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CI SARÀ UNA PRIMAVERA LAMETINA? Certamente… se i santi fanno ancora miracoli


Seconda Puntata

  • Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose e chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di gente onesta. (Benedetto Croce)
  • Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. (Borsellino)
  • Poiché un politico non crede mai in quello che dice, quando viene preso alla lettera rimane molto sorpreso.(De Gaulle)
  • La situazione economica e  politica a Lamezia non è grave…ma di più.

A leggere i numeri di Banca d’Italia relativamente alle economie regionali e territoriali per settori di attività economica e Pil,  si ha la percezione di quanto economicamente poveri siano i calabresi e di quanto indigente sia, tra i poveri, il lametino.
Eppure, apparentemente, Lamezia è una città vivace, nella quale sicuramente si vive al di sopra dei parametri di Banca d’Italia: gran parco macchine, tutte le griffes presenti con aperture dirette o in franchising, un numero di ipermercati spropositato rispetto al bacino di utenza, ristoranti e pizzerie a go – go, sportelli bancari e finanziarie a iosa, malgrado il Pil sia staticamente basso.
In una situazione di questo genere è chiaro che ci si trova di fronte ad un’economia non solo sommersa, (evasione ed  elusione) ma in gran parte da quel che appare, anche di dubbia provenienza.
Non è, quindi, una città facile e nemmeno da buon samaritani.
Sto ascoltando le dichiarazioni programmatiche dei candidati a sindaco e le mie perplessità vanno a mille. Attenzione! Non faccio il tifo per nessuno e se mi sbaglio ne farò pubblica ammenda.
Stiamo assistendo ad una campagna elettorale tipo anni ’60: si accenna a problemi annosi e, a tal proposito,  ognuno dei candidati dice la sua. Tutti hanno la soluzione sotto il cuscino.
Evidentemente gli spin doctors hanno avuto vita facile ed hanno ristretto il loro campo di azione, o hanno menato a campare, se   non sono andati al di là dei Rom, della Multiservizi, del decoro urbano, del senso civico, della salubrità termale,  dell’aeroporto e della centralità geografica di questa città malmessa e violentata in quelle che erano e  sono i doni di un cielo caritatevole.
Facta non verba dicevano i latini e di parole ne sono state fatte tante.
A nessuno è venuto in mente che è quanto mai necessario  cambiare  registro:  basta con la solita solfa  della grande  Lamezia; essa non ha più senso in quanto  lo sviluppo dell’area va ripensato in una visione allargata a tutti i comuni che si affacciano  sulla piana lametina,  insieme ai quali stabilire e condividere strategie di sviluppo da perseguire nell’interesse comune, in virtù di quel concetto che più sono le forze in campo più si ottiene.
Immaginate una forza d’urto  di 140.000 persone, abitanti nei 24 comuni che si affacciano sulla Piana e sul Tirreno, tesi e coesi verso comuni obiettivi di sviluppo socio economico, senza con ciò rinunciare alla propria identità ed alla propria autonomia.
Fatto non trascurabile poi è  che la città non ha direttrici di sviluppo e quelle connaturate al territorio, agricoltura e turismo,  settore manifatturiero ed artigianato –  che  opportunamente gestite potrebbero diventare la forza traente dell’economia –  sono invece abbandonate a se stesse.
L’agricoltura, che costituisce un  ambito produttivo cruciale, non è apprezzata, se è vero come è vero,  che migliaia di ettari di terreno dell’ubertosa piana  sono incolti. Forse perché latita la cooperazione o forse perché gli amministratori non hanno mai pensato ad una cabina di regia che stimolasse, favorisse l’associazionismo e ne prendesse in mano la gestione.
Manca un piano strategico per la realizzazione di un sistema turistico ricettivo che non si limiti ai solo territori costieri,  ma che si connetta anche al patrimonio di risorse dei paesi montani  ed a quel turismo termale che pur avendo acque solfuree apprezzate già dai Romani, non sono convenientemente sfruttate, né dal concedente né dal concessionario.
