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Lamezia: si salvi chi può Ma non c’è posto per tutti

Da non credere, eppure Il piffero o il flauto che dir si voglia, non hanno mai perduto il loro fascino. Fate mente locale per un attimo al pifferaio di Hamelin  che riuscì,  con le sue melodie, a liberare la città dai topi addirittura portandoli al  suicidio collettivo;  poi  agli incantatori  di serpenti che, in paesi lontani, con le note del flauto fanno emergere dal cesto di vimini quegli enormi cobra che, addirittura perdono la loro  aggressività e  danzano sulle melodiche note.
Pensate poi ai pifferai dei nostri giorni che,  forse depositari di  antichi riti e credenze o perché  sotto mentite spoglie, perpetuano quell’appeal che li tiene sempre sulla cresta delle onde.
Si, avete capito bene, alludo ai nostri rappresentanti politici che, pur poco rappresentando, per quel concetto di democrazia  condivisa,  partecipata e consacrata dal responso delle urne, vengono indicati come  nostri legali  numi tutori.
Poi, col tempo, si scopre che Caio ha “comprato” il  voto dei nomadi, che Sempronio  è l’infiltrato della ‘ndrangheta  nei gangli della gestione della res pubblica, che Tiberio,  al momento della sua candidatura al laticlavio,  nulla sapesse che Caio e Sempronio fossero in odore di fervente “santità”.
Giù allora con proclami, comunicati stampa, inneggianti agli  alti principi di legalità e trasparenza,  mentre le dimissioni dagli incarichi di consiglieri o di assessori,  “spintanee o spontanee”,  si susseguono ormai a ritmo incalzante.
Questo tipo di atteggiamento mi lascia abbastanza perplesso perché non è convincente, tanto meno accettabile. Le dimissioni  non possono essere la panacea dei “peccati“ commessi. Escludo, quindi a priori, la concessione delle attenuanti generiche anzi vanno  tenute in considerazione le aggravanti
Mi lasciano poi indifferente  le conclusioni, “a babbo morto”, di coloro i quali, in nome della sventura che probabilmente si potrebbe abbattere sulla città – lo scioglimento del consiglio comunale – pensano di poter costruire, per salvare capra e cavoli,  una giunta  condivisa da tutto il consesso civico lametino, una giunta di salute pubblica per intenderci. Per due ordini di motivi: in primis  se è vero che l’attuale schieramento ha vinto le elezioni in quanto il consenso in buona parte è stato espressione del voto di scambio politica –  mafia – basta fare qualche addizione –  non può esserci alcuna assoluzione!
Non ci sono dimissioni che tengano, non ci sono fiaccolate e passerelle con distribuzione di gerbere ed altri ninnoli e nemmeno, come accaduto a Locri, dove per brillante intuizione del  vescovo  mons. Oliva –    ‘ndrangheta e mentalità mafiosa sono espressione di una cultura di morte  ha indetto una giornata di preghiera  per la conversione dei mafiosi, da celebrare ogni anno il primo sabato del mese di ottobre.
Coniugando sacro e profano forse il vescovo lametino potrebbe, indicendo  magari un intero  mese di preghiere, chiedere la redenzione anche per le cosche lametine.
In secundis … finiamola di prenderci  per i fondelli nel voler realizzare  una giunta di larghe intese condivisa dai superstiti del consiglio comunale onde evitare la iattura del terzo scioglimento.
Non mi rendo conto, infatti, di quale Pd parli  l’on. Italo Reale, generale senza truppe: l’ipotesi più verosimile  è che parli di se stesso accreditandosi il titolo  di aver previsto  in tempi non sospetti  e  profetizzato sciagure certe per candidature sospette nelle diverse liste e sol per ciò dicendosi legittimato ad essere voce autorevole nella composizione di questa giunta cosiddetta di salute pubblica.
Poi sinceramente non credo sia possibile voler mettere in cammino un Pd  lametino da tempo estinto ed in evidente decomposizione, che tira a campare con personaggi politici di scarso spessore ma di illimitate ambizioni; di sbiadita memoria, ma a di là del tempo e della storia come  i Tropea, i Zaffina ed i Barberio.
Concludendo, il mio  discorso è chiaro e nitido: se ricorrono gli elementi, se effettivamente l’attuale maggioranza non è espressione del comune libero sentire, ben venga il tanto vituperato provvedimento correttivo. Molto meglio un commissario anzi che un sindaco ed un’amministrazione che hanno  tante colpe da farsi perdonare, per condizionamenti e rapporti che non tocca a me dimostrare.