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Lettera aperta
ai Lametini dell’ Istmo


Cari concittadini,
mi sarebbe piaciuto aggiungere … della Città dell’Istmo,  ma essendo un po’ scaramantico  preferisco non anteporre il carro ai buoi.
Lo storytelling, l’arte del narrare è la più amata dagli italiani, forse per l’ancestrale desiderio, sempre vivo,  di sentirsi raccontare le favole.  Alla regola non fanno eccezione nemmeno i calabresi ai quali Corrado Alvaro attribuisce – nel dire che  il calabrese vuole parlato – una naturale diffidenza verso chi ha venduto e continua a vendere sogni al posto di solide realtà.
Nell’epoca digitale della democrazia light – che segue a quella liquida, accreditata  da una distopia nata sul lungarno –   imperversano dalle Alpi alle piramidi,  gli story-tellers,  cioè gente che la racconta, e se la racconta,  con la pretesa di raccogliere adesioni e consensi attorno a disegni e progettualità ad alto contenuto di aria fritta.
E così, mentre sul ring  rintona il gong dell’ ultima ripresa, che segna il definitivo Ko  della speranzosa città della piana, i “corner man”, nel linguaggio corrente i secondi,  si inventano le celebrazioni, ad imperituro ricordo,  di cinquant’anni di inciuci,  di promesse mai mantenute, di benevoli spartizioni, di scippi e spoliazioni, anche consensuali , finalizzate al mantenimento dello status quo  e non  allo sviluppo armonico di una regione ferita fin nelle più profonde pieghe dello spazio e del tempo.
Il tutto mentre sulle righe di un immaginario pentagramma scorrono lente e struggenti, languide note stonate di un refrain prima di nome  Brasilia e  Zingonia del sud, poi Lamezia provincia, Città dei due Mari, Area vasta ed infine area critica.
Sia comunque chiaro che lo scetticismo che mi pervade non è relativo alla validità della costituzione di Lamezia Terme, iniziativa che avrebbe potuto avere ben altre fortune se la stoltezza dei politici di casa nostra e se logiche governative spartitorie non avessero prevalso sugli interessi di una regione, ancora oggi più vicina al nord Africa che all’ Italia peninsulare.
Bando alle recriminazioni: oggi Lamezia Terme si trova al punto morto superiore che significa resurrezione dalle ceneri o discesa agli Inferi. E’ arrivato il momento per i lametini, come per tutti i vicini di casa, di aguzzare lo sguardo oltre l’orizzonte che non è l’orticello né il campanile del paesello, né tanto meno le amenità proposte da ciarlatani e da imbonitori che hanno fatto il loro tempo e che andrebbero sepolti nelle vecchie arche dei cimiteri politici e  senza alcun rimpianto o riguardo.
Taccio poi sulle amenità delle costituzioni delle gran dorsali Tirreno – Reventino che portano alla memoria le comunità montane, cause di sperperi di denaro e dispensieri di bieco clientelismo.
Abbiamo proposto, pertanto, a tutti i sindaci dei comuni gravitanti nell’orbita della piana lametina (26 in tutto) di voltar pagina e dare nuovo corso alla storia di questo pezzo di territorio gabellato e mortificato per anni; abbiamo chiesto a tutti i sindaci di spogliarsi dei municipalismi, delle casacche politiche di appartenenza e, per una volta sola, parlare non il babilonese o il sanmanghese di leopoldiana memoria, ma la lingua comune a 140.000 abitanti, quelli della Città dell’Istmo.
Abbiamo chiesto ai sindaci di manifestarci la volontà di partecipare ad un incontro preparatorio finalizzato alla creazione di un sodalizio, e successivamente se positivo, di un consorzio che, sotto la guida di un personaggio super partes, parlasse in nome e per conto di quella nuova entità a nome Citta dell’Istmo.
Abbiamo chiesto ai pifferai, agli incantatori di serpenti e perdigiorni,  ai politici con e senza pedigree, di astenersi perché l’ars politica  di Platone, Socrate, Aristotile non è pane per i loro denti. Parlano i fatti – Calabresi nel mondo, Calabria Etica, Fondazione Terina, Lamezia Europa, Calabria Verde, Fin Calabra, bastano ? –   della pochezza di una classe politica che ignorando le vere esigenze di sviluppo del territorio ha inseguito spettri e fate morgane, mantenendo in vita fondazioni in house e carrozzoni, puri e soli accreditati dispenser del più spregevole clientelismo.
Siamo in attesa, quindi, di ricevere le adesioni dei primi cittadini – alcune già arrivate – per fissare tempi e modalità per il primo meeting fattivo e costruttivo del nuovo corso della Città dell’Istmo.
L’impresa non è semplice perché la costituzione dell’eventuale consorzio che dovrebbe nascere nel rispetto dell’identità e dell’appartenenza di ciascun comune aderente, implicherebbe un modus vivendi et operandi  al di sopra degli spiccioli interessi locali e  puntando, invece, allo sviluppo dell’intera area del Lametino.
Sono tanti i dardi che potrebbero essere scoccati dall’arco della città della piana, se  solo  i comuni aderenti al sodalizio fossero d’accordo su due, tre direttrici di sviluppo da perseguire secondo condivisa programmazione: turismo, classico e termale, agricoltura, piccola e media industria, vale a dire quell’artigianato che ha fatto la fortuna del nordest.
Invece tutto langue: migliaia di ettari di terreno lasciati incolti; la più grande area industriale del Mezzogiorno somigliante sempre più al deserto dei Tartari; le terme di Caronte  concesse ad imprenditori di scarse pretese; chilometri  di spiagge affacciate su un mare che fa tanto discutere; tanti frammentati interventi inutili sul territorio, tanti preposti di piccolo cabotaggio e di grande stitichezza di idee quanto di contenuti.
L’affresco del  lametino non è certo tra i più incoraggianti e se sindaco e giunta di Lamezia non escono, per primi, dall’isolamento territoriale la città è condannata, inesorabilmente, a morire.
Viceversa può salvarla il chiamare a raccolta tutti i comuni viciniori ed insieme tessere trama ed ordito di uno sviluppo pianificato e comune a tutta l’area. Se ancora dopo cinquant’anni non abbiamo imparato che non giova a nessuno vestire il piumaggio dei capponi di Renzo, allora cari concittadini, vuol dire che siamo al requiem mozartiano.Questo web – journal nei giorni scorsi ha invitato tutti i sindaci dei comuni orbitanti sull’area lametina a dare la loro disponibilità ad un incontro costruttivo finalizzato alla costituzione di un consorzio che desse vita alla Città dell’Istmo.
Alcuni sindaci hanno già aderito. Attendiamo e sollecitiamo chi ancora non ha dato cenno di riscontro alle nostre missive – positivo o negativo che sia – di farlo nel più breve tempo possibile.
Tanto tenevo a dirVi, concittadini della Città dell’Istmo, bolla di sapone che si libra nell’aria, parto di fantasia malata… può darsi.
Ma concedetemi  almeno le attenuanti generiche: un sogno di fine estate che potrebbe diventare un’ abbozzata realtà autunnale, se tutti nel proprio orticello coltivassero senno.

Cordiali saluti.