Vai al contenuto

Non ha futuro l’ospedale lametino Se non viene “caratterizzato” come trauma center

05-01

Siamo nel pieno di una campagna elettorale regionale che, strizzando l’occhio anche alle confuse dinamiche nazionali, si presta ad atteggiamenti tipicamente elettorali fatti di promesse che nulla possono avere di concreto in quanto profondamente dicotomiche rispetto alla normativa vigente.

Abbiamo udito mirabolanti fantasie specie dal fronte cd. “centrista” che, attraverso la voce di un suo ministro, ha promesso “favole” a man bassa inseguendo il più becero stile prima repubblica, dopo essere stato protagonista dello sfascio realizzatosi con la giunta uscente. Orbene gli addetti ai lavori competenti, che in verità non sono poi così tanti, sanno perfettamente che, passata la sbornia elettorale, la regione Calabria così come le altre dovrà fare i conti con il riordino delle reti ospedaliere e sanitarie varato in conferenza stato regioni. Sarebbe allora il caso, per garantire un futuro all’ospedale di questo territorio, di giocare d’anticipo disegnando una strategia che, all’interno della legislazione vigente, dia spazio adeguato al territorio.

Il dato di partenza è che, con i nuovi standard ospedalieri, il  numero di ospedali e di strutture complesse autonome verrà predeterminato in funzione del bacino d’utenza. Solo a titolo d’esempio ricordiamo che una chirurgia, come struttura autonoma, dovrà avere un bacino d’utenza minimo di 100.000 abitanti massimo 200.000. Tali limiti, che verranno verosimilmente calcolati con il medesimo criterio dei distretti, farebbero precipitare il presidio ospedaliero della città della piana verso un cd. ospedale di base, con un ulteriore ridimensionamento della struttura lametina, la quale patirebbe  la oramai consolidata vicinanza con il capoluogo di regione.

Esiste però un strategia di uscita che passa attraverso la caratterizzazione ultraspecialistica della struttura, tradotto: trauma center. La creazione di questo come struttura unica regionale consentirebbe di mantenere attorno alla stessa, molto di quanto attualmente ancora esistente evitando un esodo che altrimenti può divenire ineludibile.

Caratterizzando il presidio come centro traumatologico per traumi midollari ed encefalici, con una forte presenza riabilitativa post  traumatica, lo stesso ospedale diverrebbe riferimento regionale per questo tipo di patologie, creando un indotto di produzione sanitaria importante con il coinvolgimento e la compartecipazione di tutte le altre strutture compresi i servizi come Radiologia, Laboratorio con Microbiologia e con ulteriore ampliamento del percorso rianimatorio e di terapia intensiva.

Questa ci sembra,  attualmente, la sola strada concreta di sviluppo. La Calabria è storicamente una regione refrattaria ai cambiamenti che molto tempo ha perso inseguendo logiche clientelari piuttosto che percorsi di crescita sociale ed economica.

Basti pensare quanti soldi spende la nostra ASP in fitti passivi non necessari perché l’azienda spazi di proprietà ne ha a iosa. Vieppiù una indolenza tipicamente regionale che ci rende l’ultima regione d’Italia non solo dal punto di vista economico.

L’occasione che abbiamo davanti è ghiotta e ci consentirebbe di dimostrare che siamo in grado di leggere le carte ed interpretare il futuro al meglio all’interno delle regole nazionali. Per far ciò  nevvero, abbiamo bisogno di un cambio di passo reale con presenza di persone competenti nella gestione e programmazione sanitaria. Altrimenti la decomposizione del tessuto civile regionale sarà definitiva.

di Ivan Potente