E’ confuso l’orizzonte politico lametino, anche se il cast del sequel che sta per essere “girato” è sempre quello, ma a parti invertite, dal momento che i “populisti” han dato il benservito alle vecchie glorie di centro e di sinistra. Mancano circa otto mesi allo smaltimento della “purga istituzionale” inflittaci dal conterroneo (non è parola d’offesa) on. Minniti, a ben ragione, per lampante, inequivocabile, reiterata infiltrazione mafiosa nei gangli amministrativi cittadini.
Non trovo, in verità, parole lusinghiere per l’amministrazione commissariale composta, probabilmente, da una triade “vegana” senza spezie ed aromi; “matelica” – come diciamo noi del sud – per indicare chi si comporta in maniera distaccata e con una certa aria di superiorità, non condivisa.
Probabilmente nel primo semestre del ’19, in occasione delle politiche europee, i lametini saranno chiamati ad eleggere il nuovo team amministrativo della città. O, mal che vada, la “purga”potrebbe essere prorogata al secondo semestre, quando i calabresi saranno chiamati alle urne per designare, altra bella responsabilità, il massimo consesso regionale. Che kermesse si paventa nel 2019!
Guardando ai risultati delle ultime elezioni politiche, Tiresia l’indovino tebano,non esiterebbe a preconizzare la vittoria del più vasto schieramento di destra (?), per ora in apparenza socialmente aperto, mai visto dalle nostre parti: Lega e M5s. Se… se quello del 4 marzo u.s. non fosse stato un voto di protesta vibrata di tutto il Suddivenuto, ormai, un rimorso tutto made in Italy.
Suppongo che i nostri D’Ippolito e Furgiuele sappiano che la loro elezione al massimo consesso nazionale è stato il combinato dispostodi una legge elettorale – che, dalle Alpi alle Piramidi, alla fin fine, non ha espresso il meglio dell’ intellighentia nazionale – ed il malcontento generale dell’ intera penisola italiana.
Ciò premesso affila le armi l’ex sindaco Mascaro dopo che il Tribunale di Lamezia ha rigettato la richiesta della sua incandidabilità avanzata dal Ministero dell’Interno che, insieme a Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino, lo aveva ritenuto responsabile dello scioglimento. Motivazione giuridica: l’ attività difensiva in favore di soggetti imputati di delitti di criminalità organizzata, non può essere posta alla base di un giudizio di cointeressenza tra il difensore e gli ambienti criminali.Nulla da eccepire in termini giuridici, ma diritto e moral suasion non sempre camminano di pari passo.
Sicuramente l’avv. Mascaro sarà l’espressione della sempieterna Forza Italia, magari presentandosi al giudizio dei lametini supportato da altra pletora di liste (erano nove il 2015).
Per celebrare la fine del Pd, non so se intonare Bella ciao o La musica è finita…gli amici se ne vanno. Senza arte né parte, con la sede storica di Corso Numistrano, messa all’asta, trovare un pieddino doc è come rinvenire un tesoro. Lamezia da sempre città roccaforte della sinistra non ha più un condottiero. Magorno, l’ultimo dei generali senza truppa, non sa a quale santo votarsi: attorno a lui solo i fedelissimi, la pasionaria Mariolina Tropea, Sebastiano Barbanti, Tonino Barberio e se, preso dalla voglia del nuovo che avanza, Italo Reale, un uomo per tutte le stagioni.
Tra caminetti, frange e cespugli, gli irriducibili: Rosario Piccioni ed Aquila Villella. Tralascio credenti, atei, semi atei, cattolici, abortisti e presunti associati a Gesù Cristo.
Mi rifiuto di parlare poi, di tutti quei movimenti– Liberi & Forti, AveLavoro, Nuove Frontiere e chissà quant’altre ne sto omettendo e quante ne verranno fuori fino al 2019 – che vivono lo spazio di una giornata, impiegata ad osservare le nuvole del cielo, e per giustificare la presenza emettono comunicati zeppi di stilemi da mondo pubblicitario tipo…crescita diffusa, creazione di azioni di sviluppo, nuove occasioni di lavoro.Frasi fatte, trite e ritrite, di gente che vive alla giornata, cavalcando il niente di niente, reiterato nel niente. E chiudo qui il giro del caliginoso orizzonte popolato dai soliti zombie che attendono un’alba di resurrezione.
