di Renato Borelli
Immaginate, amici lettori, l’aretino Francesco Petrarca nell’ odierna Lamezia Terme, città che si accinge, dopo 24 mesi di “purga istituzionale” a recarsi alle urne. Avrebbe, egli, impiegato un attimo a comporre – sulla guisa della celebre Italia mia, una canzone per la nostra città: Lamezia mia, anche se le parole sono inutili a sanare le piaghe mortali del tuo bel corpo, lascia che almeno il mio dire … arrivi alle orecchie giuste, aggiungo io, per tagliar corto.
Le elezioni lametine sono state indette dal prefetto di Catanzaro, Francesca Ferrandino, per il prossimo 10 novembre. Nella realtà l’esecuzione delle stesse è subordinata alla decisione del Consiglio di Stato che se dovesse convalidare la sentenza del Tar Lazio, automaticamente reinsedierebbe Mascaro, la sua giunta ed il consiglio comunale tutto. In tal caso le elezioni avrebbero luogo alla scadenza naturale, vale a dire nel 2020.
Naturalmente, nell’incertezza degli eventi, nella città della piana ferve l’attività politica delle forze e dei partiti (lemmi un po’ disinvoltamente abusati) dal momento che, in tempi di democrazia liquida, barriere e steccati ideologici non hanno più ragione di esistere e se prima i cambi casacca, sdoganati dal trasformismo depretiano, avevano sporadica applicazione, oggi impera la “disinvoltura più disinvolta” per la quale non fa specie alcuna cambiare maglia…rossa, gialla o verde che sia, tanto la tifoseria è sempre la stessa.
L’orizzonte politico lametino non si differenzia molto da quello nazionale anche se, in sedicesima, ricalca le giravolte politiche e lo stato confusionale che regna ai massimi livelli dove i dissidi sinistroidi hanno dato spazio alla destra più becera senza rendersi conto di quanto burrascosa sia stata la strada finora percorsa.
Nella città della piana i dem, praticamente non esistono più, così come nel resto della regione, dove Magorno, ex segretario regionale, dopo aver tentato il connubio tra democratici e pentastellati, addirittura si è ritirato sull’Aventino in rivolta contro il suo partito, probabilmente perché deluso nelle sue aspettative carrieristiche.
Ad oggi gli interventi di Gianluca Cuda, segretario provinciale, e del badante Giovanni Puccio, pieddino quattro stagioni nonché responsabile regionale degli enti locali, non hanno sortito niente di che tra i pdieddini lametini, l’un contro l’altro armati. La verità è che nell’ intera sinistra, della quale fa parte anche Lamezia Bene Comune (Piccione e Reale), sono presenti molti generali senza truppa e… tanti delusi alla ricerca di un posto al sole. Per la candidatura a sindaco due i nomi: Gioacchino Tavella ed Anita Vitale.
A questo punto non è azzardato ipotizzare, dato il palpabile malcontento serie difficoltà non solo nella raccolta dei consensi ma anche nella composizione delle liste elettorali in assenza di candidati disposti a vestire i panni di agnelli sacrificali.
A destra il vento del rinnovamento non si è nemmeno trasformato in piacevole brezza, anche qui non si respira aria pura: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc, Cdu, Movimento per la sovranità, hanno riesumato le vecchie glorie da affiancare a giovani virgulti, probabilmente per dar vita ad un gruppo consiliare assennato, capace di voltare pagina ed avviare una fase di rinnovamento.
Personalmente non ci scommetterei se spin doctors e primattori sono quei personaggi che già han fatto scrivere pagine tristi per una città ormai stanca. Per la candidatura a sindaco si fa il nome dell’avv. Pasquale Scaramuzzino già sfortunato sindaco lametino, anch’egli esonerato, col suo consesso, per infiltrazioni mafiose. Potrebbero convergere su questa coalizione gli ex consiglieri Salvatore Vescio, Armando Chirumbolo e Luigi Muraca, tutti pronti a salire sul carro del vincitore. Al momento
Massimo Cristiano (Movimento Territorio e Lavoro), ex candidato con Mascaro alle scorse elezioni, è fuori da questa formazione, ma tutto può accadere fino all’ultimo istante. Parrebbe anzi, da indiscrezioni appena trapelate, che a giorni lo stesso annuncerà la sua candidatura a sindaco.
Comunque vadano le vicende giudiziarie l’avv. Paolo Mascaro, al momento ex sindaco, certamente si riproporrà, fuori da ogni partito e con tre liste, una delle quali patto sociale con l’avv. Giancarlo Nicotera, già suo consigliere comunale.
“Lamezia Libera Lamezia Viva”: Milena Liotta, candidata a sindaco e Giovanna Viola sua portavoce, non condividendo più la linea e la gestione del Pd lametino, han dato vita alla lista rosa. Contestano le imposizioni del partito democratico specialmente nelle tornate elettorali “ metodo che non possiamo accettare anche perché non utile alla città. Guardiamo ad Italia Viva di Renzi che mette i campo indirizzi nei quali ci riconosciamo e che vorremmo attuare nella nostra amministrazione comunale se avremo il consenso dei lametini”.Si dichiara disponibile, la Liotta, a rimettere la sua candidatura a sindaco se si dà vita ad un progetto di comuni impegni per la rinascita della città.
Lamezia torni al voto ma con liste pulite, tuona il deputato Giuseppe D’Ippolito che apre la lista dei pentastellati anche ai non iscritti, ma sub condicione. Premesso che i 5Stelle in linea di principio non si coalizzeranno con altre liste, parrebbe siano in atto contatti ed incontri con aree cattoliche e con la stessa Lamezia Bene Comune. Però tutto ciò vale fino a ieri perché se Roma dovesse arrivare a conclusioni diverse, connubio pieddino – pentastellato anche nelle periferie, lo spartito cambierebbe.
Tralascio di parlare di cespugli, cespuglietti, fronde ed arbusti, insomma di quelle liste di appoggio che a volte, pur insignificanti, risultano strategiche per ottenere prebende ed appannaggi. Sono il prezzo da pagare all’esercizio della democrazia. Ed a tal proposito nessun partito o movimento lametino ha accettato di presentarsi all’elettorato con una sola lista per ciascun candidato a sindaco.
Questo è l’orizzonte politico cittadino, fumoso anzi che limpido e, speriamo non gravido di tempeste.
Certo l’aver aperto avelli e sarcofaghi ed aver riesumato vecchie glorie non lascia tranquillo nessuno.