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Paolo folgorato su Via dei Bizantini Alla ricerca della verginità perduta

Il pensiero espresso è di Sandro Pertini e nessuno può disconoscerne la validità e l’attualità in  tempi in cui corruzione, malaffare e tristi connubi popolano le scene del nostro vivere.
Sfogliando le pagine di un immaginario diario, non c’è giorno che sui media non appaiano notizie di loschi intrighi riconducibili a tre “mondi”: politica, mafia e burocrazia di stato.
Taccio dei cani sciolti che, a volte per spirito di emulazione e sempre per personali comodi interessi, pullulano nella quotidianità sotto mentite spoglie; la loro qualifica rimane comunque quella di affaristi e disonesti.
Non mi piace e non mi si attaglia impersonare il ruolo di Catone il censore o del fustigatore Cicerone, anzi mi crea seri disagi e disappunto. Pertanto le note che appaiono sulle “colonne” del mio web journalism non sono e non vogliono essere mai sterili cronache di eventi, bensì spunti e motivi di riflessione anche per coloro i quali si ritengono deputati – molti a torto, pochi a ragione – ad informare la pubblica opinione.
Non è fantapolitica, ma  è la prima volta  che nella storia repubblicana accade l’inverosimile. Un Governo “imposto” ed autoreferente, in sella per quasi tre anni, partorisce, solo per la Camera, una legge, l’Italicum, blindata dal più grande riformatore dei nostri giorni, approvata a maggioranza dal Parlamento, descritta dalla nostra signora delle grazie come «la legge che  l’Europa ci invidia», che però  non è mai entrata in vigore  per mancanza di legittimazione da parte degli organi costituzionali.
Ciò ha dato la stura ad una ridda di ipotesi, tutte scartate – Mattarellum, Rosatellum… – per giungere ad un sistema elettorale, millantato per modello tedesco,  che nasceva, in verità,  dal Gbr, acronimo che significa accordone tra Grillo, Berlusconi e Renzi, finalizzato afottere  partitini, cespugli, rovi  e  gran parte dell’elettorato limitato nell’espressione della  preferenza.
Come sono andate le cose lo sappiamo tutti: immediata inversione di rotta del presunto nocchiero, che dispiega le vele a seconda dello “spirar del vento”, vale a dire ppi ‘lli cazzi sua: quando sarà, gli italiani andranno a votare con il Consultellum, altro aborto di legge che non è carne né pesce e che ridimensiona  sempre più la sovranità popolare.
Chiedo venia se mi sono “incartato” in considerazioni più grandi, spettanti ai grandi opinionisti, ma l’inconsistenza e l’incongruenza della politica nazionale, a cascata, non ispirano altro che  comportamenti  “emulativi”  a livello di regioni, province e comuni. E qui casca l’asino, in quanto non è per pura casualità che il maggior numero di inquisiti provenga dalle file dei consiglieri regionali e comunali. Prova ne è che dal 1991 al 2016 ben 273 consigli comunali sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. La Calabria, preceduta in questa triste hit parade dalla sola Campania, orgogliosamente ne conta 86. In questo scorcio d ’anno (già 13 enti locali sciolti) il trend ha un andamento di tutto rispetto e lascia  presagire una lotta serrata tra campani e calabresi per aggiudicarsi la palma della vittoria.
Lo tsunami che si è abbattuto con l’operazione Crisalide sul comune di Lamezia Terme, a due passi dallo scioglimento – e sarebbe il terzo – la dice comunque lunga e, per quelle che sono le risultanze che emergono giorno dopo giorno, non è azzardato ipotizzare che voto di scambio, “acquisti” di consensi elettorali, infiltrazioni “non gradite“ nelle liste, inciuci a go-go siano per i politici lametini un  ricorrente refrain.
Solo non vedenti e non udenti possono non accorgersi che le competizioni elettorali a Lamezia  hanno premiato e premiano sempre i nostri figli migliori, il fior fiore della nostra meglio gioventù.
E, strano a dirsi, oggi mi sento di condividere quella meravigliosa idea – il museo perenne – del consigliere De Biase, perché tutti mantengano vivo il ricordo e le gesta dei nostri campioni della legalità, della dedizione politica e del generoso altruismo. Certamente, egli, studioso della “movida politica” lametina, attento osservatore di costumi e consuetudini, avendo all’epoca ricoperto ruoli politici, potrebbe magari raccontarci di almeno tre generazioni di mafia, di compravendite di voti dei rom, di tante gite elettorali a Capizzaglie e soprattutto se l’oggi è diverso dal ieri. Pertanto, in punta di piedi e sommessamente, chino il capo ed entro nel suo virtuale museo per vedere quali immagini, tutte radiose, splendano con maggior fulgore, tra i protagonisti di ieri e di oggi.
Che dire poi di Mascaro, gran sacerdote del tempio, che, nel tentativo titanico di ricostruire una verginità compromessa, grida a destra ed a manca che i suoi atti amministrativi sono intonsi e che nulla teme. Non c’è dubbio alcuno, se nulla teme si tenga stretto alla cadrega e stia sereno.
Non dimentichi, però – colpevole sarebbe il silenzio – che i voti raccolti dalla “Mascaro associati”, magari anche quelli trovati in ambienti di tutto “rispetto”, alla fin fine sono confluiti nella sua bisaccia.
Né tanto meno serve mettere la testa sotto la sabbia e scordarsi che nell’inchiesta aperta su Sacal, a quanto emerge dalle intercettazioni, non si salvano né gli abiti talari né quelli civili, anzi sacro e profano camminano a braccetto.