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Robin Hood e lo sceriffo di Nottingham Violazione e spregio di qualsiasi regola

Robin Hood depredava i ricchi per donare ai poveri: in Inghilterra, però. Alla latitudine 38973 e dispari, quella di Lamezia Terme, invece si toglie ai poveri per dare ad un comitato d’affari, bisognoso per la verità, composto da politici, da dirigenti ed amministratori pubblici e, ciliegina sulla torta, da mafiosi di grosso calibro. Comitato che, secondo il il procuratore aggiunto Bombardieri, capo del pool investigativo, ha operato in “spregio e violazione di qualsiasi regola”.
Va tutto bene, la giustizia è lenta ma inesorabile, però cari concittadini, questa volta una “riflessioncina” la dobbiamo fare, perché è bello stare alla finestra, scrutare il cielo e dire “pioverà, governo ladro…”, ma non si può ignorare o dimenticare che alle ultime elezioni amministrative il dott. Pasquale Ruberto è stato da voi gratificato con 7.088 voti ed il suo superiore, sodale Nazareno Salerno, alle ultime regionali, è stato il più votato anche dai lametini con 2.420 preferenze. Sarà anche perché è un bell’uomo, ma non ricordo di averlo mai visto sul territorio lametino, se non effigiato su qualche manifesto elettorale.
Tutto ciò è avvenuto pur essendo ben noti la stoffa e lo spessore morale del dott. Ruberto, sistematico destinatario del mio giornale, Lamezia 3.0, che ha sempre avviato campagne di verità e di moralizzazione della vita pubblica, mettendo a nudo la vera identità di certi personaggi da operetta che da almeno trent’anni calcano la scena politica di questa sventurata città.
Mi sia perdonata la schiettezza con la quale mi rivolgo ai  lettori, cosa non certo usuale e convenevole in tempi in cui si vive all’insegna del “mi piace” e del “condividi”. Poiché non mi gratifica il consenso e non mi tange la critica o il dissenso, è bene richiamare alla memoria degli elettori di questo indomito personaggio politico quanto, in occasione delle polemiche su Calabria Etica, questo mitico ed etico presidente, sedicente Robin Hood, ebbe a scrivere su di me e sul mio giornale su un sito a lui vicino, “Lamezia in cammino”.
Purtroppo a Lamezia Terme – egli scriveva – alcuni che non sono mai riusciti ad avere consenso ed idee per fare politica se la prendono con me. Capisco la loro smania di visibilità, ma li inviterei a sapere di cosa scrivono e di evitare calunnie e squallide ed insensate affermazioni. Dopo quell’avvocato di qualche giorno fa [l’avv. Nicola Panedigrano n.d.r.], comunista di insuccessi degli anni ’70, adesso è il turno di un certo Renato Borelli che in pensione si inventa direttore di un foglio “Lamezia 3.0”. Signore per bene e mi dicono di discreta cultura che però, da sempre impegnato in politica, socialista prima e comunista dopo, non è mai riuscito  a rappresentare che se stesso. Sul foglio scrive che Fondazione Calabria Etica ha dato 55 mila euro alla Associazione Antiracket Lamezia senza alcun criterio, che ho disposto dei soldi pubblici senza criterio e che su questa vicenda dovrebbe intervenire la GdF. Aggiunge inoltre che questi soldi sono il mio potere corruttore”.
L’etico presidente, quindi, precisava che trattavasi di fondi destinati alle vittime della criminalità; che i fondi stessi, pari ad 1.4 miliardi, erano stati messi a bando con i criteri previsti dalla legge nazionale; che i beneficiari erano stati selezionati da apposita commissione; che questi fondi non avevano nulla a che vedere con Trame come invece Borelli ignorantemente scrive; che i bilanci della fondazione erano pubblici come tutti i bilanci degli enti strumentali della regione. E concludeva: “Capisco che l’ignoranza è una brutta bestia ma se guida la mano di chi pensa possa scrivere o dirigere un giornale diventa pericolosa”. Infine, dall’alto della sua avvedutezza e della sua facondia, il mitico presidente così ammoniva l’avv. Panedigrano e me: “continuate pure a diffamare ed a scrivere cose false e tendenziose, le querele vi faranno pagare tanti soldi che darò ai poveri di questa città”. Naturalmente i poveri hanno atteso invano i proventi promessi, continuando a sbarcare il lunario alla mensa della Caritas.
Gli aficionados tutti ovviamente esultarono alle mirabilia dell’uomo nuovo della Provvidenza, che a tutti forniva denaro, certamente non di tasca propria e che oggi si scopre proveniente dai fondi europei.
Esultarono anche l’intellighentia di sinistra e tutta l’organizzazione di Trame, miracolo dell’etico presidente, convinto assertore di quell’adagio che recita “pecunia non olet”.
Basta con le ciance ed ognuno di quei 7.000 elettori si tocchi la coscienza e faccia atto pubblico di penitenza, magari accompagnandosi a quegli scettici che ancora oggi credono che il “futtisterio” paghi, ed a quei cialtroni che hanno dell’informazione un’idea vaga e nebulosa.
Ebbene, miei lettori, non mi sono seduto sulla riva del fiume aspettando che prima o poi passasse il cadavere del mio nemico, perché nemici non credo di averne e, sopra tutto, non nutro sentimenti di vendetta; ma quelle parole di Ruberto, vero vero, allora mi fecero girare gli  “zebedei” e sotto questo cielo ho continuato il mio impegno di darvi un’informazione corretta ed asettica.
Ma la provvidenza aiuta sempre i  “poveri”,  quelli che in questa città come altrove non hanno mai avuto scheletri nell’armadio e non hanno mai avuto bisogno della politica per tracciare un percorso veramente etico, sociale e, perché no, anche Politico, con la maiuscola.
La differenza con i  maestri in sedicesimo è che il sottoscritto non ha mai  “fottuto” soldi alla comunità per metterli in tasca propria e per sostenere le proprie campagne elettorali.
Pertanto la più vera risposta a questa nostra “diversità di vedute”  è che allo stato Lei, egregio dott. Ruberto  – se a torto o a ragione lo deciderà la magistratura –  è finito in galera, mentre io, inventato direttore, malgrado le sue minacce persecutorie, respiro a pieni polmoni l’aria della libertà, della legalità e della trasparenza. Parole queste ultime, presidente emerito, che hanno un significato diverso nel mio e nel suo lessico, forse perché è probabile che il suo “io” abbia avuto un trauma conflittuale per il quale Lei si sia sentito ora Robin Hood e subito dopo lo sceriffo di Nottingham.