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Lettera aperta a Mario Oliverio Restituire dignità alla Calabria

Egr. Governatore,

devo darLe atto che di strada, nella sua vita di homo politicus,  ne ha percorso e tanta. Dal vallo sangiovannese, infatti, è finito alla Cittadella di Catanzaro, imponente residenza regionale di 19.000 mq., costata ai calabresi qualche milione di euro, esattamente 160.  Devo darLe ancora atto che da giovane studentello ad oggi ha fatto di tutto: il sindaco, il presidente della provincia, il consigliere regionale, il deputato per ben quattro legislature e, dulcis in fundo, dal dicembre 2014, il governatore della Calabria.
Fuor di dubbio, una carriera brillante!
Segno questo che da giovane sessantottino, anche sulle ali dell’entusiasmo e del rinnovamento, si è buttato nell’arena  politica riuscendo a sgominare gli avversari  ed a conquistarsi il suo posto al sole.
E’ accaduto così che, a novembre 2014, con una percentuale “bulgara” (il 61%) è stato eletto governatore. L’unico neo, se tal si può definire, è che la partecipazione dei calabresi è stata del solo 44%, sintomo  e conseguenza del malessere sociale esistente nella parte restante degli  aventi diritto al voto  (56%) e del vento gelido, foriero di maltempo, che soffia  dal Pollino allo Stretto, oggi più di ieri.
Lei, on. Oliverio, è il 15° governatore della Calabria, anche se siamo alla decima legislatura, da che furono istituite le Regioni, rivelatesi alla fin fine la più grande calamità nazionale.  E non sto a motivare tale affermazione, in quanto delle Regioni ella conosce, molto meglio di me, fatti, misfatti e miserie senza alcuna nobiltà.
La più grande iattura per noi abitanti in punta allo stivale è che, malgrado siano trascorsi quarantasei anni, la Calabria segna il passo; è sempre la Cenerentola d’Italia, malgrado nel redigere il documento di economia e finanza per il triennio 2017/2020, i suoi estensori, solo loro, intravedano la fine della recessione ed il lento, ma costante recupero di sviluppo economico e sociale.
E qui mi fermo, perché non intendo parlare della pochezza politica e della inefficienza dei 14 governatori che l’hanno preceduta: commetterei un atto proditorio che mi farebbe sentire come Fabrizio Maramaldo quando uccise Francesco Ferrucci, prigioniero, ferito ed inerme. E non è nel mio costume sparare sulla croce rossa!
In tutta sincerità però, egregio governatore, devo dirle che, allo stato, Mario Oliverio è stato risucchiato dalla scia dei 14 che l’hanno preceduto. Della sua foga sessantottina non c’è  più traccia; così come sono svaniti, neve al sole, i propositi barricadieri da Lei manifestati prima in campagna elettorale e poi dopo l’elezione, riguardo alla formazione di una giunta composta da “personalità dotate di conoscenza e competenza”;  al modo nuovo di far una politica, non più clientelare, ma permeata di legalità e trasparenza; alla rivoluzione copernicana da mettere in atto per semplificare le lungaggini e le pastoie burocratiche dei boiardi di stato; alla guerra da dichiarare alle società e fondazioni  in  house della regione  bruzia,” situazione che – parole sue – fa tremare le vene e i polsi per l’illegalità diffusa” .
Ebbene, a più di due anni dal suo insediamento, il risultato raggiunto è molto deludente, anzi è un’ulteriore conferma della vecchia proprietà commutativa, in base alla quale  “cambiando l’ordine dei  fattori  il prodotto non cambia “.
Sembra quasi che le pile del combattivo “lupo della Sila” si siano esaurite e che sia subentrata la voglia di vivere alla giornata; che i suoi pensieri siano rivolti più all’appagamento di soddisfazioni personali, al desiderio di rivincite, che ai bisogni della gente;  più all’ordire triccheballacche e putipù per avere la protezione  dell’alte brillanti sfere toscane, oggi in verità  opacizzate, che a costruire futuro per questa terra infelice.
Converrà, egregio governatore, che il bilancio dell’attività politica di questi primi ottocento giorni lascia l’amaro in bocca a quei cinquecentomila elettori che l’hanno votata ed ai calabresi tutti; converrà che ha male approcciato il nuovo incarico e, nella foga di dare un’immagine di discontinuità con la scellerata (dis)amministrazione  Scopelliti , ha commesso un errore dopo l’altro.
Ha, poi, raggiunto il top dei top con la visione (?) confusionaria della sanità, dove, probabilmente accecato dai “cordiali” rapporti intercorrenti col Commissario governativo Scura, ha provocato da parte dello stesso una lettera aperta, nella quale sostiene, egli, che il livello di informazione sulla sanità che Le perviene sia  “bassissimo”,  sbottando anche a dire  “basta con questo stillicidio di menzogne”.
E sciorina il commissario ad acta tutta una pletora di inadempienze – disastro etico e organizzativo – che vanno dalla gestione del personale alla organizzazione dei servizi da erogare, nonostante Lei abbia nominato un suo consulente ad hoc. Diventa pleonastico a questo punto ricordarLe, on. Oliverio, che chi paga le conseguenze di questa  “incomunicabilità e diversità di vedute”  è poi l’utente finale.
Di recente Lei ha detto: “lavoriamo a ridare credibilità e restituire dignità alla Calabria”. Il modo migliore per farlo, nel pieno rispetto dei calabresi, sarebbe mettere da parte il politichese e riconoscere i propri errori.
Ne prenda responsabilmente atto, abbia uno scatto d’orgoglio e, più che alla poltrona, pensi al destino dei tanti giovani costretti a lasciare la nostra terra. Diversamente, i nostri posteri ricorderanno a malapena o con un senso di fastidio il suo nome e cognome.

Mi creda.

Renato Borelli