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Muse ispirate numi tutelari e vetusti faccendieri Che inciuci nel Pd lametino! Dopo un lungo travaglio la montagna partorì il topolino.

minilogoAlla fine Soriero, ispirato da divina musa e dal nume tutelare del domestico focolare, dopo lungo interiore travaglio e dopo aver interpellato il mago Otelma, ha tirato fuori dal cappello l’ignaro Richichi, che, designato a candidato sindaco di Lamezia, non si è ancora riavuto dallo shock. Se all’arrivo del commissario Soriero i maligni, volando alto, avevano parlato di schiaffo alla democrazia, oggi hanno dovuto ricredersi  e constatare che trattasi di losca manovra neo-revisionista di stampo troskista.
Infatti le vecchie glorie democrat, abbarbicate alla poltrona, attente al conteggio delle tessere, dopo aver valutato che la  procedura non dava esiti a loro favorevoli, han giocato a cavacecio ed adottato la politica attendista, studiando di volta in volta le occasioni che si venivano a creare. Sotto il fuoco degli incursori sono state bruciate le candidature di Reale, Zaffina, Costantino, Guarascio e Panarello. Quest’ultimi  due, comparse per manco un giorno, sono stati travolti dalla polvere di stelle caduta anche sulle vecchie glorie. Beh, bisogna riconoscerlo, il parterre pd non è che offrisse tante chances all’astuto Soriero che, incalzato dal fronte degli outsider del centrosinistra, si è visto costretto a calare l’asso, ben sapendo che l’innocuo Richichi, condiviso candidato ufficiale del Pd lametino destinato ad inglorioso insuccesso, vive di luce riflessa e non è, politicamente, un cavallo di razza.
Ho la vaga sensazione, però che l’enorme polverone sollevato nasconda un “criminoso disegno politico” degno del migliore Dan Brown. Cattivi pensieri i miei o forse fantascienza, ma in questa vicenda c’è molto politichese.
Suvvia, Soriero viene da mari profondi e l’apparato l’ha sempre utilizzato in occasioni in cui doveva imporre le sue scelte facendole passare, però, per decisioni prese consapevolmente e democraticamente dalla base  “vigile ed attenta”; la Lo Moro, dopo anni ormai di politica attiva a Palazzo Madama, vivaddio, qualcosa l’avrà imparata, anche perché a Roma Capitale –  dopo l’esperienza calabrese – tanto sprovveduta non era; il neo presidente del consiglio regionale on. Scalzo, poi, sembra che gli affari suoi sappia vederseli tutti.
Dan Brown docet: volete che politici di questo calibro non abbiano valutato l’evolvere della vicenda lametina in tutte le sue sfaccettature?
Potrebbe essere accaduto, per esempio, che centrosinistra e centrodestra abbiano stretto un patto di non belligeranza ?
Potrebbe essere accaduto che la poltrona del sindaco lametino sia diventata merce di scambio?
Ma va, queste sono illazioni che non stanno né in cielo né in terra, anche se la realtà amara è che ancora una volta …si  fumarono a Zazà.
Certo è che se per caso il centrodestra dovesse prevalere a Lamezia, mentre quasi l’intera penisola e la stessa Calabria sono andati in altra direzione, i democrat lametini avrebbero una bella responsabilità.
No, proprio no. E qui che casca l’asino: la responsabilità ricadrebbe su quegli squinternati outsider del centrosinistra che  per ambizioni personali han pregiudicato la conquista della poltrona di primo cittadino della terza città della Calabria da sempre alla ricerca della sua autonomia e della sua identità.
In questa vicenda c’è  puzza di intrighi ed inciuci. Magari i termini dell’accordo possono non essere esatti, ma sicuramente  manovre e camarille sono avvenute nei corridoi dai passi felpati.
Allo stato c’è un solo modo per destabilizzare il disegno criminoso: movimenti, associazioni e  gruppi, si uniscano, per la rinascita di Lamezia, sotto un unico cartello, strafottendosene di coloro i quali ritengono, presuntuosamente, di rappresentare il Pd, perché essi sono ormai un peso per la democrazia. Non dimentichiamo che il 56% dell’elettorato, è affacciato alla finestra, deluso dai giochi di potere.