Una sala gremita di gente proveniente da Catanzaro, da Lamezia, da Crotone, da Vibo Valentia e da tutti i paesi loro limitrofi. Si è celebrato a Catanzaro Lido, qualche giorno fa, il primo congresso sacramentato dello Spi – Cgil che, dopo le “prove generali” debutta nella Regione Calabria – e probabilmente primo in Italia – ponendo in essere la prima Area Vasta che vede unite finalmente, e sottolineo finalmente, Catanzaro, Lamezia Terme, Crotone e Vibo Valentia.
Al tavolo dei relatori tutti i segretari delle città menzionate e gli osservatori romani a certificare la regolarità delle operazioni di voto e la legittimità di quanto avvenuto difronte ad una platea, muta ed attenta, ma partecipe agli argomenti trattati. Di politici, ovviamente, non c’ era traccia.
L’assemblea, così composta, ha eletto il primo segretario della prima Area Vasta che – sorprendente! – trova il suo “battesimo” in un territorio in cui i capponi di manzoniana memoria non si sono mai risparmiati le beccate.
Un breve lasso di tempo – questa volta a Feroleto Antico – altro congresso costitutivo dell’ Area Vasta Centro della Cgil, che cambierà, in tutta la regione Calabria l’attuale assetto delle Camere del Lavoro, da sette a tre.
Non a caso enfatizzo questi eventi, lo faccio per sottolineare che nel momento in cui la politica blatera, annuncia e non conclude, l’atteggiamento del Sindacato, attivo e fattivo – che rinuncia a divisioni territoriali ed a parlare lingue diverse nella odierna Babele – mi fa pensare che, forse, la suicida scia dell’individualismo e gli arroccamenti municipali hanno i giorni contati.
Comunque l’Area Vasta Centro, sia per lo Spi (sindacato pensionati) che per la Cgil, è oggi tangibile realtà.
Per lo Spi è stato eletto segretario il lametino Gianni Dattilo che così esordisce: il compito che abbiamo oggi è quello di capire i cambiamenti dovuti alla globalizzazione e le trasformazioni delle condizioni materiali, sociali ed umane che essa ha introdotto nella vita di ognuno di noi per cambiare le condizioni socio – economiche delle famiglie, dei pensionati e delle nuove generazioni.
Data l’aria che tira, segretario, non mi sembra un compito né semplice né facile…
Così è, le resistenze saranno grandi ed i poteri forti, economici e finanziari, con i loro governi amici faranno di tutto per neutralizzare la redistribuzione della ricchezza verso le fasce deboli della popolazione.
Ritieni che aver compattato i territori da Catanzaro a Lamezia, da Crotone a Vibo, includendoli in un’unica Area vasta, possa agevolare il compito del sindacato?
Certamente si, gli obiettivi che ci prefiggiamo non possono avere tempi biblici ed i risultati devono essere tangibili e venire in tempi ravvicinati perché la gente continua a star male anche mentre noi discutiamo. II nostro compito è cambiare nel profondo questo modello di società, mettere al centro la persona, i suoi bisogni, ma fino a quando permarranno disuguaglianze, assenza di regole e politiche neoliberiste di austerità, la situazione rischierà di diventare esplosiva e di non facile governabilità.
Ho l’impressione, però, che chi ha governato il Paese negli anni appena trascorsi, abbia basato la sua politica economica, in nome e conto della necessità di austerity, sulla contrazione degli investimenti pubblici, addirittura riducendo i salari nominali, le tutele sul lavoro, sulla salute, sulla riduzione degli ammortizzatori sociali e, finanche, sull’abolizione dell’art. 18…
Come ho avuto modo di dire confidiamo che la Carta dei diritti Universali, unitamente al Piano Lavoro sarà il nostro riferimento essenziale per cambiare direzione di marcia e di prospettiva alle politiche economiche messe in campo fino ad oggi in Italia ed in Europa.
Ciò però significa che anche noi saremo chiamati a fare un salto di qualità, vale a dire sobrietà e ricerca del dialogo, prima del possibile conflitto. Sono convinto che se saremo in tanti a parlare di Piano Lavoro, diritti civili e giustizia sociale, di un welfare qualificato ed universale, di diritto alla salute ed all’istruzione le possibilità di raggiungere risultati tangibili saranno molte di più di quelle date finora.
Dobbiamo riuscire, insomma a creare un movimento di popolo che chieda pace, lavoro, sviluppo sostenibile, più democrazia e maggiore crescita sociale.
Bene, primo segretario di questa prima Area vasta, scendiamo ai fatti di casa nostra, dove la disoccupazione trionfa, dove si pagano i tributi più alti d’Italia a fronte di servizi fatiscenti, dove la sanità è alle corde, dove il welfare è solo presunto mentre chi ci governa parla di una regione in cammino.
Ma non sono solo queste le manchevolezze, l’elenco è molto più lungo. Naturalmente la priorità assoluta, per noi del sindacato, va al rilancio ed alla valorizzazione del SSN. Molti dei nostri pensionati e tanta altra povera gente non accede alle cure, non solo per il peso abnorme dei ticket, ma anche per le interminabili liste di attesa che sono diventate un sistema di contingentamento. La migrazione sanitaria verso le regioni del Centro – Nord è a livelli esponenziali; i livelli essenziali di assistenza non sono più garantiti. Ciò malgrado, dopo un settennato di commissariamento, i conti sono nel profondo rosso.
Le case della salute– nostro cavallo di battaglia – ricordo Cariati, Chiaravalle, Mesoraca, sono in itinere e chissà quando potranno essere fruibili. Così come è nel limbo la NON autosufficienza, che è diventata un’emergenza per l’Italia (due milioni e mezzo di persone) di cui quasi ottantatremila in Calabria.
Insomma, caro segretario, ho l’impressione che questo piano di rientro, alla fin fine, si sia rivelato una toppa peggiore del buco.
Assolutamente si, se un piano di rientro è solo fine a se stesso, se riduce la spesa sanitaria pro capite, se non prevede innovazione tecnologica, se manda a carte quarantotto l’intera sanità calabrese – con chiusure di ospedali, reparti, ambulatori, pronto soccorso senza prevedere un’efficace misura di medicina e di assistenza – ha fallito il suo compito. Pertanto va chiesto al governo centrale e regionale di mettere la parola fine a questa farsa ed abolire subito quel bella trovata del governo Monti che insieme alla FORNERO, ci regalò l’INTRAMOENIA, che serve soltanto a curare chi se lo può permettere ed ad allungare ancor più le liste di attesa.
L’aspetta un bell’andare, segretario, anche perché se il vento del rinnovamento è quello che soffia, è solo una piacevole (?) brezzolina…
Ha ragione, l’attuale governo anziché intervenire sui grandi patrimoni, con la flat tax premia i più ricchi mettendo in discussione il principio costituzionale della gradualità del prelievo fiscale.
Insomma cade il solito cetriolo e va sempre in…tasca all’ortolano?
Cercheremo di invertire la tendenza, ma non è facile conclude Gianni Dattilo, primo segretario della prima area vasta d’Italia: Catanzaro, Lamezia, Crotone e Vibo Valentia.