Le notizie che quotidianamente vengono pubblicate sui quotidiani nazionali e locali in merito ai comportamenti “riprovevoli” di dirigenti e politici, a danno di quelli onesti, hanno il sapore di una democrazia limitata, non autentica, non piena.
Non è pensabile che in democrazia alcuni regimi, ancorché confortati da specifiche procedure, debbano governare e legiferare come meglio credono. Quando, intenzionalmente, non vengono rispettati i valori, le regole sono sempre monche. E le regole non devono solo soddisfare le aspettative personali. C’è un mondo da rispettare che attende, invano, di vedere corrisposti i propri reali bisogni. Utopia?
Quasi sempre, con abilità da esperti maestri, l’agire politico è in netto contrasto con quanto recita l’art. 54, Titolo IV, della nostra Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Poveri Padri costituenti e poveri noi che, quotidianamente, veniamo a conoscenza di comportamenti “indisciplinati” e “disonorevoli”!
Tangenti e compromessi illeciti – e non c’è giornale che non ne scopra quotidianamente uno nuovo – rappresentano, per gli “infedeli”, linfa vitale. Noi, di converso, per raggiungere l’isola della felicità, dobbiamo prima soffrire e poi morire.
Altro che prima Repubblica! Alla luce di quanto sta succedendo, viene da rimpiangere il passato.
“Non rubare” si legge nel settimo comandamento. I nostri “astuti” personaggi (politici, dirigenti, funzionari, ecc.), invece, da tempo hanno modificato, scientemente, lo stesso comandamento in “Non rubare è peccato”. E chi ruba è bravo, ci sa fare e merita ulteriori e più prestigiosi incarichi, a tutto danno di chi, educato ed abituato a coltivare e perseguire il principio dell’onestà e della rettitudine al fine del bene comune, viene considerato incapace e perciò emarginato. Mi torna in mente il pensiero leopardiano che così recita: “Il mondo è una lega di birbanti contro gli uomini dabbene e di vili contro generosi… chi fa male ottiene ricchezze, amori, potenza, e chi lo nomina e lo denuncia è trascinato sui patiboli”.
E poi è così difficile avere il senso del bene comune?
In presenza di una cancrena il medico accorto recide immediatamente la parte malata per la sopravvivenza del malato. I nostri “amici” non conoscono il verbo amputare, preferiscono che il male si propaghi. Alla fine, poi, il danno è degli altri. Per costoro è importante salvaguardare la propria vita, costi quel che costi.
Sovranità popolare, uguaglianza, diritti, doveri, sono ormai termini desueti che vanno cestinati.
Questa sì è vera democrazia!