Dissento dai media e da chi ha definito l’exploit di Mascaro, di qualche giorno fa, conferenza stampa che, invece, solitamente è un evento informativo, organizzato da un ente, a cui sono invitati i mass media per dare notizie e consentire l’alternanza tra domande e risposte.
A mio parere, invece, ho assistito ad una arringa del noto penalista, avv. Paolo Mascaro, difensore di Paolo Mascaro, sindaco di Lamezia Terme, città sulla quale incombe minacciosa la spada di Damocle, cioè il pericolo di scioglimento del consesso civico per infiltrazione mafiosa.
Beh, a mio parere l’avv. Mascaro, tormentato dalle Erinni, probabilmente per deformazione professionale, ha scambiato l’aula consiliare per un’aula di tribunale ed ha dato alla conferenza stampa la connotazione di una filippica densa di giuridici contenuti.
Appassionata e pregna di ius e di dottrina, con studiate pause d’antan, l’avv. Mascaro, ha tessuto le lodi ed ha incensato Paolo Mascaro sindaco di Lamezia, incorrendo in un incidente di percorso: far ricorso alla macchina del fango – cosa da lui in premessa vituperata – gettandone abbondanti dosi su Gianni Speranza che gli replicato, da facebook, di non aver perduto l’occasione per ”rigirare ancora la frittata”.
Sublime, poi, l’elencazione dei provvedimenti presi dalla sua amministrazione per contrastare la ‘ndrangheta in tutte le sue declinazioni, nel silenzio e nei cenni di approvazione della Corte dei Miracoli, schierata ai lati del leader maximo, sempre più compatta per lo meno fino alle prossime dimissioni di qualcuno dei componenti.
Tutta l’arringa è stata un profluvio – durato quaranta minuti – ad alto contenuto di delibere approvate per la celere gestione, unico caso in Italia, dei beni confiscati ai mafiosi e di apoteosi celebrativa delle iniziative pantofolaie antimafia; ha poi parlato del risanamento dei conti ed, inevitabilmente, è “scivolato” sulla buccia di banana quando, preso dalla foga ha spalmato – proprio lui che si ritiene vittima della “macchina del fango” – un po’ di “apprezzamenti” in tutte le direzioni, non dimenticando lodi ed incensi per la sua compagine amministrativa.
Nulla da eccepire sui provvedimenti presi – anche se ci sarebbe da discutere – ma trattasi di ordinario, obbligato, ragionieristico comportamento di chi amministra un ente pubblico. Niente, quindi, di eccezionale, di metafisico o trascendentale.
Ed a sostegno di quanto sopra esposto, con tutto il rispetto dovuto all’avv. Mascaro come uomo di legge, mi permetto di segnalargli la sentenza del Tar Lazio del 16.10.2017 su un caso di scioglimento ex art. 143 Tuel di un comune campano.
Il Tar afferma che le positive azioni di contrasto alla criminalità e di lotta all’illegalità, svolte dall’amministrazione non possono essere valutate favorevolmente poiché è sufficiente osservare che l’azione amministrativa, ispirata ai principi di legalità e di buon andamento, è attività doverosa e in nessun caso può essere invocata come esimente di condotte che a tali principi non sono conformi; nello specifico, l’attività ispettiva svolta dalla commissione d’accesso è preordinata all’accertamento dell’eventuale sussistenza di forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata e, pertanto, rivolge attenzione a quelle situazioni connotate da indici che denotano la sussistenza di elementi di condizionamento, mentre il provvedimento di scioglimento ex art. 143 Tuel non richiede alcun giudizio di bilanciamento di circostanze favorevoli e non favorevoli alla stregua di quanto avviene nel procedimento penale.
Allora, alla resa dei conti, qual è il messaggio che ha voluto far passare il penalista Mascaro, difensore d’ufficio del sindaco Paolo Mascaro? E’ tutto un complotto ordito per affossare la mia sindacatura; sono cresciuto nell’idea di un’ America Latina nella quale erano stracciate le norme dello stato di diritto, credo che se ciò si fosse verificato l’immagine più deteriore dell’America Latina si è materializzata oggi tra Catanzaro e Lamezia Terme.
Parole un po’ pesanti quelle dell’ avv. Mascaro, ma se le ha pronunciate evidentemente ne ha ben donde. Da comune mortale, non conosco quali siano stati i motivi dell’invio della commissione d’accesso al comune di Lamezia, ma facendo qualche sforzo, penso siano legati alla raccolta dei consensi elettorali, al voto di scambio, come sembra affiorare dalle indagini in corso (Crisalide, Cardamone group docent).
Da buon penalista Mascaro non ha mai fatto cenno ai processi in itinere nel quale sono incorsi l’ex presidente del consiglio De Sarro, il consigliere Paladino e tutta la compagnia cantante più o meno “attenzionata” dal potere giudiziario.
Certo a livello personale egli non può rispondere delle eventuali malefatte altrui, però, vivaddio la coalizione del centro destra ha ben goduto di queste “condizioni di favore”.
Pertanto il sindaco, che ha curato anche l’effetto scenico del soliloquio schierando attorno a lui “tutti gli uomini del presidente” ( messaggio subliminale per comunicare: siamo una forza tesa e coesa) almeno un accenno agli scheletri nell’armadio avrebbe dovuto farlo.
Invece no, ha preferito toccare le corde del cuore : ci giochiamo il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Sono tanti i problemi strategici che non possono essere demandati ai commissari prefettizi: la ricapitalizzazione di Lamezia Europa che “produce” non so che; la favola dei 18 mln per l’area urbana stanziati dalla Regione (c’erano pure, in misura inferiore) nel bilancio precedente e furono stornati in corso d’opera e, dulcis in fundo, la vexata quaestio Sacal, dove i giochi, a mio parere, sono stati fatti, anche col contributo del sindaco Mascaro che votò affinché la presidenza dell’ente fosse affidata ad un questore e che allo stesso fossero affidati pieni poteri decisionali. Non conosco De Felice, magari sarà stato un gran questore, ma certo non credo si sia mai occupato di trasporto aereo e di gestione aeroportuale.
Se invece il sindaco lametino, maggiore esponente nel pacchetto azionario Sacal, avesse cooptato il lametino Caruso, detentore di quasi tutto il capitale privato, insieme avrebbero potuto giocare la partita da capifila e non da gregari.
Al punto in cui siamo, ripeto non conoscendo fatti e motivi che hanno provocato la commissione d’accesso e la proposta di scioglimento del civico consesso lametino, nessun dorma, ma nemmeno spari sulla croce rossa. I proiettili potrebbero, rimbalzando, tornare indietro.
Restiamo, invece, con i piedi a terra ed aspettiamo il responso delle alte sfere. Intanto “consumiamo” le frittate rigirate mettendo da parte, complotti e manovre di corridoio dai passi felpati, attacchi al cuore della democrazia e le immagini deteriorate della America latina.