Il giuoco delle parti è una commedia in tre atti scritta da Luigi Pirandello un secolo fa. Fosse vivo ai nostri giorni, lo scrittore e drammaturgo siciliano sicuramente avrebbe tanto da scrivere sulla “commedia senza fine” della sanità calabrese, sul cui proscenio si alternano, con ruoli e parti diverse, Mario Oliverio, governatore della Calabria, la Ministra della sanità Giulia Grillo, l’on. pentastellata Dalila Nesci, l’ex commissario ing. Massimo Scura, predecessore del gen. Saverio Cotticelli, attuale commissario alla sanità affiancato dal manager Thomas Shael. Taccio, e me ne scuso, su personaggi di spalla e comparse.
Alla luce di quanto sta avvenendo probabilmente il Nobel siciliano avrebbe da cambiare, cosa non facile, il suo pensiero – relativismo psicologico tra vita e forma – e quel concetto filosofico per il quale, alla fin fine, i sentimenti straripano e prevalgono sulla ragione.
Ma è bene non perdere la bussola della concretezza, restare con i piedi a terra e rifuggire dai propositi dei falsi profeti, perché la sanità calabrese è ben lontana dalla sublimità dei “pensieri pirandelliani” e molto più vicina ad un dramma di Sofocle.
E così sarà fino a quando la Politica, per puri fini elettorali, avrà la pretesa di gestire la Sanità su tutto il territorio nazionale.
Come è noto le condizioni del settore sanitario calabrese sono talmente disperate che il governo in carica, ha ritenuto, in un Consiglio dei Ministri tenutosi a Reggio C. qualche mese fa, di dover adottare misure drastiche per far fronte ad una situazione unica in Italia. Ha, pertanto, varato un decreto Calabria che ha sollevato consensi (da parte dell’utenza) e non poche critiche (da parte del mondo politico).
“Vogliamo in Calabria una Sanità pubblica forte, di qualità per tutti e per questo rivendichiamo – ha scritto lo Spi – Cgil dell’Area Vasta Centro CZ, KR, VV – lo sblocco del turn-over; il recepimento da parte della Regione Calabria del nuovo piano nazionale di Governo delle liste di attesa; il diritto dei cittadini di ricevere le cure sanitarie nel territorio in cui vivono; la realizzazione delle case della salute; l’attuazione di un programma di interventi straordinari per superare le condizioni di degrado in cui versano molte strutture sanitarie pubbliche”.
Ma, per aver sollevato tante critiche e malumori da parte dei politici calabresi, cosa contiene il decreto Calabria, approvato dal Cdm e pubblicato il mese scorso sulla Gazzetta Ufficiale?
Prima di tutto:
- il conferimento al commissario Cotticelli ed al sub commissario Thomas Schael, per l’attivazione del piano di rientro, di nuovi poteri di controllo sui dirigenti del servizio sanitario regionale, sottraendoli al presidente della regione Calabria;
- vincoli stringenti su acquisti e forniture che il Ssc dovrà, d’ora in avanti, effettuare attraverso la centrale nazionale per gli acquisti della pubblica Amministrazione (Consip) oppure attraverso le centrali di committenza di altre regioni, nonché nuove prescrizioni relative alle procedure di affidamento sotto soglia che dovranno essere effettuate con il coordinamento dell’Anac, autorità nazionale anti corruzione;
- progettazione degli interventi di edilizia sanitaria e quelli relativi all’adeguamento tecnologico della rete di emergenza non saranno più gestiti a livello regionale, ma dovranno passare attraverso Invitalia;
- via tutti i commissari nominati dalla Regione che sono decaduti il giorno successivo alla pubblicazione del decreto sulla G.U.;
- una serie di misure di interesse nazionale che vanno dalla spesa per il personale del Ssn alla formazione medica ed a norme specifiche su medici di base (accesso ai corsi e massimali), carenza di farmaci e quote premiali.
“Si è tentato di presentare il decreto sulla sanità in Calabria –ha prontamente replicato il governatore Mario Oliverio – come un provvedimento di portata risolutiva dei problemi della sanità calabrese, ma in realtà esso ha il solo scopo di mettere le nomine dei commissari delle aziende sanitarie in capo al Governo con la possibilità di derogare dalle norme e dalle regole previste per tutte le altre regioni della Italia. Durante la discussione parlamentare è emerso quanto da noi evidenziato nel corso dell’audizione in Commissione ovvero l’incongruenza ed assoluta inadeguatezza di un provvedimento che non contribuirà ad affrontare i problemi della sanità calabrese ma ad aggravarli”.
Fuori dal coro, ed evidentemente per dare maggiore credibilità al suo triennale operato nella veste di commissario ad acta della sanità, l’ing. Massimo Scura ha inviato una lettera ai parlamentari calabresi invitandoli a non votare il “Decreto Sanità fondato su tre bugie”: non è vero che nel 2018 i Lea siano stati inferiori alla soglia prescritta; non è vero che la perdita sia inferiore alla copertura fiscale e che la mobilità passiva si sia ridotta di 22 mln.
E’ questo l’ultimo episodio del “de salutis bello” intercorso, senza esclusione di colpi, tra Oliverio e Scura in questi anni in cui la matematica, scienza esatta per universale accezione, non ha mai saputo di cosa si stesse parlando né se quanto detto fosse vero.
A surriscaldare gli animi dell’universo che gira attorno al “pianeta dei sempiterni mantenuti” poi c’è voluto poco: ognuno ha detto la sua non nell ’ottica dell’utenza sanitaria sofferente, bensì per la difesa del proprio status quo, nunc et post.
Viviamo in una realtà, noi calabresi e non solo, in cui ciascuna delle parti in lizza tenta di buttar fango l’uno sull’ altro e, ubriacati da numeri e ciance, non riusciamo a discernere chi difende gli interessi dei deboli e chi, invece tesse orditi e trame per i tornaconti suoi e per quelli degli accoliti che lo sostengono.
Nel decalogo, non quello dettato a Mosè sul Sinai, ma quello formulato dalla sagacia ed accortezza popolare, all’ articolo quinto recita: “ chi ha in mano la sanità ha vinto”.
Ed è in questa logica che i bisogni e i dolori dell’umanità sofferente sono ignorati, le ambizioni di tanti sono frustrate da concorsi a misura d’uomo, nepotismo ed assunzioni solo per chi appartiene al cerchio magico, prebende ed appannaggi per gli amici e gli amici degli amici.
Così è… se vi pare, diceva Pirandello!