Il tentativo di razionalizzazione del sistema sanitario calabrese data l’anno 2004, quando la giunta Chiaravalloti, con legge regionale nr. 11, disciplinò l’assetto ospedaliero con l’indicazione dei posti letto assegnati a ciascun nosocomio.
Furono riconfermate undici aziende sanitarie, tre aziende ospedaliere – Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria – una azienda ospedaliera mista, Mater Domini Catanzaro.
Assessore alla sanità era il lametino dott. Gianfranco Luzzo, che, alla domanda posta, risponde: “ fu proprio così”.
Scarpe rotte… eppur
bisogna andar
(r.b.) Quanto andiamo a narrare è la storia di un diversamente abile– del quale non facciamo il nome in osservanza a quella legge sulla privacy che tutela tutto e meno che niente – che pur “attenzionato“da mille riguardi, alla fin fine si trova primo ed unico attore nella becera burocrazia sanitaria della nostra regione. Il soggetto di cui parlo, per una malformazione genetica, ha diritto ogni anno ad un paio di scarpe ortopediche “costruite” su misura.
Il nostro presenta la richiesta per visita ortopedica e prescrizione delle scarpe il 12 marzo ’18. L’officina ortopedica specializzata consegna le calzature dopo appena un mese dal ricevimento dell’ordine, datato 22 maggio ’18.
Qui si potrebbe apporre la parola “fine”, ma non è così: bisogna rifare la trafila per avere il collaudo delle calzature – tra l’altro correttive – già avvenuto, da parte dell’officina che le ha prodotte.
Ma i nostri numi tutelari, che vogliono aver la certezza della piena soddisfazione dell’utente, hanno bisogno di un collaudo – effettuato da un medico specializzato – certificante che il presidio sanitario rispecchia in pieno la prescrizione medica. Ciò dovrebbe avvenire entro 20 giorni dalla consegna delle calzature stesse previa prenotazione attraverso il C.U.P.
Nella fattispecie al nostro diversamente abile è stato dato appuntamento, a Lamezia Terme, per il 15 ottobre’18 alle h. 15.05.
Ma non finisce qui: in che cosa consiste il collaudo? Nel taglio di una striscetta apposta sul bordo superiore della calzatura dall’officina che l’ha costruita. Se tutto va bene il nostro avrà le scarpe nuove, sottolineo correttive, non prima di ottobre. Gli formuliamo i nostri migliori auguri.
Ed è in questa occasione che, per la prima volta, si parlò di polo traumatologico, quel Trauma Center che ha poi provocato, e continua ad alimentare ancora oggi, verbose logorree ed acute stipsi di contenuti.
Nel 2005, insediatosi Loiero, assessore la lametina Doris Lo Moro,la rete sanitaria calabrese subì un altro tentativo di “aggiustamento razionale”… in verità dai più non molto gradito: tra hub e spoke le aziende sanitarie furono ridotte da undici a cinque. Il nosocomio lametino risultò tra i più penalizzati.
Nel 2010, governatore e commissario ad acta l’enfant prodige Scopelliti, autore del modello amministrativo da esportare su tutto il territorio nazionale, il sistema sanitario calabrese entrò in uno “stato confusionale”che perdura ancora oggi, aggravato da una diversità di “vedute” e da un’ evidente “incompatibilità” caratteriale – tra l’ing. Scura, commissario governativo, ed il presidente della regione calabrese Mario Oliverio – che ha portato il servizio sanitario alle corde.
Certo è che, malgrado i tagli draconiani operati dal commissario, l’incremento del disavanzo di bilancio fa tremare le vene ed i polsi; l’emigrazione sanitaria, verso più quotati ospedali, è in continua ascesa; le liste di attesa si allungano sempre più; il ricorso a laboratori privati lievita costantemente.
Sembra un paradosso, ma l’inasprimento dei balzelli e dei ticket cammina a braccetto con la diminuzione dei servizi agli utenti e con un buon numero di persone che rinunciano a curarsi per difficoltà economiche. Non è, invece, iperbolico ed enfatico affermare che quindici anni di commissariamento non hanno prodotto alcunchè di positivo.
Cosa questa che fa dire al dott. Luzzo, a proposito della qualità dei servizi e della gestione economica, “la situazione è peggiorata… si stava meglio quando si stava peggio e le novità non sempre portano miglioramenti. Certamente – egli aggiunge – anche noi non nuotavamo nell’oro, avevamo le nostre difficoltà economiche ed alla fine dell’anno colmavamo il divario di bilancio contraendo un mutuo a pareggio. Dopo il 2001 il sistema è cambiato in quanto ad ogni regione viene assegnato un fondo sanitario che va rispettato. Tale fondo viene elargito solo al 90% e se la gestione è virtuosa viene erogato il restante 10%”.
In questo contesto dove “‘e ciucce s’appiccecano e ‘e varrile se scassano” il più penalizzato è il nosocomio lametino che, dimenticati gli antichi fulgori, non è più nemmeno quello che normalmente si definisce un buon pronto soccorso. Senza infamia e senza colpa per nessuno lo definirei una “piattaforma logistica”dalla quale partono le ambulanze per realtà sanitarie più accreditate.
E se penso che quando si stava peggio la programmazione dei “contenuti” di un insediamento ospedaliero avveniva in base alla storicità dei fatti epidemiologici del territorio, inorridisco quando a Lamezia i miei colleghi pennaioli esultano – titolando su quattro colonne – il fatto che il reparto tal dei tali è stato dotato di un nuovo strumento di indagine!
Consideratemi pure dissacrante, ma mi siano concesse le attenuanti generiche prevalenti sull’aggravanti e mi sia consentito di esprimere una verità: Lamezia non ha mai espresso teste pensanti, ora ed ancora, nell’ affaire sanità, e come sempre, in tutti i comparti socio – economici dei quali avremo modo di parlare!
Allo stato attuale imperversa la fusione tra il Pugliese ed il Mater Domini, che già “difendono” la loro indipendenza, rappresentando due mondi diversi, due Medicine.
Che pensa il furbo lametino ? Lamezia, forse per essere completamente asfaltata, va inserita in questo menage!
Ma non sarebbe meglio tornare alle origini? Il nosocomio lametino, fino a quando non cambiano le cose, è uno spoke! Allora se questa è la classificazione il Giovanni XXIII deve averne tutti i contenuti anche in considerazione dei dati storici epidemiologici!
E’, pertanto, aria fritta quella del pieddino Barbanti, che per dire c’ero anch’io, interroga il governo per il completamento della rete politrauma della regione Calabria. E’ aria fritta quella degli “aficionados” lametini che continuano ad agitare il cartello del Trauma Center a Lamezia.
Secca la risposta del Governo: Con specifico riferimento ai quesiti posti, la struttura commissariale della Calabria ha comunicato, relativamente alla rete ospedaliera politrauma, che il territorio calabrese ha un bacino di utenza di poco inferiore ai 2 ml. di abitanti e, pertanto non rientrando nei parametri indicati non dispone di un centro di alta specialità.
Poiché il Siat, acronimo che sta per Sistema Integrato per l’assistenza al trauma indica –“ un bacino di utenza ottimale tra i due ed i quattro milioni di abitanti, laddove non si rientri in tali parametri devono essere realizzate aggregazioni che coinvolgono più regioni“ – non stiamo aprendo, ancora una volta, la bocca pourparler?
Morale della favola o favola senza morale: in assenza di teste pensanti e di carenti servizi sanitari in loco, è cosa buona e giusta sperare di avere… una salute di ferro.