Ho davanti la foto di Sabrina, impiegata 48enne, che invita gli elettori a votare SI, in occasione del referendum del 4 dicembre: obiettivo ridurre i costi della politica – pubblicità ingannevole – e dietro le quinte tutto quel “popò di roba” che tante “alme d’eroi” ha travolto.
Non so se Sabrina, col suo simpatico faccino ed intrigante sorrisino, sia apparsa sugli spazi assegnati alla pletora dei comitati per il SI per la pubblicità elettorale su tutto il territorio della penisola o se, invece, l’icona di Sabrina sia stata “assegnata” a quei pigroni di calabresi, proprio per smuoverli dalla indifferenza che li ha contraddistinti in tutte le competizioni elettorali.
Naturalmente il mio pensiero va a tutti coloro che, disgustati dalle vicende politiche bruzie, ormai da tempo disertano le urne lasciando immensi spazi di manovra al voto di scambio ed alle alleanze, pardon, agli inciuci ed ai patti perversi, che prendono forma e sostanza sempre, ma con alto indice di gradimento nelle occasioni elettorali.
Mi dispiace per i suoi danti causa e per Sabrina, ma questa volta, e per la prima volta, il suo atteggiamento sereno e piacione ha provocato quello che i bugiardini definiscono effetto indesiderato: infatti i calabri, già disertori del referendum sulle trivellazioni, hanno alzato il c…o dalla sedia ed hanno bocciato la strategia del baratto, il renzismo di convenienza e, giù giù hanno bocciato il Pd dell’ evanescente governatore Oliverio e dell’inconsistente, inconcludente segretario regionale Magorno che, probabilmente ha l’idee un po’ confuse a proposito “dell’orgoglio calabrese”, riposto probabilmente in “regioni” molto meridionali.
Ebbene, cara simpatica Sabrina, il mio è solo un auspicio, ma forse stavolta questo referendum è servito a qualcosa : i calabresi hanno messo senno ed hanno capito che la politica, ieri come oggi, ha ignorato il sud e che i millantati patti renziani per il suo sviluppo, ripercorrendo i tratturi tracciati dagli antichi padri, potessero essere la demagogica perpetuazione di un sessantennio di promesse mai mantenute.
Con l’aggravante, questa volta prevalente sulle attenuanti generiche, che Oliverio, Magorno e compagni ad oggi risultano vincitori del campionato “della insostenibile leggerezza dell’essere”.
Un dubbio però è legittimo: i miei “conterronei” hanno ritrovato veramente l’orgoglio calabrese o alle prossime competizioni elettorali, quando saranno in gioco non ideologici cambiamenti, ma l’assetto politico del Paese, torneranno al caporalato elettorale, alle combriccole clientelari o ai sempieterni, equivoci patteggiamenti?
Allo stato sembrerebbe che dal Volturno in giù soffi, passando anche per la penisola salentina, un venticello mai avvertito prima e che sia stata sconfitta la politica degli annunci e delle promesse mai mantenute. In Calabria, in particolare, dove Il risultato referendario, per la prima volta nella storia, è stato molto severo nei confronti del Pd, di Oliverio e Magorno.
L’han capito pure le pietre delle fiumare calabre che l’endorsement del governatore calabrese nei confronti del leader Renzi fosse dovuto più ad un accordo sulla gestione della sanità che all’improvviso “innamoramento” delle parti. Parrebbe, infatti, che nella legge di stabilità sia stata rimossa – questa la prebenda tanto cara ad Oliverio – l’incompatibilità tra la carica di governatore e quella di commissario per il piano di rientro.
Comunque lo tsumani elettorale ha travolto l’intero establishment della corte dei miracoli.
Tempo di limoni neri, quindi, per il Pd calabrese, come per quello nazionale! Ciò non mi fa gioire, anzi tanto dolore “al cor mi infonde” in quanto sono trascorsi altri mille giorni tra promesse, delusioni ed amarezze. E l’orizzonte non è foriero di buone nuove; propone fotocopie di un vecchiume da rottamare.
Gli analisti politici continueranno a parlare di un’Italia divisa in due, di un Sud fermo al palo, di una cenerentola Calabria che sguazza nella palude del malaffare, dell’arretratezza e dell’economia sommersa. Tacerà, invece, su chi aveva la possibilità di invertire la rotta e non l’ha fatto, ieri come oggi.
Nessuno dirà ai sostenitori del SI o del NO che l’intero Paese è sulle braci ardenti e che ha detto NO ad un certo modo di fare politica.
Sabrina, hai mai sentito parlare dei mittinculi e dei piglinculi? Ebbene siamo alla rivolta di quest’ultimi, altro che gufi e parrucconi! Auguriamoci entrambi che i piglinculi abbiano capito la lezione!