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Progetto Lamezia Cooperazione e recupero culturale per uscire dalla spirale degli errori commessi

Credo che tutti noi lametini ci auguriamo che al più presto si possa eleggere un’amministrazione scelta dai cittadini.

Perché cambi qualcosa sono però necessarie alcune condizioni:
* che non ci siano collusioni degli eletti con la criminalità organizzata;
* che la burocrazia comunale sia efficiente e collabori a realizzare le scelte di un’ amministrazione autorevole democraticamente eletta;
* che ci sia un progetto concreto di sviluppo del territorio.

Solo se le prime due condizioni sono soddisfatte, ha senso la terza. 

Quali potrebbero essere le linee progettuali?

Da tempo dichiaro pubblicamente che i problemi del lametino non riguardano solo Lamezia Terme ma tutti i paesi a nord e a sud della Piana perché, come è stato ben evidenziato durante il Convegno per il cinquantenario di Lamezia Terme, esiste da molti secoli la consapevolezza di un’appartenenza a una realtà comune: politica e amministrativa sotto i Caracciolo e i D’Aquino, religiosa perché uniti tutti in una  medesima antichissima diocesi, economica e commerciale per l’interdipendenza reciproca di beni e servizi, culturale e linguistica come risulta dalle testimonianze storiche e letterarie degli scrittori del lametino.

Separata dal resto del Paese dal Massiccio del Pollino a Nord, prevalentemente montuosa e con evidenti difficoltà di collegamento tra i paesi più interni, la Calabria ha il suo centro politico e amministrativo a Germaneto, dove esiste anche un grande Ospedale cui fa riferimento tutta la parte del territorio occupato dall’antica provincia di Catanzaro, e dove è ubicata un’Università dalle grandi potenzialità.

Dalla parte tirrenica dell’Istmo esiste invece un grande polo commerciale, dove la Strada dei due Mari s’interseca con la Via del Progresso, con un facile accesso dall’Autostrada, nei pressi dello snodo ferroviario di Sant’Eufemia e dell’aeroporto. E’ sul lato tirrenico che la Calabria ha il più agevole collegamento col resto dell’Italia e col resto del mondo, e l’autostrada e la linea ferroviaria tirrenica a doppio binario garantiscono i migliori collegamenti col centro e il nord del Paese.

Questo è lo stato delle cose, e solo da queste premesse si può avviare un progetto politico che superi la miope rivalità tra comuni e guardi al vantaggio dei paesi dell’istmo, di Lamezia e Catanzaro, e di tutta la Calabria. 

Non si vuole sminuire in alcun modo l’importanza dei due altri centri di riferimento calabresi:  Reggio Calabria e Cosenza.

Ma Reggio Calabria è troppo decentrata in ambito regionale e storicamente orientata su Messina;  Cosenza è una bellissima città al centro di  un territorio  su cui da sempre ha esercitato una funzione egemone, ha un’importante Università, ma per certi aspetti deve comunque fare riferimento all’aeroporto di Lamezia e agli uffici regionali di Catanzaro e Germaneto.

Da tali premesse potrebbe svilupparsi un piano strategico di sviluppo che favorisca un più facile e razionale spostamento degli studenti verso l’Università di Germaneto, dei pazienti verso gli ospedali più specializzati presenti a Catanzaro, degli acquirenti verso i maggiori centri commerciali, degli sportivi verso la cittadella dello sport in costruzione all’incrocio tra Via del Progresso e la Strada dei due Mari.

Fondamentale a tal proposito è  la possibilità di spostamenti veloci garantiti da una metropolitana di superficie sull’asse aeroporto SUF, Stazione Lamezia Centrale, Germaneto-Catanzaro Sala, con un collegamento per Soverato già sviluppato.

Questo progetto strategico favorirebbe parecchio anche le zone interne della provincia di Catanzaro e Vibo Valentia e i paesi che s’affacciano sulla costa ionica.

I centri storici di Nicastro e Sambiase potrebbero essere collegati facilmente alla Stazione di Lamezia Centrale e all’Aeroporto, ripristinando e ammodernando la linea ferroviaria esistente, con l’accorgimento di pianificare adeguate aree di parcheggio nei pressi delle rispettive stazioni. E’ un servizio che andrebbe a vantaggio di tutta la parte nord della Piana e potrebbe essere finanziato coi fondi europei (male utilizzati). 

Le  ricadute economiche sarebbero notevoli sia sui posti di lavoro che sulle professionalità.

In una realtà politica in cui le ideologie tradizionali sono crollate e le aggregazioni sociali avvengono sulla base di concrete necessità delle popolazioni, partiti e imprenditori dovrebbero comprendere che solo la cooperazione e non l’assistenza clientelare possono arrecare i benefici sperati e che un possibile sviluppo non può prescindere dall’esperienza del passato.

La posizione geografica del meridione e la storia che conosciamo ci dovrebbero convincere che i tentativi di industrializzazione del Meridione del passato sono stati fallimentari e alla lunga dannosi; che la possibilità di crescità è legata alle nostre potenzialità: la produzione agricola tipica delle nostre zone e le notevoli bellezze naturali da valorizzare malgrado l’incuria e gli scempi edilizi.

Una cooperazione delle varie aziende agricole per la valorizzazione dei nostri prodotti e l’incoraggiamento delle amministrazioni a sviluppare un’industria legata all’alimentare hanno, a mio parere, una buona possibilità di far crescere il territorio e creare posti di lavoro.

L’altra strada per una crescita è rappresentata dalla capacità di coniugare cultura e industria del turismo. E’ una prospettiva che tutte le amministrazioni  di Lamezia Terme  hanno sempre trascurato, forse perché c’è molto da lavorare e poco danaro da far girare.

Mi sono sempre stupito notando che, appena si giunge negli alberghi di Fiuggi o di Chianciano, si trova nella hall una serie di cartine e depliant sulle località, musei, abbazie e bellezze artistiche e archeologiche nei dintorni, col suggerimento di percorsi anche con mezzi pubblici.

Sappiamo che la Calabria non è Roma o Firenze o Venezia; eppure anche da noi, nel lametino e in un raggio di pochi chilometri dalle Terme di Caronte, esistono Musei, resti archeologici importanti, Monasteri medioevali ancora attivi, bellezze naturali e paesi caratteristici, che meritano di essere ricordati e visitati.

Forse ciò che manca a noi calabresi è la conoscenza del nostro passato e l’orgoglio di ritrovare nelle nostre radici la capacità di richiamarci a un nostro modello di crescita, e non a modelli lontani dalla nostra tradizione.

I problemi della Calabria sono tanti e anche i percorsi suggeriti non sono di facile realizzazione, eppure è solo in un’ottica di cooperazione e recupero culturale che possiamo tracciare un percorso per uscire dalla ripetizione compulsiva degli errori commessi.