C’è voluto tanto tempo per scoprire che Terina, antica città fondata tra il VI e l’inizio del V secolo a.C. dagli Acheidi di Crotone, è quella ubicata nel pianoro Jardini di Renda, in territorio di S. Eufemia Vetere, tra Lamezia ovest e Lamezia sud.
C’è voluto esattamente l’anno Domini 2017 per “sacramentare” che Terina non era quella ubicata tra i fiumi Savuto e Grande, quindi tra le province di Catanzaro e Cosenza, esattamente sulla collinetta Portavecchia in agro di Nocera Terinese.
A sciogliere l’amletico dubbio ha contribuito, nel 2009, in occasione dell’ampliamento dell’autostrada A3 la scoperta di una necropoli di circa cento tombe, di età greca; ritrovamento questo che, ha consentito a mettere – attraverso prospezioni geofisiche e sondaggi stratigrafici – la parola fine alla credenza che voleva Terina ubicata in agro Nocera sul piano detto di Tirena.
Ormai non dovrebbero esserci più dubbi e qualora ci fossero spetta agli archeologi dare il giusto indirizzo storico.
Temesa e Terina, dunque, sono due entità distinte e separate. Lo erano già dalla notte dei tempi. Di Temesa, infatti, ne parla Omero nell’ Odissea, quando Ulisse vi giunge per approvvigionarsi di rame:Di Terina invece parla Licofrone, poeta greco nato intorno al 320 a.C. e vissuto ad Alessandria, capitale dell’Egitto ellenico. A giudicare dalla monetazione rinvenuta la città achea, collocata in zona istmica doveva avere un ruolo di primo piano nei processi di sviluppo della Magna Grecia.
Pagato così il tributo alla Storia, mentre non abbiamo riscontri sui ritrovamenti della necropoli di Temesa, fatta eccezione per una tomba alla “cappuccina” portata alla luce di recente da una frana sulla S.S. 18 nei pressi di Campora San Giovanni, l’evento Terina “ha scatenato”, a buona ragione, l’associazione archeologica lametina.
Il parco di Terina è stato inaugurato in pompa magna il 19 dicembre 2016 dopo diverse campagne di scavi rese possibili dall’elargizione di fondi regionali (Por 2007/2013), in un’area – Jardini di Renda – di circa 3500 mq., espropriata dal comune lametino. Sono venuti alla luce resti di strade e di quartieri residenziali. Il tutto grazie alla modica somma di 900.000 euro così, all’incirca, distribuiti: 382.051 euro, serviti per gli scavi archeologici, 15.000 euro per la realizzazione di un sistema informativo per la promozione e la fruizione del patrimonio archeologico del parco stesso ed il resto per opere complementari.
Ma pur rappresentando i beni culturali ed archeologici un’importante risorsa ed un patrimonio da valorizzare, non solo per formare l’identità di un popolo, ma anche per i risvolti economici che queste iniziative innestano, malgrado gli impegni presi per la realizzazione di un Parco che comprendesse l’Abbazia Benedettina di
S. Eufemia Vetere ed il Bastione di Malta, acquisito dal Comune di Lamezia Terme, in un batter di ciglia tutti i buoni propositi sono svaniti.
Tant’è che a tutt’oggi gli scavi di Terina versano nell’abbandono più completo, immersi nella sterpaglia.
Un cartello quasi invisibile, posto sulla strada provinciale via Cappelli, ( quella che va da Sambiase verso il Bastione di Malta ) invita il passante a percorrere un viottolo, sconnesso ed in terra battuta, stretto da non consentire il passaggio contemporaneo di due vetture.
Ci si accorge di essere arrivati alla vetusta città achea per un cartello affisso sul primo cancello, sbarrato naturalmente, della recinzione. Tutto il resto sono aridi sterpi dai quali affiorano pietre apparentemente senza significato. Le foto allegate esplicano più di qualsiasi commento lo stato dell’arte.
Sembra un’ iperbole. Ma è tutto paradossalmente vero e lo sarà ancor di più il 31 marzo 2019, quando perdurando lo status quo il Fondo europeo di sviluppo regionale, finora investito nel progetto, sarà recuperato per la chiusura del programma Fesr 2007-2013.