Gaudete gentes, anche se la nuova Sacal non decolla e con essa la Calabria intera; anche se Lamezia Terme vede mortificate ancora una volta le sue aspettative.
L’inner circle del governatore Mario Oliverio ha colpito ancora. Chi come me pensava che il vecchio gladiatore silano portasse nella politica gestionale calabrese una ventata di rinnovamento si è sbagliato di grosso. Io per primo, e ne faccio pubblica ammenda, essendo stato tra l’altro tanto credulone da pensare che, dopo la sciagurata gestione Scopelliti, si aprisse in questa regione martoriata, una pagina nuova.
Niente di tutto questo se a poco più di due anni dal suo insediamento il governatore ci ha fatto assistere a magheggi e sortilegi, a funamboliche giravolte, a diarroiche idee di sviluppo con conseguenti stitici risultati.
Ma in un indulgente eccesso di credulità, avevo pensato che Oliverio, relativamente alla vicenda Sacal avesse voglia di riscattarsi dal grigiore di una gestione opaca ed insipida, qual è quella registrata a tutto oggi.
Il copia ed incolla avvenuto per le nomine del Cda dell’aeroporto lametino, infatti ci riporta, pari a pari, al più retrivo oscurantismo medievale, a scelte operate non per provate capacità manageriali dei soggetti bensì per vessillo di appartenenza ed all’insegna del tenimmoce ‘ppa manu, sempre accussì.
Forse per ubbidire ad equilibri che i comuni mortali non devono sapere; a piani e strategie disegnate per non far torto a nessuno, nemmeno al mancato stereotipo dell’amministratore italiano per antonomasia: l’enfant prodige Scopelliti.
E’ avvenuto, pertanto, che progressisti e conservatori, in tempi in cui impera la democrazia liquida – io rimasto all’antica dico tra sinistra e destra – hanno trovato la quadra per propinare ai calabresi tutti ed ai lametini in particolar modo, un inciucio che non scontenta alcuno, anzi è il mirabile esempio “ di recondita armonia di bellezze diverse” di pucciniana memoria.
Considerati, invece, i risultati conseguiti dalla gestione precedente, squisitamente e politicamente schierata, questa poteva essere l’occasione buona per aprire a manager privati, muniti di accertati attributi, per dare il “la” ad una gestione aeroportuale attenta, consapevole ed efficiente. Nel dir ciò, certamente il mio pensiero non va a Luca Cordero di Montezemolo.
In poche parole è stato ricelebrato il trionfo della politica uber alles dal momento che tra i nominati non c’è n’è uno solo che abbia, non dico competenza e meriti in fatto di gestione aeroportuale, ma nemmeno provate capacità manageriali.
Oliverio non si è smentito: tanto per non sbagliare, si è ispirato al deprecato manuale Cencelli, sempre valido punto di riferimento quando si devono spartire le torte del potere e scegliere i preziosi glutei che più si attagliano ad accoglienti poltrone. Approvato, quindi, in tutta fretta il nuovo statuto in cui – a prescindere dalla nuova morfologia del pacchetto azionario – è stato ribadito che tre fossero i rappresentanti dei soci pubblici e due quelli della parte privata, tutto è filato liscio come l’olio. Con l’ approvazione e la benedizione del sindaco Paolo Mascaro che ha perduto l’occasione di dimostrare quanto gli stanno a cuore le sorti di Lamezia e, sopra tutto quanto “incondizionato” sia il suo ruolo di primo cittadino. Poteva essere l’ago della bilancia, poteva – per la prima volta nella storia cittadina – dare alla politica ( si è sempre vantato di non esserlo) un nuovo corso in cui, a prescindere dai giochi di potere, competenze, capacità manageriali e conoscenza di gestione aeroportuale avessero la meglio sulla militanza politica e sull’appartenenza a gruppi di potere. Così l’imprenditore lametino Renato Caruso e la figlia Adele, detentori del 24% del pacchetto azionario, rappresentanti dei soci privati, rimangono – vox clamans in deserto – isolati nel Cda aeroportuale.
Il sindaco Mascaro ha nominato rappresentante del comune lametino Manlio Guadagnuolo, mentre per la Regione Calabria il governatore Oliverio ha designato Arturo De Felice, prefetto di Caserta. Dulcis in fundo, per la Provincia di Catanzaro siederà nel Cda Marziale Battaglia.
Proiettato alla presidenza della Sacal il prefetto De Felice: trascorsi da poliziotto, già commissario di Ps di Lamezia Terme e suo cittadino onorario, profondo conoscitore di uomini e cose, ma non penso esperto di trasporto aereo e di management aziendale. Cosi come Battaglia, quindici anni di politica alle spalle, pluriblasonato, attento amministratore nella costellazione di enti politici e non – succede a quell’Enzo Bruno, altro pluridecorato per battaglie mai combattute – digiuno però di traffico aereo. Ma bisogna accontentarsi perché nella vita non si può aver tutto. Guadagnuolo poi, ciliegina sulla torta (un’incognita con la x elevata alla massima potenza) pare abbia competenze nel trasporto marittimo.
Peccato che da Ad della Bpm (Bari Porto Mediterraneo) pare non abbia mietuto grandi successi gestionali. Probabilmente Mascaro avrà, avvedutamente, guardato al di là della siepe e pensato a Ltc (Lamezia Terme porto di Calafrica) per intavolare solide relazioni con i nostri dirimpettai nord-africani.
Basta avere lo sguardo lungo e le idee chiare, dote non molto comune.
Beh, se questi sono i soldati, è abbastanza difficile vincere la guerra e, qualora non dovesse prendere in mano la gestione della Sacal un direttore generale con tanto di zebedei al posto giusto, non è azzardato ipotizzare l’ingloriosa fine della più importante e rappresentativa infrastruttura calabrese. Soprattutto se Sacal dovrà prendersi in carico anche le brillanti gestioni fallimentari di Reggio Calabria e di Crotone, che già tanti lutti addussero ai lametini; specialmente se, a seguito di quanto accadrà in Alitalia, da qui a sei mesi dovessero cambiare l’intero assetto aeroportuale italiano e la distribuzione delle linee aeree.
Chi mandiamo a rappresentare con competenza, con lungimirante progettualità gli interessi della città della piana?
Mi assale una terribile amnesia, all’improvviso non ricordo più un nome.