Alla ricerca di qualcosa da vedere, che non fossero le solite “melenzate” proposteci dalla tv di stato, come puntualmente accade in tempi estivi, l’altra sera “zappettavo”, da un canale all’altro, per trovare qualcosa di mio gradimento che ritardasse, data la calura, il notturno tormento delle Erinni.
Su una emittente del luogo, mi è apparso il volto del gen. Saverio Cotticelli, commissario ad acta della (in)sanità calabrese, proprio nel momento in cui egli diceva : basta col mammellone da succhiare, cerco di far capire a tutti coloro che hanno gestito finora la sanità che il passato non torna più.
Parole dure, ma che musica maestro per le mie orecchie! Le avessi profferite io avrei detto , nello slang del luogo, che chi ha portato la sanità calabrese alle attuali condizioni, non avrebbe dovuto “pigliari mai minna”.
Andando per vie brevi il gen. Cotticelli – davanti alla platea composta da amministratori e cittadini del Pollino – Esaro, convenuti in trecento alla Cittadella regionale per evidenziare l’ emergenza sanitaria di quell’area, sottolineo comune a tutto il territorio che va dal Fondo valle Noce a Capo Spartivento, tanto per rimanere tra le mura domestiche – ha sgranato il suo rosario smentendo quella credenza che tutti i salmi finiscono in gloria, senza però chiudere le porte in faccia a nessuno se “ il mio senso di legalità”, egli ha aggiunto, troverà la considerazione che merita.
Certo, ha ribadito Cotticelli non ci sarà “un ritorno al passato” e chi commette illegalità o manifesta incapacità gestionale sarà avvicendato.
Ha affondato, poi, egli il coltello nella piaga : la sanità non è solo un problema politico; abbiamo accertato situazioni di gravissima irregolarità, di infiltrazioni, competenza dell’autorità giudiziaria.
Nella sua disamina il commissario governativo ha anche accennato all’enorme confusione che regna nelle assunzioni, alcune avvenute per decreto commissariale, altre autorizzate per lettera: una guerra tra poveri – egli l’ha definita – ma scorreremo le graduatorie di coloro che non hanno vinto il concorso forse perché “non avevano l’amico a New York”.
Non è certo un quadro di Botticelli, dove trovano armonia ed equilibrio compositivo forme, colori, spazi e luci, quel che vien fuori dalla relazione del commissario ad acta ma, egli sostiene, troveremo il modo di imporre legalità e trasparenza.
Certamente è un compito arduo, perché non c’è solo da ripristinare, ma prima e soprattutto individuare ed imporre trasparenza e legalità, laddove queste sono state disattese, come nelle assunzioni e negli appalti, assegnati, a tutt’oggi, anche e finanche senza l’espletamento di pubbliche gare ed all’insegna della provvisorietà definitiva.
E non si è trattato di un problema politico – ha ribadito Cotticelli – perché abbiamo accertato cose brutte e gravi che hanno fatto della sanità un mammellone dal quale suggere ininterrottamente, da anni, risorse venute meno all’utenza sofferente.
Nell’occasione poi il commissario ad acta ha presentato la neo sub commissaria Maria Crocco di Cosenza che vanta nel suo curriculum il risanamento della sanità abruzzese.
Preoccupatissimo il governatore Oliverio, per le tristi condizioni nelle quali versa la sanità calabrese, ha convocato in Regione, il 25 luglio u.s., il gen. Cotticelli, i prefetti delle cinque province calabresi, il delegato alle politiche sanitarie Pacenza ed il dirigente alla sanità Belcastro.
Al vaglio le gravi problematiche che affliggono il servizio sanitario nazionale per la qualità dei servizi, per la paralisi gestionale degli ospedali calabresi nonché, addirittura, per l’impossibilità di approvvigionamento di farmaci salvavita.
Naturalmente da questo tavolo – al quale io avrei invitato anche l’ing. Scura, l’ultimo dei Titani che si è cimentato, solo per qualche annetto, nel tentativo di salvaguardare la salute di tutti noi altri, quanto avvenuto è da ricondurre giammai ad incapacità gestionale, bensì al vuoto legislativo prodotto dal D.L. n.35 del 2019 (paralisi gestionale di approvvigionamento anche di farmaci salvavita) passando poi per l’art. 6 del decreto Calabria (divieto della Regione di espletare gare d’acquisto con la propria stazione unica degli appalti) per finire alla quota 100, che ha causato la desertificazione di medici ed ausiliari nelle corsie ospedaliere della Calabria.
Franco e proficuo è stato definito l’incontro; foriero di una grande collaborazione tra Oliverio, Pacenza, Belcastro ed il commissario ad acta Cotticelli.
Certo rispetto al “rimbalzino”di ieri, giocato accanitamente tra i Troiani (Scura) e gli Achei (Oliverio, Pacenza e compagni) è un gran passo avanti. Nell’epilogo è mancato solo il “sortilegio” del cavallo e l’ingegno di Ulisse, ma restano, di quella tenzone, cenere fumanti con le quali cospargersi il capo.
Bando a sarcasmi, ironie e ripensamenti: si intraprenda pure la strada più giusta per risollevare le sorti della sanità calabrese. Però, gen. Cotticelli, noi altri moriamo dalla voglia di sapere chi ha indebitamente ciucciato dal mammellone materno.
E Lei, in nome della trasparenza e della legalità, è l’unico deputato a scrivere quest’ ultimo capitolo di una storia senza morale.