Quella di Soriero, commissario commissariato ed ispirato, inviato a Lamezia a mettere ordine nella segreteria dei democrat senza che alcuno ne avesse avvertito la necessità – fatta eccezione per chi ha chiuso la stalla quando i buoi erano già scappati – ha nella metodologia richiami a principi e regole che, malgrado il tempo trascorso, non hanno perduto la loro validità.
Dividi e conquista, è un motto che si attribuisce a Filippo il Macedone: con esso si vuol significare che le divisioni, le rivalità e le discordie dei contendenti giovano a chi vuole dominarli per poi governare. La storia europea testimonia che tanti han fatto ricorso all’intuizione del Macedone e, mettendone a profitto gli effetti, si sono assicurati decenni di stabilità governativa.
Quanto il principio divide et impera sia efficace è dimostrato dal fatto che anche i contemporanei strizzacervelli, in tema di problemi computazionali frazionano i grandi quesiti in sotto-problemi e, dando soluzione a ciascuno di essi, arrivano alla soluzione del problema macro.
Ebbene, è quanto ha fatto Soriero, vetusto dirigente di antica, granitica formazione visceral-comunista. Inviato a Lamezia per mettere ordine nella segreteria dei democrat, pervasa da almeno quattro “anime”, non ha trovato di meglio che spaccare il fronte che si era contrapposto alla politica scellerata dei democratici ed, operando il distinguo tra candidati ufficiali del partito e “simpatizzanti di area“, ha calato l’asso Richichi (area Lo moro), di nomina celestiale, dopo aver convinto Reale e quanti altri a fare un passo indietro.
La sua prossima mossa sarà quella di sgombrare il campo del maggior numero di contendenti prima di andare alle primarie del centrosinistra, fissate per il 12 aprile. Sicuramente nella settimana post Pasqua avranno luogo febbrili incontri con Leone, Sonni, Piccioni, Panedigrano. Grandinetti ha già raggiunto il suo accordo.
Nella fattispecie, raggiungere l’accordo, spacciato come “convergenze positive su un progetto politico”, potrebbe significare: io do una cosa a te perché tu ne dia una a me.