La pena che i buoni devono scontare
per la loro indifferenza verso la cosa
pubblica è quella di essere governati
da uomini malvagi
Platone, più di 2000 anni fa.
Non so chi vincerà queste elezioni amministrative delle quali i politologi hanno già decretato i fasti ed assegnato il serto dei vincitori. So per certo invece, chi le elezioni le ha perdute: la città intera che, considerati i rappresentanti sesquipedali eletti, ha manifestato, ancora una volta, di voler vivere la politica passivamente.
Sarà per le ataviche, cocenti delusioni vissute, per rassegnazione, ma si sono recati alle urne solo il 55% scarso degli aventi diritto, percentuale che se mal non ricordo, è di oltre il 10% inferiore a quella delle scorse amministrative. Il che è un dato che desta preoccupazione, in quanto il restante 45% dei lametini si è, autonomamente, iscritto nei registri elettorali con la qualifica di “balconaro”.
Il disimpegno però, non assolve dalla colpevolezza di essere solo spettatori della democrazia della polis, perché – per dirla con Cacciari – il sonno della ragione potrebbe far correre seri rischi.
In un mio precedente scritto, relativo ad un “tour” tra i sei candidati a sindaco per sentire i loro umori, con molta schiettezza sostenevo di avere avuto la sensazione del vecchio stantio, ma non quella del nuovo che avanza – come hanno gridato ai quattro venti gli aspiranti sindaco – in questa terra dove i gattopardi sono residenti da anni.
Lamentavo anzi, a fronte dei problemi atavici di questa città – mancanza di un piano sulle direttrici di sviluppo, sull’emigrazione dei giovani in cerca di lavoro, sulla carenza dei servizi essenziali, sulla necessità improrogabile di uscire dall’assistenzialismo e dal clientelismo – la percezione fastidiosa derivante dall’ascoltare il solito refrain relativo al decoro urbano, allo sviluppo turistico e termale, alle capacità potenziali della città per la sua centralità geografica, a parchi acquatici ed acquari meridionali e, perché no, mi sia concesso, anche un Festival del Mediterraneo. Il tutto permeato dalla legalità e dalla trasparenza.
Tralascio, poi le vetuste amenità relative alle spire avvolgenti e soffocanti di chi, temendo lo sviluppo della grande Lamezia, ha sempre frapposto il bastone tra le ruote.
Non un cenno al fatto che questa città non ha mai avuto una classe politica degna di tal nome e capace di guardare al di là della siepe, come avvenuto anche in questa ultima edizione elettorale che, date le premesse, non poteva avere esito diverso: la consegna della città al centrodestra che, vivaddio, dell’attuale, ma anche del vetusto stato di impasse, ha le maggiori responsabilità.
Così è accaduto che i sorbonagri pieddini ( termine con il quale Gianni Brera appellava i professoroni presuntuosi ed acidi ) Gianluca Cuda, segretario provinciale, Giovanni Puccio responsabile regionale degli enti locali, ed Antonio Sirianni, segretario cittadino nominato sul campo per meriti speciali, tutti insieme appassionatamente, con mossa avveduta e lungimirante hanno tirato fuori dal cilindro la candidatura di Eugenio Guarascio che, più confuso che persuaso, ammaliato dalla chimera politica, ha smarrito la via maestra del pragmatismo che ha fatto, invece, la sua fortuna di imprenditore.
Scelta, questa dei commissari del Pd che però, rovescio della medaglia, ha determinato la fuga degli ultimi aficionados della sinistra e di quanti si erano proposti per far fronte comune nella costituzione di un’area del centrosinistra.
Circostanza curiosa: anche nel 2015, quando Mascaro conquistò la cadrega di primo cittadino il Pd era commissariato. E gli errori si pagano, tant’è che oggi al primo turno, il civico ex sindaco Mascaro ed il promoter Pegna, ad insegne Forza Italia, Udc e Fratelli d’Italia, hanno seriamente ipotecato la pole position per la conquista del titolo. Insomma per scarsa avvedutezza e lungimiranza politica, o per amor della poltrona, l’area della sinistra ha ancora una volta perso l’occasione di scendere in campo con un programma politico ed una visione chiara sul da farsi. Eppure per prepararsi all’evento elettorale non è che sia mancato il tempo.
Il 24 novembre andranno al ballottaggio Mascaro che ha ottenuto il 38% dei voti con le sue due liste civiche e Pegna, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia ed Udc, con il 24% dei consensi.
Sarà una lotta senza storia e senza apparentamenti considerando il gap percentuale intercorrente fra i due leaders in campo. L’incognita potrebbe venire solo dal numero degli elettori che torneranno alle urne in quanto tutti i capi delle forze politiche scese in campo, non interessate al ballottaggio, hanno dato il “rompete le file”.
Certamente avrà il suo peso il fatto che sia Pegna che Guarascio hanno avuto consensi personali inferiori a quelli delle liste, mentre il solo Mascaro ha avuto voti superiori a quelli conseguiti da tutti i suoi candidati. Non c’è storia poi per Silvio Zizza, candidato pentastellato e Massimo Cristiano. Ambedue si dichiarano, beati loro, soddisfatti per i risultati conseguiti.
Tirate le somme gli unici “insoddisfatti” sembrerebbero quel 45% di elettori lametini che non si sono recati alle urne.