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La realtà sociale è malata di narcisismo Depressione, nevrosi e droga sono segni indelebili di un lento declino

Tutti noi, fin da bambini, abbiamo ascoltato dai nostri genitori la fiaba di Biancaneve e della matrigna, la Regina cattiva. Le fiabe  dei paesi nordici, gli antichi  miti greci o le storie della Bibbia fanno parte integrante dell’immaginario collettivo dei popoli europei e americani.

Noi amiamo e ricordiamo queste storie perché inconsciamente vi ritroviamo delle esperienze sedimentate che riguardano l’umanità di tutte le epoche. Jung li definiva archetipi, e li ritrovava in mitologie di popoli che non avevano avuto sicuramente alcun contatto fra loro. Claude Lévi-Strauss ricercò, nelle mitologie di popoli diversi, temi riconducibili a uno schema unitario fondato su formule matematiche. Il letterato e antropologo russo Vladimir Propp, nel suo famoso libro Morfologia della fiaba, ritrovò schemi narrativi che si ripetevano nelle fiabe russe da lui studiate.

La fiaba di Biancaneve, che ha incantato tante generazioni di fanciulle e fanciulli, ruota intorno ad un oggetto di uso comune: lo specchio.

Ci guardiamo ogni giorno allo specchio per farci la barba, per controllare l’aspetto che noi offriamo allo sguardo degli altri, e talvolta lo specchio ci rimanda un’immagine di noi diversa da quella che immaginiamo. I segni del tempo mutano il nostro aspetto e, anche da giovani, capita che i ragazzi non trovino nell’immagine specchiata i lineamenti che la televisione, le riviste o internet ci propongono come modelli vincenti e alla moda.

La Regina cattiva interrogava ogni giorno lo specchio: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”

Un brutto giorno lo specchio, che aveva sempre risposto che la più bella era la Regina, risponde che ormai la più bella è Biancaneve, la sua figliastra.

La rivalità tra vecchia e nuova generazione si ripropone puntualmente, ma la Regina non l’accetta e chiede a un fido boscaiolo di uccidere la fanciulla, fingendo che si sia perduta nel bosco.

Salvata dalla pietà del boscaiolo, Biancaneve trova riparo nel seno della Grande Madre Natura e vive in armonia con gli animali del bosco e la semplice umanità dei Sette Nani. Ma la Regina cattiva non ha pace di fronte allo specchio che le rimanda la realtà e  trova il modo di avvelenare Biancaneve. 

E’ l’amore del Principe Azzurro, l’amore per l’Altro fuori di noi, che consentirà a Biancaneve di tornare alla vita.

L’antico mito di Narciso e di Eco tramandatoci dalle Metamorfosi di Ovidio affronta lo stesso tema da un punto di vista complementare. Il bellissimo Narciso è un meraviglioso adolescente che, desiderato da  ragazzi e ragazze,  rifiuta sdegnosamente ogni rapporto con gli altri. La bellissima ninfa Eco che l’ama perdutamente, si consuma a tal punto per l’amore rifiutato che di lei rimane una voce senza corpo che ripete le ultime parole di chi parla. Un giorno Narciso, specchiandosi nell’acqua limpidissima di una fonte, vide la sua immagine riflessa e se ne innamorò a tal punto che tentò di abbracciarla. Anche l’immagine  riflessa tendeva le braccia verso Narciso come per abbracciarlo, e Narciso si tuffò nell’acqua morendo annegato.

A differenza di Biancaneve, Narciso rifiuta l’Altro perché ama solo se stesso e finisce per suicidarsi.

La cultura greco-romana e quella cristiana hanno cercato di superare, anche se in modo diverso, questa tendenza egoistica insita nella psiche umana che Freud per primo ha individuato. 

Nell’antica Atene Socrate, in un toccante dialogo, confessa agli amici di dover accettare la sentenza di morte decretata ingiustamente dallo Stato perché la legge va rispettata, anche quando la riteniamo ingiusta. Il valore dell’insieme è superiore al valore di una parte dell’insieme.

Virgilio, alcuni secoli dopo, concluse il suo grande poema, Le Georgiche, con il racconto sulla vita sociale delle api, prese a modello di una società umana armoniosamente unita e operante, alla fine di un periodo di guerre civili che avevano dilaniato la società romana.

Il cristianesimo con il messaggio fondamentale ama il prossimo tuo come te stesso, invita i credenti a cogliersi come parte di un progetto divino che considera tutti gli uomini fratelli in Cristo e figli di Dio. Per  Francesco d’Assisi, ogni realtà creata, vivente o non vivente, è nostro fratello o sorella e va rispettata, custodita e amata.

A questo messaggio francescano, aggiornato ai tempi presenti, si è richiamato Papa Francesco nella Enciclica Laudato si’ : «In un mondo dove tutto è intimamente connesso la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economiamondiale».

Dagli anni ottanta del secolo passato la spinta individualistica insita nella società dei consumi è cresciuta enormemente nelle famiglie, nella scuola, nel diffondersi di ideologie che puntano sempre più al successo individuale e sempre meno alla crescita complessiva della società e all’equilibrio ambientale.

La competizione a livello globale ha spostato in secondo piano il rispetto dell’altro, il rispetto della legge, il valore della solidarietà, la carità cristiana, la consapevolezza che non siamo i padroni del mondo, ma solo una parte del mondo.

Non dobbiamo meravigliarci più di tanto se la violenza è aumentata enormemente: violenza contro le donne e i più deboli in genere; violenza contro se stessi con l’aumento dei casi di anoressia, depressione, nevrosi, droga. 

Sono tutti segni inequivocabili di una realtà sociale malata di narcisismo e tendenzialmente suicida.