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Diogene cercava l’Uomo al chiaror della lanterna Sotto inchiesta i vertici del cda dell'aeroporto lametino

L’operazione “Eumenidi” della Procura di Lamezia Terme, che ha in pratica azzerato i vertici della Sacal, mette in evidenza le “carenze” dell’intera classe politica calabrese.

Pensate un po’ al cinico Diogene di Sinope: pensate a quanto egli avrebbe da fare, calato nei nostri tempi, alla ricerca – al chiaror della lanterna – di un “uomo”, quello teorizzato da Platone, ossia “l’idea dell’uomo”. Non è che Diogene teorizzasse l’uomo ideale, perché per lui esistevano solo uomini, tali per concretezza e moralità.
Calate, amici lettori, Diogene nella nostra contemporaneità, tra i marosi dell’operazione “Eumenidi” (creature benevoli), che nella mitologia greca si identificano come Erinni, cioè personificazioni femminili della vendetta.
Immaginate il filosofo di Sinope alla conferenza stampa del dott. Curcio, procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, mentre di fronte ad un’affollatissima platea, sciorina egli, l’un dopo l’altro, gli articoli del codice penale violati dai vertici della Sacal e dai manutengoli di turno.
Quei numeri, a cascata, significano ipotesi di peculato, corruzione, abuso di ufficio, falso in atto pubblico, millantato credito e quant’altro.
A fronte di ciò quel cane figlio di cane di Diogene – io ritengo – avrebbe spento la lanterna e rinunciato alla ricerca dell’Uomo per mancanza della “materia” di cui trattasi.
Ma lasciamo riposare Diogene nel suo sacello facendo, però, tesoro del suo cinismo e della sua incredulità sulle umane virtù perché la vicenda Sacal, azienda partecipata a capitale pubblico e privato, rappresenta, così come minuziosamente descritto dagli inquirenti, la culla del malaffare e dell’incapacità gestionale.
Essa è il naturale prosieguo di altre grandi bufere (Why not, Calabria Etica, Sorical, Calabria Verde, per esempio) che hanno come protagonisti uomini politici, senza alcuna distinzione di appartenenza e di età anagrafica, coinvolgendo essi, si vetuste generazioni ma anche quelle più giovani, che a quanto sembra, hanno imboccato, non con molto dispiacere, i “tratturi” tracciati dagli antichi padri.
E non sfugga ad alcuno che la Calabria prima, dopo e durante, ha sempre avuto il maggior numero di indagati tra gli appartenenti al mondo politico; nessuno dimentichi che questa regione è la sempieterna Cenerentola d’Italia; nessuno può chiamarsi fuori dall’aver contribuito fattivamente, nell’espressione del consenso elettorale, al mantenimento dello stato di “precarietà” sociale ed economica di questa terra molto fertile nel produrre illegalità, corruzione, voto di scambio, nepotismo e malaffare.
Quanto avvenuto nella società aeroportuale lametina, a detta degli organi inquirenti, è solo la punta dell’iceberg. L’inchiesta in corso, infatti, potrebbe riservare altre sorprese.
Ma tra gli aspetti più grotteschi brucia sulla pelle dei calabresi la disinvoltura con la quale, in una terra in cui disoccupazione e povertà la fanno da padrone e due più due non fa mai quattro, i nostri rappresentanti politici hanno sperperato il denaro pubblico dimorando negli alberghi più costosi d’Italia, fittando limousine per viaggi da Milano a Torino e concedendosi tra l’altro pranzi e cene – forse per esigenze di fini palati non comuni – nei più accreditati ristoranti.
Il comunicato stampa del dott. Salvatore Curcio, Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, giuridicamente puntuale e rispettoso di norme e procedure parla anche dell’affidamento di “consulenze fantasma per decine di migliaia di euro e di artefatte selezioni di personale per incarichi interni affidati a soggetti che in generale sono risultati in possesso di requisiti inferiori rispetto ad altri concorrenti illegittimamente esclusi, ricorrendo ad atti falsi”.
Ciliegina sulla torta poi la gestione del progetto Garanzia Giovani, finalizzato ad inserire in un tirocinio retribuito soggetti meritevoli in possesso di precisi requisiti.
Qui, anche senza il comando del generale Massimo Decimo, magistralmente interpretato da Russel Crowe , si è scatenato l’inferno: pressioni indebite di ogni tipo, anche perpetrate da politici locali e dirigenti pubblici per cui sono stati selezionati soltanto amici, parenti e conoscenti degli indagati, attraverso interventi artificiosi sulle procedure di selezione previste dal bando pubblico.
Dalle indagini esperite emerge un quadro che definire disgustoso e sconvolgente è ben poca cosa e che rimarca come nepotismo, raccomandazioni, protezione, siano sempre le linee guide di un modus operandi che, ahi noi, non appartiene solo alla Calabria, se il perito agrario , ministro del lavoro Poletti, sostiene che è più efficace l’appartenenza ad una squadra di calcetto anzi che inviare curricula a destra ed a manca.
In questo contesto, complesso e variegato, i poveri cittadini calabresi prima e quelli del Paese tutto si chiedono a quale santo votarsi e dove sta la legalità e la trasparenza amministrativa se nella vicenda le intercettazioni coinvolgono finanche il vescovo lametino mons. Cantafora che manifesta il suo fervore in favore della presidente locale dell’Uci o il sindaco Mascaro che si premura di segnalare a Ionà, rappresentante del comune in seno al Cda della Sacal, la figlia di un noto boss per un avanzamento di carriera.
Ed in questo arraffa arraffa non poteva mancare la nota rosa: l’idillio tra il presidente Sacal Massimo Colosimo ed Ester Michienzi dirigente dell’ufficio legale,  venuto alla luce grazie alle intercettazioni (stamane non mi hai dato un bacio).
Diogene di Sinope quando incontrò a Corinto Alessandro Magno che gli chiese se ci fosse qualche desiderio che avrebbe potuto esaudirgli, il cinico filosofo rispose: “ si, che tu ti tolga dal mio sole”. Intelligentibus pauca !