Se io avessi una botteguccia / fatta di una sola stanza / vorrei mettermi a vendere / sai cosa? La speranza. Questi versi di Gianni Rodari mi sono tornati in mente leggendo il documento di economia e finanza della Regione Calabria per il triennio 2017/2020.
Tenta il “volumetto”, di ben 350 pagine, di dare l’immagine di una realtà in cammino che, interrompendo la fase recessiva in atto da sempre, ha già invertito il ciclo dell’economia calabrese. I toni in esso contenuti elencano risultati già raggiunti e prospettano rose e fiori per i giorni a venire in tutti i gangli produttivi, nell’erogazione dei servizi ed in tema di legalità e trasparenza.
Manca solo la fotografia del governatore Oliverio che, a guisa del Roberto Carlino televisivo, imbonisca i calabresi con la ormai celebre frase “non vendiamo sogni ma splendide realtà”.
Addirittura, gli strizzacervelli del dipartimento bilancio scrivono della capacità di resilienza della regione Calabria che, in maniera discreta e senza clamori, fa registrare day by day importanti recuperi, avvertiti però solo dagli addetti ai lavori e non da chi – i calabresi tutti – ha fatto ormai della desistenza il suo modus vivendi. Accade così che una speranzosa intenzione vesta i panni della realtà e che per realtà venga spacciata.
Ma, come è tristemente noto, nella scala socio-economica del Paese la Calabria è l’ultimo piolino. Non la faccio lunga elencando le solite carenze strutturali pesanti come macigni; è sufficiente considerare la disoccupazione giovanile, considerevole sul territorio nazionale, ma spaventosa in punta allo stivale, dove fa registrare percentuali da capogiro. I giovani scappano via mentre restano a presidiare la regione anziani e politicanti che piangono sulla mancanza del lavoro, sulla inadeguatezza delle strutture e molto promettono. Sempre per l’avvenire, sempre per i giorni che verranno.
Il Presidente Mattarella è venuto all’Università della Calabria e ha dimenticato di parlare della corruzione e del voto di scambio – mali secolari di questa terra, dove legalità e trasparenza sono splendide chimere – tanto che in conclusione non si sa se abbia inaugurato l’anno accademico degli studenti o quello dei politicanti di casa nostra.
Ma quel che è più grave è che si aggirano fra noi ciarlatani e imbonitori che presiedono cortei, fiaccolate e passerelle ed operano anche in luoghi, come le scuole, dove i punti di riferimento dovrebbero essere i Valori sanciti dalla nostra carta costituzionale. E invece nelle scuole gira qualche ciarlatano che commemora i morti e dice di soccorrere i familiari delle vittime di mafie; scalda i cuori di ragazzi e docenti, ma va facendo solo chiacchere sugli strumenti per combattere concretamente i malavitosi, anzi li osteggia, trattando così i cittadini come grulli, tanto da far ipotizzare addirittura il reato di abuso della credulità popolare, divenuto oggi semplice illecito amministrativo di competenza del Prefetto.
Nel frangente dovrebbe farsi valere il governo, oggi però troppo impegnato a conoscere il suo destino. Durerà o non durerà fino alla scadenza naturale? Non si sa.
Certo in questo momento i ministri Minniti e Costa hanno il loro da fare: il primo, già vice ministro nel precedente governo, impegnato a redigere solo protocolli di intesa, da ministro si è cacciato in un tunnel senza uscita, se è vero come è vero che parte della sicurezza è delegata a sindaci e guardie municipali; il secondo, invece, noto alle cronache parlamentari come colui che, con un suo perverso emendamento, stravolse la legge Lazzati impedendone la funzionalità, non appare certamente, in tema di legalità e trasparenza, la persona più idonea.
A livello regionale è, poi, inaudito e sorprendente qualche passaggio – di un ex parlamentare di casa nostra – finalizzato ad assicurare un diverso destino alla nostra terra e più roseo per se stesso. Con estrema disinvoltura e volando alto, egli ha avuto l’estro, addirittura, di indicare in passato don Ciotti come candidato alla presidenza della Repubblica, scrivendone su un quotidiano del luogo. Di recente, passato ad un sogno più celestiale, invocandone lo spirito, ha scritto anche a Ghandi affinchè intercedesse, non so con chi, per la risoluzione dei problemi di noi altri.
Avanti tutta signori, nella Calabria in cammino i giochi continuano, la lotteria è aperta e c’è spazio per tutti!