(n.d.d.) Dall’architetto Giuseppe Moraca riceviamo e, molto volentieri, pubblichiamo. Data la lunghezza della nota, ci riserviamo di rispondere, con dovizia di particolari, prossimamente .
Seguo “Lamezia 3.0” e ne apprezzo la perseveranza nel tenere aperto un punto di osservazione sulla politica e sulle scelte che questa impone sui territori; sugli uomini che con la politica costruiscono, spesso immeritatamente, le loro fortune; sui destini dei territori che della politica e degli uomini sono spesso vittime.
Questo impegno serve anche a tenere acceso l’interesse ed il controllo dal basso, sulle scelte che la politica impone alla collettività, senza che questa ne sia partecipe e consapevole. Ciò accade anche perché sono venute meno le sentinelle del controllo, e cioè i partiti, i soli che, con le loro organizzazioni periferiche, possono attenzionare scelte e decisioni che le istituzioni intendono attuare.
Gli ultimi articoli di “Lamezia3.0” sono stati dedicati alla nostra città ed in particolare alla necessità che si realizzi una grande coalizione intorno ad un tema, ad uno slogan e ad un progetto che si configuri “nuovo” rispetto a quanto già declamato e mai realizzato in passato.
La proposta si articola su tre punti: un nuovo logo (“Lamezia Futura”, “La Città dell’ Istmo” , ecc.); l’idea di un grande consorzio con i comuni della corona collinare della piana, per la realizzazione di una città nuova, con ambizioni e dimensioni regionali; ed infine la ricerca di un “eroe”, per la realizzazione di questo progetto.
Viene sottolineato, inoltre, che le solite, trite, ripetute potenzialità di Lamezia abbiano fatto il loro tempo, e che oggi, per una nuova visione della città, siano da considerarsi superate.
Ho inteso intervenire in questo particolare momento, in quanto fortemente condizionato dalle vicende giudiziarie, che hanno portato allo scioglimento del nostro comune. Evento, che, sommandosi alla disastrosa scossa di “terremoto politico” nazionale, ha letteralmente distrutto sin dalle fondamenta i partiti politici della tradizione e rischia di minare anche i pilastri della democrazia, costruita nel corso degli ultimi 80 anni di storia Repubblicana.
Ricominciare a ricostruire dal basso un tessuto di partecipazione democraticaalle vicende della comunità locale è il primo gradino di una ricostruzione ancora più vasta, che è la ricostruzione morale ed etica di tutta la società.
Questa la cornice entro cui intendo prendere parte al dibattito e portare il mio contributo, nell’intento di ripensare idee, progetti e visioni sulla vicenda lametina e sul sogno di vedere risorgere dalle sue stesse ceneri la città e il suo tessuto sociale e produttivo.
La riflessione che intendo prospettare è in netta antitesi rispetto alla proposta avanzata dal giornale. Parte da un assunto: Lamezia ha in , nella sua struttura politico-amministrativa, geografica, infrastrutturale, orografica, climatica e naturalistica, un patrimonio unico, assolutamente ineguagliabile, in ambito regionale e non solo.
Pertanto, qualunque idea di sviluppo del suo territorio e dei territori limitrofi non può che partire dai punti di forza, che costituiscono l’impalcatura del territorio stesso. Se così è, non ha senso affermare che dobbiamo “inventare” un nuovo paradigma, su cui costruire un modello di sviluppo alternativo, solo perché gli amministratori, che si sono succeduti nel corso dei decenni, su quelle potenzialità hanno fallito e non hanno realizzato quella crescita, che la città sogna da anni.
Il mancato sviluppo non è da attribuire alle scarse potenzialità del territorio, che restano di straordinaria attualità; casomai agli errori e alla mancanza di visione e di strategie di coloro che quelle potenzialità non hanno saputo mettere a frutto.
E’ un paradosso pensare che attraverso il consorzio con i comuni contermini, scaturirà lo sviluppo non realizzato in passato e che addirittura da tale consorzio nascerà una città di 140.000 abitanti. Un tale progetto è un assurdo sia dal punto di vista urbanistico, che da quello amministrativo. Non ci dimentichiamo che già Lamezia Terme è una città nata dall’unione di tre comuni contermini, vicinissimi sul piano delle distanze ed omogenei nella tipologia di territorio, oltre che già parzialmente interconnessi. Ciononostante, è sotto gli occhi di tutti che la città di Lamezia Terme, aldilà della fusione politico amministrativa, non è ancora nata; esistono ancora forti posizioni campanilistiche, conflittualità politiche ed amministrative, oltre che assenza di visione condivisa del futuro assetto urbano. Mi sembra illogico poter pensare ad una futura “città dell’ istmo” che sia la fusione di altri dieci ulteriori comuni.
Ed infine, non è di un “eroe” che ha bisogno Lamezia, bensì di una squadra di persone competenti, armate di un’unica arma, che è la volontà e lo spirito di sacrificio per lavorare, studiare, immaginare e costruire percorsi politici, perseguire strategie amministrative, alleanze con i cittadini, gli imprenditori e le istituzioni.
Non è cambiando i nomi, creando slogan ad effetto, o “uomini soli al comando” , che si costruiscono processi di sviluppo territoriale e sociale; dovremmo averlo imparato dalle esperienze pregresse. Sono gli uomini che compongono una squadra competente, coesa e disinteressata, la chiave di volta che può invertire la tendenza, ormai ultra decennale, ai fallimenti che Lamezia è stata costretta a subire.
Non è attraverso le ammucchiate di liste e di uomini, distanti idealmente e programmaticamente, che si costruisce lo sviluppo ed il progresso civile ed economico delle comunità e dei territori. Solo attraverso la condivisione di programmi ed obbiettivi, culturalmente e moralmente ineccepibili, si può creare quell’anelito al progresso e si possono avviare processi sinergici che generano coesione e lavoro di squadra.
E’ in questo quadro di riferimento, in questo perimetro ideale, che bisogna avviare un nuovo inizio, una nuova stagione di idealità e di pragmatismo, di visioni e di progetti, di sogni e di realtà.
Essere un po’ visionari aiuta a buttare il cuore oltre l’ostacolo per realizzare progetti e ideali.
La vera novità per Lamezia sta tutta nel ritrovare le ragioni e la voglia di realizzare tutto quanto ègià indissolubilmente contenuto nella sua stessa natura: la sua centralità, la sua infrastrutturazione, la sua orografia, la sua storia… Che il presente ed il futuro di Lamezia siano destinati allo sviluppo ed al progresso è inevitabile; i requisiti strutturali perché ciò accada sono insiti nella natura stessa di questa città e del suo territorio.
Adesso serve non un “eroe”, ma una squadra di uomini competenti e di buona volontà…