Tuonò e piovve: malgrado l’ottimismo ed i buoni propositi che, appena qualche giorno fa, Carolina Caruso consigliere di Forza Italia, amenamente – il giorno dopo l’approvazione del Psc con un’esigua maggioranza – annunciava urbi et orbi che il nuovo strumento urbanistico avrebbe fatto crescere la città in modo più corretto e dato forte impulso alla crescita del territorio.
Quell’intervista rilasciata ad un quotidiano del luogo mi ha lasciato perplesso per due ordini di motivi, primo fra tutti la facondia con la quale, ella, si esprimeva usando termini fuori dal linguaggio corrente, tipo “rappattumo, ammagliare” (Boccaccio) e poi quell’affermazione, a mio parere, finalizzata a spegnere gli incendi provocati dal fatto che sia il Psc che il Piano spiaggia non contenevano più le clausole di salvaguardia per limitare il peso del malaffare: “verranno meno le misure di salvaguardia e doppia conformità che stanno paralizzando l’edilizia”.
Posso sbagliare, ma secondo me con una commissione d’accesso che sta indagando sulle eventuali infiltrazioni mafiose nell’ambito del consesso civico, forse dati anche i precedenti, era l’ultima affermazione da fare. Un marchiano errore o un voler mettere le mani avanti, in nome del comune interesse, per riparare a significative “sviste”?
Certo la mossa non ha dato scacco matto al re, anzi ha accelerato le procedure per chiedere da parte della commissione d’accesso lo scioglimento del consiglio comunale lametino per infiltrazione mafiosa, suffragata da chissà quali fatti, che sicuramente verranno resi noti in un prossimo futuro, ma che i lametini forse già conoscono.
La vicenda mi fa venire in mente il discorso del Duce, anno 1935 proclamazione dell’ Impero, quando sosteneva: “possono credere il contrario soltanto cervelli avvolti nelle nebbie delle più stolte illusioni o intorpiditi nella più crassa ignoranza…”
Beh, quando sento Mascaro provo lo stesso disappunto, in special modo quando – cito a memoria – ispirato egli dalla frenesia del fare, con voce stentorea annuncia: “questa è la Lamezia che vogliamo, che dobbiamo costruire insieme, sono cresciuto nell’idea di un America Latina nella quale erano stracciate le norme dello stato di diritto, credo che se ciò si fosse verificato l’immagine più deteriore dell’America latina si è materializzata oggi tra Catanzaro e Lamezia Terme”.
Belle parole sindaco Mascaro, proprio da grande avvocato qual egli è. Ma da questa tribuna non deve convincere alcuna corte sulla non colpevolezza del suo imputato di turno; deve solo prendere atto che il suo amor di pater familias l’ha accecata a tal punto da non percepire che il mondo attorno a lei non è fatto solo di puri.
E’ il caso che le ricordi il prima, il durante e il dopo elezioni che l’ hanno consacrata sindaco di Lamezia? O forse le devo ricordare gli accadimenti giudiziari avvenuti nell’ambito della coalizione che l’ha portata allo scranno di primo cittadino? O devo ancora riferire dei De Sarro, dei Paladino e dei quanti altri, in odor di santità, che tanta acqua apportarono per far girare le pale del suo mulino? O ancora il tourbillon di dimissioni avvenute nel suo entourage, dai revisori dei conti agli assessori? O ancora i coinvolti nella varie operazioni di bonifica Crisalide e Robin Hood ?
Vede sindaco Mascaro, lei ha commesso un grande errore: ha creduto che la sua statura morale potesse sovrastare e convincere il mondo attorno a sé che il suo chiamarsi fuori da tristi connubi politici e non, bastasse ad instaurare un nuovo corso. Ma così non è stato, causa sempre, il “peccato originale”.
Ne prenda atto e non perda tempo con la redazione delle sue memorie e nel pretendere che le diano risposte; la città è già candidata allo scioglimento del consiglio comunale… e per la terza volta!
Mascaro, glielo ripeto oggi come allora: c’è bisogno di uno scatto di reni, non stia a giocare a cavacecio. Si dimetta e vada per la sua strada che non è quella “politica”. I danni, ormai irreversibili, sono stati fatti e l’immagine di Lamezia, già compromessa per i precedenti due scioglimenti, ora avrà la botta di grazia. Sarà, in tempi di democrazia liquida, una fatale coincidenza o, non mettiamo limiti alla divina provvidenza per l’umana disinformazione, che i roghi divampino sempre quando sulla sella, a cavalcare, è il centrodestra.
Comunque siamo riusciti a dare al nostro biglietto da visita un marchio indelebile: Un marchio, città mafiosa, che non fa onore ai nostri giovani che, sparsi per l’Europa, cercano lavoro e dignità.
Ebbene, Lamezia non ha avuto il favore degli astri, ma non sono loro da colpevolizzare bensì coloro i quali hanno fatto e fanno delle competizioni elettorali ghiotte occasioni di ritorni personali; coloro i quali atteggiandosi a “padri della patria” e “probi viri”, di probità ne hanno ben poca.
Cosa succederà nel momento in cui il consiglio comunale verrà mandato alle ortiche per la terza volta? Il prefetto nominerà uno o più commissari che cureranno l’ordinaria amministrazione; la città, in tema di sviluppo, non farà un passo avanti, per una ragione elementare: nessuno imprenditore investe in un territorio dove la ‘ndrangheta la fa da padrone a colazione, pranzo e cena.
Ed i lametini? Dopo profonde e struggenti meditazioni reciteranno il mea culpa e si prepareranno a nuove elezioni che, a seconda del tempus purgationis, potrebbero avvenire nel 2019 /2020.
Ma, a quella data, il voto di scambio, il connubio mafia – politica, il do ut des, l’intrallazzo, la corruzione…ci saranno ancora? Probabilmente… si o no, decidetelo voi… ma siate gli artefici del vostro destino!