Lei ha rivolto rispettosi ricordi (Chiaravalloti e Loiero) hanno fatto piangere ai Calabresi molte lacrime amare.
Resta comunque immutato in tutta la sua virulenza il problema dei problemi: ne sa qualcosa il dott. Antonio De Masi, imprenditore che, costretto ad allontanare la famiglia da Gioia Tauro, tra una minaccia e l’altra, resta in sella aspettando l’alba della legalità.
Legalità, la parola che ha elettrizzato la platea, tema trattato dal prof. Marco Angelini, docente di Diritto penale dell’economia all’Università di Perugia, che ha messo in rilievo le significative carenze della giurisdizione italiana in tema di voto di scambio.
Dopo il prof. Angelini, il giudice De Grazia ha scatenato l’inferno, parlando senza mezzi termini di antimafia allegra e pantofolaia, di quella fatta con i soldi pubblici, a prescindere dagli scontati, inutili effetti sortiti, che già da tempo ne hanno messo in discussione la credibilità.
Si, perché la storia della legge Lazzati, se in Italia i media non fossero “condizionati”, avrebbe dovuto provocare una sommossa popolare. Invece essa è come “la bella di Japigia”, tutti la voglion e nessun la pigia.
Relativamente agli altri relatori intervenuti su temi di tutto rispetto, che evidenziano una fervente attività operativa finalizzata alla crescita ed allo sviluppo del territorio calabrese, ci ripromettiamo, nel prossimo futuro, di incontrarli e raccontare le loro storie di vita e di lavoro.
Intanto ringraziamo, il dott. Lino Caserta, il dott. Salvatore La Porta, l’ing. Giuseppe Lembo, il dott. Giuseppe Pelle, il prof. Luca Meldolesi, il dott. Pierluigi Taccone, l’ing. Francesco Tarsia e il Prof. Franz Foti, dell’Università Insubria di Varese.
In attesa che Enzo D’Agostino, presidente AIMI, organizzi analogo convegno in terra di Calabria.