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Ma non è tutto voto di scambio? Lettere in redazione

(r.b.) Il nostro primo articolo dell’anno appena iniziato – titolato Dai “bravi” ai “toghi” lametini – com’era prevedibile ha sollevato condivisione, ma anche benevoli dissensi. Tra questi vi proponiamo la lettura della missiva indirizzataci dal dott. Francesco Marchetti.
Caro Renato,

proprio come, con parole alate, diceva il grande filosofo Benedetto Croce in una lettera indirizzata a Carlo Sforza il 20 luglio 1944…  tu sai che la mia amicizia per te ha ben salde fondamenta e se dunque il mio spirito critico mi porta a discordare da te, debbo accettare questa necessità a cui non trovo rimedio; ma non confondo l’una e l’altra sfera delle relazioni con te, come usa la gente volgare…
E, se da lettore, mi è concesso suggerirti qualche spunto editoriale, mi domando  perché a proposito di elezioni che non riflettono, assolutamente no, l’intenzione  elettorale di buona  parte degli elettori” non usi la tua pungente penna (oggi forse dovremmo meglio dire tastiera) per illustrarci quanto la legge elettorale con cui andremo a votare il 4 marzo, il rosatellum (sic), al momento della formazione del nuovo governo, potrà rappresentare fedelmente, avrei voluto dire (se la parola non suscitasse scandalo nei democratici di oggi) “proporzionalmente” l’intenzione elettorale dei cittadini Italiani aventi diritto al voto?
Ed ancora perché nelle pagine culturali non aiuti  l’elettorato attivo (giovane e non)  a prendere   atto che il do ut des  ubbidisce solo alla logica dei mittinculi (i pochi) e dei piglinculi (i tanti), facendo una analisi storico-critica sui “pacchi di pasta” (e altro) che sul finire degli anni 50 ed inizio anni 60 i grandi partiti della prima repubblica si incaricavano di far pervenire  ai potenziali elettori?
Certo quello non era “voto di scambio”, era solo un  “gentile omaggio”; così come oggi, l’obbligo, dei sacchetti biogredabili per frutta e verdura, pagati dai cittadini utenti, non è “voto di scambio” ma “un dovere ecologico”; ma potrebbe essere interessante analizzare il fenomeno che sta alla radice della nostra storia elettorale, risalendo magari a quanto è successo per il referendum monarchia/repubblica. Insomma come dici bene… basta, quindi, discutere, pontificare sul sesso degli angeli, litigare, scrivere articoli su articoli e cerchiamo invece di andare alla radice dei problemi.
L’aver chiuso la istituzione carceraria cittadina “di notte” senza preavviso alcuno  ai responsabili comunali fu ispirata da principi di razionalizzazione o da altro…? Il metodo di “bollire la rana” con cui stanno eliminando l’ospedale di Lamezia è ispirato a principi di razionalizzazione o a un principio di egocentrismo campanilista? Poi potremmo parlare dell’aeroporto, del Tribunale, che come sai, si celia, che non sia stato chiuso solo grazie al fatto che non si poteva sostenere che Lamezia era una città mafiosa e poi pretendere di chiudere il tribunale… una contraddizione in termini.
 Insomma caro Renato,  la mia parabola esistenziale si chiuderà tra qualche anno al massimo, ma mi piacerebbe essere ricordato come appartenente ad una generazione che ha difeso il diritto di questo territorio di valorizzare le sue potenzialità economiche e logistiche e non come chi ha collaborato, direttamente od indirettamente, “con lor signori” a farne una periferia degradata di un capoluogo “pigliatutto”, costringendo le nuove generazioni ad una emigrazione senza ritorno… Come? Superando il furore ideologico (ricordi i capponi dei Promessi Sposi) e PRENDENDO PARTE alla difesa del buon diritto di questo territorio ad un giusto sviluppo SENZA PRENDERE PARTITO, se non quello della verità e del buon diritto, che poi, per quanto riguarda la tua e la mia storia e quella di tanti amici, è la conseguenza di una scelta di valori insiti nella PROMESSA SCOUT  fatta tanti anni fa e che ha segnato tutta la nostra vita e le nostre scelte individuali.
Come il grande Filosofo, abbimi sempre tuo. (f.m.)
Condivido quanto hai scritto: tutta la classe politica, senza distinzione di colore, ha in questo momento responsabilità grosse come macigni; quella calabrese non è da meno; quella lametina  poi, va addirittura a braccetto con le cosche del luogo ed addirittura magnifica gli  ‘ndranghetisti come “i toghi”.