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L’impari Lotta Fra la solida finanza e l’ectoplasma della democrazia

Da una seppur marginale lettura degli ultimi accidenti politici italiani, viene fuori che la democrazia accoglie entro di sè un vampiro, un atroce succubo o una lamia che esercita il suo potere vessatorio a partire da un punto di dissolvenza del corpo ospitante.

Tale mostro diviene sempre più se stesso a discapito della democrazia e procederà fino a che di quest’ultima non resterà neppure il nome, totalmente incarnata, introiettata, assunta nel suo parassita. Tali sono i risvolti escatologici del dispotico nosferatu dal nome Finanza.
Nulla: nessuna rivoluzione effettuata con mezzi congrui o incongrui, nessuna sfilata aste alla mano, nessuna fiaccolata sia pure con subdoli propositi incendiari, abolirà lo status quo.
Basta un piccolo cenno delle agenzie di rating, un vezzo, un moto, la minaccia perenne dello spread, o di imminenti crolli borsistici, di una diffida internazionale alla carta straccia dei titoli debito perché il leone in fervore si ammansisca ai piedi della oscura Circe di cui subiamo il sortilegio.
Non si tratta di vuote minacce. L’Argentina è davvero in agguato e deve essere scongiurata conoblazioni, penitenze e sangue, offerti in olocausto all’altare dei mercati. Il sancta sanctorum del debito pubblico sarà in potere di legittimare ogni sorta di austerità.
Il grande Alessandro dopo aver impilato conquiste su conquiste dovette fermarsi innanzi alla sbarrata vastità oceanica; secoli e secoli di conquiste nel solco democratico devono arrestarsi di fronte al sordo e oscuro pelago della finanza.
È chiaro che l’autentico conflitto non è più situabile nella storica orizzontalità tassonomica della politica, con le sue destre e sinistre ammuffite, quanto nel chiaro dissidio verticale fra l’assetto finanziario speculativo dei vertici e le falde popolari.
Il veto finanziario non esercita il suo potere esclusivamente sulle espressioni democratiche, maarriva fino al pensiero alternativo, fino alla lecita e sacrosanta messa in discussione del sistema eurocratico. L’unica accezione tollerata è quella per cui ci troviamo nel migliore dei mondi possibili e per cui non solo tertium, ma, addirittura, secundum non datur.
Si ritorna dopo secoli a speculare nelle catacombe e nelle torri d’avorio. Si tratta a questo punto di stabilire quale sia il punto di rottura, dove cessi il potere democratico e dove inizi quello della finanza, se uno starnuto inconsulto valga più di un voto a determinare le nostre sorti in balia delle fluttuazioni mercatistiche.
Quando ritorneremo, fra decenni, con in pugno la soluzione, troveremo tabula rasa.