Sono preso dal panico e dall’agitazione. Chiedo consiglio agli amici: non è il caso di ricorrere ai canali istituzionali. Troppe attese, troppe carte, tanta burocrazia e tanto spesso… senza alcun risultato. Mi si consiglia di digitare il numero verde 800…00… corrispondente ad una Ssar, acronimo che sta per società senza alcuna responsabilità. Amici mi garantiscono che anche se non registrata nei sacri testi è una società… seria, veloce nelle ricerche, affidabile insomma. Con mano tremula digito il numero. Una voce con forte cadenza ròmani mi avvisa che le linee sono intasate e nel ringraziarmi per aver chiamato, mi dice di rimanere in attesa. In breve tempo l’operatore non tarda a mettersi in contatto: “ chistu è ‘u collcentru di Scordovillu, si stanotti t’anu futtutu a machina digita 1; si t’anu arrubatu attrezzi di lavori digita 2; si cierchi piezzi di ricambio di machini italiane digita 3; di machini stranieri digita 4; ‘ppi cavallu di ritorno digita 5; ‘ppi cunsignare ‘rroba spiciale o gummi di qualsiasi mezzu digita 6 (vidi ca a tariffa è aumentata, ‘u pagamentu è sulu contanti e a’ ‘rroba va cunsignata quando i sbirri dorminu ). La casistica è lunga, però chiare ed essenziali sono le disposizioni dell’operatore.
La cosa mi rammarica se penso che quando chiamo qualche blasonato ente erogatore di servizi, prima di un’ora di telefoniche giravolte – se va bene – non me la cavo.
Bando alle ciance, il mondo rom ha fatto suoi i servizi, la tecnologia, la logistica e quant’altro: non c’è, infatti, centralina elettronica che regga, non c ‘è telecomando che non possa essere clonato, non c’è desiderio che non possa essere esaudito, non c’è pezzo di ricambio che non possa essere fornito! Naturalmente i tempi dell’attesa sono direttamente proporzionali alla presenza, sul mercato, del bene richiesto.
Insomma è bene che i lametini entrino nell’ordine di idee che la Scordovillo Ssar, piattaforma logistica di raccolta e di distribuzione di beni, facente capo ai Berlingieri, Bevilacqua (nomi ricorrenti nella dinastia rom) è un dono divino non un castigo! Immagina, tu lametino, la tua vita senza gli zingari – così volgarmente denotati anzi che considerati eredi legittimi di quel gruppo etnico della dinastia domdigarh – già rompicoglioni ai tempi dei romani, ma in tal connotazione elevata ad “enne”, anche ai nostri giorni.
Immagina, lametina gente, a chi potresti rivolgerti se al mattino non trovi la macchina? A chi pensare se la centralina del tuo sistema d’allarme fa le bizze? Chi chiamare se hai bisogno di un attacco clandestino all’Enel o all’acquedotto senza aspettare le lungaggini burocratiche? A chi rivolgerti se hai bisogno di un impianto stereo che propaghi note, toni e frastuoni dallo Ionio al Tirreno, pur essendo sul corso Nicotera di Lamezia?
Alla fin fine, lametini, vi lamentate della diossina scatenata nell’etere dalla combustione delle gomme usate, di quelle nuvole nere che si alzano nel cielo. Ne vedete solo l’aspetto peggiore, ma nella realtà la Ssar di Berlingieri e company è avanti nella ricerca del tumore alle vie respiratorie ed Il perdurare dei roghi trova giustificazione, in verità, nel fatto che essi, preoccupati della vostra salute, cercano terapie massive per creare gli anticorpi giusti per combattere il male del secolo.
Con tutto il rispetto che il caso richiede, l’unico ad avere le idee chiare è il sindaco Mascaro! Ricordate i suoi propositi barricadieri manifestati nella campagna elettorale del 2015 con roboanti annunci? Contro i rom faremo intervenire l’esercito, prima della fine dell’anno risolveremo l’annoso problema!
Volge, ormai, quasi al termine il 2017. Mascaro con un big endorsement, tradotto in italiano una scivolata d’ala, corregge il tiro e mesto annuncia “senza l’intervento congiunto delle istituzioni il problema dei rom lametini non si risolve”.
Sembrerebbe questo, quel che in commedia si definisce un coupe de teatre, collaudato espediente al quale ormai si usa ricorrere nei momenti di difficoltà. Ma non è così, il nostro sindaco è ben conscio che per conservare il suo elettorato c’ è bisogno di una terapia conservativa di massa: creare gli anticorpi sfruttando la diossina sprigionata dai roghi dei rom. Un po’ come fa Big Pharma su vasta scala, ogni anno, con i vaccini antiinfluenzali. Alla via così.