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Scarpe rotte… eppur bisogna andar.

(r.b.)   Quanto andiamo a narrare è la storia di un diversamente abile–  del quale non facciamo il nome  in osservanza a quella legge sulla privacy che tutela tutto e meno che niente –  che pur  “attenzionato“da mille riguardi,  alla fin fine si trova primo ed unico attore nella becera burocrazia sanitaria della nostra regione. Il soggetto di cui parlo, per una malformazione genetica, ha diritto ogni anno ad un paio di scarpe ortopediche “costruite”  su misura.
Il nostro  presenta la richiesta per visita ortopedica e prescrizione delle scarpe il 12 marzo ’18. L’officina  ortopedica specializzata consegna le calzature dopo appena un mese dal ricevimento dell’ordine, datato 22 maggio ’18.
Qui si potrebbe apporre la parola “fine”, ma non è così: bisogna rifare la trafila per avere il collaudo delle calzature – tra l’altro correttive – già avvenuto, da parte dell’officina che le ha prodotte.
Ma i nostri numi tutelari che vogliono aver la certezza della piena soddisfazione dell’utente, hanno bisogno di un collaudo – effettuato da un medico specializzato– certificante che il presidio sanitario rispecchia in pieno la prescrizione medica. Ciò dovrebbe avvenire entro 20 giorni dalla consegna delle calzature stesse. La prenotazione per il collaudo avviene attraverso il  C.U.P.
Nella fattispecie al nostro diversamente abile è stato dato appuntamento, a Lamezia Terme, per il 15 ottobre’18 alle h. 15.05.
Ma non finisce qui: in che cosa consiste il collaudo? Nel taglio di una striscetta apposta sul bordo superiore della calzatura dall’officina che l’ha costruita.  Se tutto va bene il nostro  avrà le scarpe nuove, sottolineo correttive, non prima di ottobre.   Gli formuliamo i nostri migliori auguri.