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Referendum del 2 giugno 1946 Come visse Nicastro quella vigilia?

Referendum 1946-schedaIl prossimo 2 giugno saranno settant’anni dal referendum nazionale del 1946, teso a stabilire se mantenere la monarchia sabauda o dare al Paese l’istituzione repubblicana. Una data storica.
Tra marzo e aprile dello stesso anno, in due turni, si erano intanto effettuate in Italia le elezioni amministrative.
A Nicastro queste si erano svolte i primi di aprile con la vittoria della Democrazia Cristiana, ma anche con un relativo successo dei social-comunisti.
Quel 2 giugno, dopo i disastri della guerra, era giunto il momento, innanzitutto, di risolvere il problema istituzionale, se si voleva che l’Italia potesse intraprendere il suo nuovo cammino verso la ricostruzione e la democrazia.
Alla vigilia delle consultazioni per il referendum tutto il Paese è in fermento, da nord a sud.
Nel mese di maggio, a pochi giorni dalla consultazione generale, in molte città italiane si manifesta nelle piazze e lungo le strade per questa o per quell’altra soluzione.

E nella nostra Nicastro che cosa accade? Qual è l’atmosfera politica nella nostra cittadina?

Una risposta ce la fornisce l’unico giornale nicastrese dell’epoca, La Riscossa (Anno II, N. 20, 31 maggio 1946), un settimanale, diretto da Gegè Davoli, che si stampava a Nicastro, nella Tipografia Nucci.
Ecco come esordisce il suo direttore nell’articolo di fondo.
«Qualche giorno ancora e poi? Dal silenzio delle urne nascerà il nuovo destino d’Italia… l’ansia ingigantisce e ci attanaglia lo spirito in una morsa di attesa e di timori».
Ed effettivamente l’attesa dei Nicastresi era grande e la tensione politica era ai livelli più alti. La lotta tra i partiti locali, schierati chi da una parte chi dall’altra, era aspra: era così fin dal settembre ’43, dopo la liberazione di Nicastro e della Calabria da parte delle truppe inglesi.
I rapporti, soprattutto, tra i democristiani, che avevano vinto le elezioni amministrative qualche settimana prima, e social-comunisti, che comunque avevano avuto un buon risultato elettorale, erano tesi al massimo.Referendum 1946-Manifesti
Giovedì 30 maggio, giorno dell’Ascensione, a Nicastro una folla «traboccante» manifesta a favore della Monarchia nelle strade principali della città, con la partecipazione di un gran numero di donne, cui per la prima volta il voto era esteso.
Ma i partiti “repubblicani” non la gradiscono. Probabilmente la temono. Temono le ricadute che essa può avere sull’opinione pubblica. Pertanto, tentano di disturbare e di boicottare la dimostrazione e, al passaggio della massa di coloro che inneggiano alla Monarchia, – che l’articolista dichiara essere «imponente» – gli «omuncoli repubblicani…, resi papaveri dalla bile» cominciano a lanciare sassi all’impazzata contro i manifestanti inermi.
Questi particolari si trovano in un articolo, posto al centro della prima pagina del giornale, che porta un titolo molto forte: «Vigliaccheria rossa!». In esso la redazione redarguisce, anche con punte alte di ironia, il comportamento di certa parte politica. Non contenti di «avere prolungato i loro comizi fino all’insopportabile» – si legge – alcuni fautori locali della Repubblica avevano tentato di piegare «l’entusiasmo della folla monarchica con vili furiose bravate da veri gradassi…, contro donne inermi e nell’oscurità della notte inoltrata».
Riporto dallo stesso giornale alcuni ironici versi, riguardanti sempre il tema che stiamo trattando. L’autore, che si firma con lo pseudonimo di Fritz per non farsi riconoscere, mette in risalto i soliti metodi usati dai candidati durante la campagna elettorale amministrativa di marzo-aprile, metodi fatti di discorsi vacui e di promesse che sanno già di non poter mantenere. Allora, come oggi.

Costituente

C’è chi promette giardinetti a iosa,
c’è chi si scaglia ancor contro il fascista,
ciascuno, insomma  per la propria lista
imbastisce fandonie senza posa.

Evviva l’Assemblea Costituente.
Da Fronti a S. Teodoro, a Piazza d’Armi
grida ciascuno a squarciagola: all’armi
il grande giorno è giunto finalmente.

E mentre Tizio aspira a Senatore,
Sempronio solamente a Deputato
E Caio1 non s’è affatto presentato,
il gatto, giù in cantina, fa all’amore».

Un po’ di umorismo, per stemperare le tensioni, non guasta mai!

1Non è un’allusione al Caio romano, come potrebbe sembrare, ma ad un noto uomo politico nicastrese dell’epoca