Ascoltare Ruggero Pegna, candidato a sindaco per il centrodestra, sostenuto da tre liste – Fratelli d’Italia, Udc e Forza Italia – nell’intervista condotta da Paolo Giura, mi ha richiamato alla mente un personaggio abilmente descritto da De Amicis nel suo libro Cuore, il maestro Giulio Perboni, che dedicava agli  alunni tutte le sue attenzioni.
Parimenti al maestro Perboni,  Pegna con la sua persuasiva narrazione, si è fatto portavoce della esigenza di unione sociale e della celebrazione di quei valori dei quali, noi lamentini, siamo stati sempre carenti: legalità, trasparenza, maturità e serenità.
Ha esortato, quindi,  i compagni di cordata a non farsi prendere dall’assillo della vittoria: “dobbiamo conquistare il voto con le nostre idee, con la nostra capacità, trasparenza ed onestà. Non dobbiamo perder mai la dignità”.
Intervento quanto mai necessario se pensiamo che  le ultime due  volte in cui il consiglio comunale è stato sciolto, alla guida c’era una coalizione di centrodestra come quella che oggi sponsorizza Ruggero Pegna  (Forza Italia, Udc, Fratelli d’Italia).
Assicura, il candidato sindaco, che è stato fatto un lavoro certosino nel controllare le liste elettorali, anche se non si può essere sicuri di niente. Per ovviare all’incertezza “basterebbe – egli ha detto – un certificato di candidabilità, il cui onere dovrebbe ricadere sullo Stato”. Non mi sembra una buona idea in quanto questo discorso andrebbe a cozzare con tutte le leggi, improntate al garantismo, per la libertà e la tutela del cittadino. Basta pensare a tutti i politici che malgrado siano stati  condannati in primo grado sono inamovibili fino a sentenza definitiva, così come i sindaci che, anche se dichiarati incandidabili,  restano in carica fino alla naturale scadenza della consiliatura.
Poi Pegna, dopo aver annunciato che la sua amministrazione porterà Lamezia ad una rivoluzione urbanistica, enfatizzando un asse S. Eufemia – Germaneto ed un’area metropolitana di cui Lamezia è fulcro, preso da mistico furore  ha preconizzato una città nuova, ricca di punti di incontro per le famiglie, per i bambini ed i diversamente abili,  di parchi acquatici, di porto turistico, di acquario meridionale, di accademie di musica, moda e cinema e chi più ne ha ne metta.
Ma c’è qualcosa che non torna in tanta enunciata futura fattività: Pegna è sponsorizzato dalle vecchie glorie lametine appartenenti agli stessi partiti responsabili del secondo scioglimento del civico consesso cittadino.
Mi assale un dubbio : non è che, nel tentativo di darsi una mano di biacca politically correct  Ruggero Pegna sia stato chiamato a fare lo specchietto per le allodole?
E’ questa la prima domanda che ho fatto all’imprenditore lametino nel corso della trasmissione di Paolo Giura.
Si le sigle sono sigle, ma molti di quei nomi che hanno fatto la politica di quegli anni non ci sono più. Io stesso avrei avuto difficoltà ad averli alle spalle. Tanti candidati di ieri sono presenti oggi  in altre liste.
I componenti delle mie al 95% (di cui l’80% giovani) sono volti nuovi che partecipano per la prima volta ad una competizione elettorale. Per avere volti nuovi non dobbiamo necessariamente distruggere i simboli e la storia politica lametina.
Pegna,  è stato veramente bravo a controllare le liste ed a stringere tutti attorno ad un programma in un battibaleno. Peccato che per una sua opinione sulla vexata quaestio dei migranti abbia perduto l’appoggio della Lega. Da sindaco di Lamezia,  se le fosse richiesto accoglierebbe altri migranti?
Mi pare che Lamezia sia già un modello in questo senso grazie a figure importanti che hanno creato in questi anni una storia dell’accoglienza a livello locale e regionale.
Bello, meraviglioso,  se non avessimo i problemi di cui in premessa.