Egr. Avvocato,
sono trascorsi due anni dalla sua elezione a sindaco di questa sventurata città. Penso non abbia nulla da eccepire sull’aggettivo qualificativo utilizzato per sottolineare una carenza endemica di quest’urbe che, per profezia di avveduti, quanto ciarlatani, politici doveva essere il fiore all’occhiello di questa regione e che, invece, si è fatta “attenzionare” per tutt’altri meriti.
Infatti, qualora Lamezia, o meglio il suo consiglio comunale dovesse essere sciolto per infiltrazione mafiosa, noi cittadini certamente dovremo indossare il cilicio dei penitenti – o forse il saio antoniano, constatata la devozione per il santo patavino – e recarci in processione con una messe di ceri votivi. Lei in testa avendo naturalmente acquisito, a pieni voti, la tecnica “accensionale”.
Certo per la città ricevere la palma d’oro per il terzo scioglimento del consiglio per mafia sarebbe una grande illustre onorificenza però, mi consenta, per lei non sarebbe l’optimum perché negli annali della storia repubblicana verrebbe scritto che l’amministrazione Mascaro – anno domini 2017 – è stata ”archiviata” con questa infamante etichetta.
Ora pur essendo tutti convinti della sua adamantina onestà e purezza, ma anche consapevoli del mondo che l’ha accompagnata nel suo tour politico e che l’ha costretta ad “interventi correttivi” e rimpasti, uno dopo l’altro, per salvare la “cadrega”, rimane un mistero la sua ossessionante volontà di andare avanti tutta, pur conoscendo – lei uomo di legge – che se già il prefetto ha inviato la commissione di accesso esistono tutti i presupposti dello scioglimento.
Non sto qui ad elencare le varie “vicende” qualificanti l’entourage che la circonda e le relative pezze a colore adottate per tenere in carica una maggioranza campione del trasformismo politico – che non è esattamente quello depretiano – bensì quello che nuovi rottamatori e speranzosi apprendisti stregoni definiscono operazioni di democrazia liquida, della quale la sua maggioranza è fedelissima e puntuale testimonianza.
Oggi la sua consiliatura è investita da un nuovo tsumani. Una sua consigliera di maggioranza, Titina Carolina Caruso, espressione di Fi, insieme al marito ed al suo commercialista, è finita nel mirino delle fiamme gialle per supposti reati di bancarotta fraudolenta, omessa dichiarazione dei redditi e peculato.
I suddetti sono stati anche fatto oggetto di un provvedimento cautelare personale e, su disposizione del gip, dott.sa Valentina Gallo, è stato disposto il sequestro preventivo di somme di denaro e beni nelle disponibilità degli indagati per un ammontare complessivo di circa tre milioni di euro.
Mi rendo perfettamente conto, caro sindaco, che l’attività privata dei suoi consiglieri non può scalfire la sua intonsa amministrazione, ma nell’ opinione pubblica ciò semina perplessità, incertezza e soprattutto voglia di…giustizia.
Ed allora che facciamo? Aspettiamo uno “scatto di orgoglio” di Carolina Caruso? Basteranno le sue dimissioni come insegnano altre analoghe vicende, a placare il dissenso e l’ira dei lametini e poi e poi … archiviare il caso per tirer innanz alla meno peggio ?
Mentre scriviamo giunge notizia che il prefetto di Catanzaro, Luisa Latella, ha esteso anche alla Sacal, società di gestione dell’aeroporto lametino candidata tra l’altro alla gestione dell’’intero sistema aeroportuale regionale, la commissione di accesso per verificare l’esistenza di inquinamenti mafiosi nell’attività della stessa Sacal, i cui vertici sono stati già travolti con l’operazione Eumenidi.
C’è, quindi, poco da stare allegri e, caro Mascaro, la sua serenità desta non poche preoccupazioni, per due ordini di motivi: il primo è che, ad ascoltarla, si ha l’impressione che lei sia l’ombelico del mondo, il centro sacro della terra, punto di incontro tra cielo, terra e mondo ctonio, luogo dove ha avuto origine la creazione;
Il secondo è che al di là “dell’annuncite”, dote comune ad accreditati leader, non ha mai profferito verbo sulla sua idea di città, sullo sviluppo che immagina per Lamezia, se non vaghi accenni ad un immaginario “puerto escondido” che cozza con la realtà quotidiana di questa città ove l’infamia sovrasta la sua voglia di gloria.
Allora, sindaco Mascaro, Lamezia le chiede di dimettersi onde evitare l’ulteriore onta dello scioglimento; di cedere la mano, senza far torto alcuno alla sua pura ragionieristica gestione, al commissario prefettizio che farà quanto sta facendo lei adesso, forse abbassando quelle sue ingenerose aliquote sui tributi locali portate allo spasimo agitando lo spettro del dissesto economico; forse affrontando quei problemi sociali la cui soluzione, da lei promessa, non è mai avvenuta; forse non enfatizzando certi festival, Trame per esempio, che lasciano il tempo che trovano, che fan credere che le guerre si vincono nei salotti e non…nelle trincee, che portano in piazza tanti ipocriti adulatori ed improvvisati professori di lettere e cartoline.
Dall’alto della sua metafisica (sogni) al basso della mia fisica (realtà) la saluto augurandole, per le prossime elezioni, una messe di consensi, magari prestando maggiore attenzione ai compagni d’avventura.