In un mio precedente articolo scrivevo che la città non ha teste pensanti e quelle, apparentemente più avvedute, hannosaltato gli “ aggiornamenti” che, più o meno, avrebbero dovuto recepire nel corso del tempo, a ciò stimolati da una vita sempre affannosamente vissuta, dalle aspettative sempre deluse e dallereiterateprese per i fondelli.
Certo il cielo non è stato mai prodigo con i lametini – che nella fattispecie ci hanno messo tanto del loro – non regalandoci non dico uno Zucherberg o un politologo di alto lignaggio, ma vivaddio almeno una starlette, trendy o trash che fosse, o anche un maestro in sedicesimache tentasse di dare identità e ruolo alla città che, per via della sua osannata centralità geografica – divenuta solo un orpello – veste oggi i panni della bella di Iapigia cortigiana, nel mondo delle favole, lusingata per la sua conturbante avvenenza.
Lamezia era ed è come la bella di Iapigia che tutti vogliono, ma nessun la pigia! Forse potrebbe risultare appetibile con contratto a breve termine e pagamento con voucher acquistabile presso le segreterie dei partiti che saranno accreditati alla prossima competizione elettorale.
De hoc satis, però: bisogna prendere atto dopo un cinquantennio di diarrea di idee e conseguente stitichezza di contenuti che la fictionè finita. Basta con il mantra di Lamezia baricentro regionale, dello aeroporto motore di sviluppo industriale, agricolo e turistico a fronte di una città in stato preagonico.
E’ giunto il momento di rovesciare il tavolo, di rigettare i sintagmi costituiti privi di originalità, di non dar peso alla gestualità egoriferita di recente memoria e di prendere coscienza che si può uscire dallo stato di impasse che stiamo vivendo, dando non a Lamezia, ma a tutti i Comuniche gravitano sulla più grande pianura calabrese, la possibilità di dar vitaad una nuova entità: la Città dell’ Istmo.
Penso sia oltremodo chiaro che Lamezia Terme sia stata la più grande fiction messain scenadall’ establishment politico, e di destra e di sinistra, per tenere in caldo un polpettoneda ”servire” ad ogni tornata elettorale. Con la connivenza dei locali “guardiani del faro” che, per una manciata di lupini, han venduto l’anima. Il che ha consentito alla classe politica dirigente di non ubbidire ad una visione strategica generale della regione bensì a biechi campanilismi e logiche spartitorie. Con la santa benedizione ed accettazione del governo centrale.
Da questa impasse, però si può ancora venir fuori dimenticando i torti subiti, le risse ed il bieco campanilismo e gettando le basi per Lamezia Futura:vale a dire un progetto di sviluppo che investa tutti i comuni gravitanti sull’area dell’Istmo, che da Lamezia Terme, sponda tirrenica si estenda fino alle gole di Marcellinara inglobando tutti i comuni da Iacurso a Soveria Mannelli, a Nocera, a Martirano. Ne verrebbe fuori un sodalizio, al quale dare connotazione giuridica,di 140.000 anime, tese e coese alla conquista di un posto al sole.
Altre proposte relative ad innaturali connubi con il capoluogo regionale non sono nemmeno da pensare: Lamezia non ha vocazione satellitare, vuole e deve essere artefice del suo destino, al di fuori di ogni sudditanza.
In questa direzione soffia a Lamezia un venticello che potrebbe diventare un listone civico al di fuori di qualsiasi schieramento politico; un aggregato che, fuori dai soliti schemi e condizionamenti, potrebbe finalmente dar senso a questa città senza senso.
Il nome? Città dell’Istmo! Il condottiero? Cercasi disperatamente eroe!