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1914 – Guerra in Serbia I misfatti degli austro-ungarici

Se si prova ad aprire un buon testo di storia per i Licei, nessuna traccia si trova dei terribili avvenimenti che accaddero nella Serbia invasa dall’esercito austro-ungarico nel 1914.
La Grande Guerra è appena scoppiata. Il Governo serbo incarica il prof. R. A. Reiss, criminologo, docente dell’Università di Losanna, di verificare con i propri occhi la condotta dei militari austro-ungarici in quel disgraziato Paese.
Poco dopo l’inizio del conflitto si era levato da quel luogo un grido straziante di dolore. I Serbi accusavano gli invasori di misfatti abominevoli. Era vero? Nei Paesi neutrali si dubitava.
Reiss, anche se i lamenti serbi non lo convincevano, accetta l’incarico e si reca nei luoghi in cui si combatte. Talvolta gli capita di trovarsi in mezzo al fuoco, con il rischio di rimetterci la pelle. Non soddisfatto di interrogare centinaia di prigionieri e di testimoni oculari, vuol rendersi conto di persona, per condurre scrupolosamente la sua inchiesta, nulla omettendo per stabilire e verificare i fatti.
I risultati vengono da lui stesso resi pubblici in un volumetto stampato a Parigi nel 1915, dal titolo Come gli Austro-Ungheresi hanno fatto la guerra in Serbia. Se ne trova una copia nella Biblioteca Comunale di Lamezia Terme, con traduzione dal francese di Antonio Rosa, Lettore dell’Università di Parigi.
Ciò che si legge è incredibile, raccapricciante, tocca il cuore e fa riflettere. Non è possibile qui riportare tutti i risultati dell’inchiesta. Le pagine, corredate anche di immagini fin troppo eloquenti,  sono un sequela di stragi e di assurde malvagità. Mi limito a qualche esempio.
Gli Austriaci usano pallottole esplosive, pur essendo queste proibite dalla convenzioni di guerra. Non è necessario essere un esperto per rendersi conto delle gravissime conseguenze che queste provocano sulle persone. Le vittime, accerta Reiss, non sono solo militari, ma anche civili.
In una località presso Chabatz una cinquantina di soldati serbi si erano arresi e avevano consegnato le armi. Malgrado questo, erano stati tutti trucidati nell’interno di una casa. Gli Austriaci avevano spesse volte mutilato i feriti e, non contenti, anche i cadaveri di quelle povere persone.
Dopo aver raccolto la deposizione di un caporale serbo, testimone diretto di una strage di civili vicino alla chiesa di Chabatz (più di 60 contadini erano stati uccisi a colpi di baionette, per risparmiare le munizioni, e i corpi erano stati lasciati per due giorni sul terreno prima di essere seppelliti; tra le vittime, vecchi e bambini; l’ordine era stato dato da un ufficiale), Reiss si reca a Chabatz, per accertarsi che il racconto sia vero e trova una fossa comune. Conteneva i corpi ammassati di una sessantina di civili, con le braccia legate da corde, e di ogni età, dai dieci agli ottant’anni.
A Preniavor, uno dei villaggi più fiorenti della Matchva, gli Austriaci avevano fucilato i membri della Società Patriottica Serba e i reduci delle guerre precedenti, malgrado molti fossero chiaramente invalidi. Circa 500 donne erano state rinchiuse in un’osteria e molte fanciulle erano state violate. Nella scuola locale erano state bruciate 17 persone, la maggior parte giovani. Visitando la scuola incendiata, Reiss vede i muri macchiati di sangue e, tra il materiale carbonizzato, una grande quantità di ossa umane.
Nelle vicinanze della stazione di Lechnitza, in una grande fossa comune, vi erano sepolti 109 contadini, dagli otto a ottant’anni, presi in ostaggio nei paesi circonvicini. Gli Austriaci li avevano condotti in quel luogo, dove la tomba era stata precedentemente scavata. Dopo averli fatti entrare nella fossa, legati insieme con corde e filo di ferro, li avevano fucilati e la fossa era stata ricoperta, senza neanche esaminare se qualcuno fosse solo ferito. Reiss fa aprire la fossa e trova alcuni corpi in piedi, segno – scrive il criminologo – che alcuni, rimasti illesi, avevano tentato di salvarsi. Erano stati sepolti vivi.
Potrei continuare ancora, perché i casi sono tantissimi. Ma penso sia sufficiente quanto ho già accennato.
Concludo con le parole testuali del prof. Reiss, che descrivono uno scenario che va aldilà dell’incredibile: «Vidi vittime fucilate, trafitte con le baionette, sgozzate con coltelli, violate e poi uccise, lapidate, impiccate, ammazzate col calcio dei fucili o a colpi di bastone, sventrate, bruciate vive, vittime a cui avevano tagliato o asportato le gambe, cavato gli occhi, strappato il seno, tagliato la pelle a strisce, scarnite le ossa, e vidi, in fine, una tenera bambina di tre mesi data in pasto ai maiali».
Questo accade nel 1914, in Serbia. Preludio delle nefande “imprese”, che si registreranno nel corso della Seconda Guerra Mondiale.