Ciò che è opposto si concilia,
dalle cose in contrasto nasce
l’armonia più bella, e tutto si
genera per via di contesa.
(Eraclito)
Non mi convince molto Eraclito. Stiamo venendo fuori da una campagna elettorale convulsa e confusionaria i cui toni, a volte, sono andati anche al di là del consentito. Si, è vero che Lamezia è una città snervata, che vien fuori da tre consigli comunali sciolti; da un’etichetta marchiata a fuoco – zona ad alta densità mafiosa – che pesa indiscutibilmente nella vita di relazione quotidiana; da una gestione commissariale che ha penalizzato la città, non solo nel decoro urbano.
E’ pur vero che la città è divisa tra coloro che, visto l’andazzo, non si sono nemmeno avvicinati alle urne (il 45%) e coloro i quali (il 55%), imperterriti hanno inseguito la conquista del posto al sole. E’ pur vero ancora che, in alcuni casi, le vecchie glorie si sono messe da parte, ben tutelandosi però, per la continuazione della progenie.
Non è questo comunque l’argomento del mio odierno dire bensì, mettendo a confronto i numeri scaturiti dalle urne, mettere in evidenza le considerazioni che si celano dietro la loro apparente aridità, che tal non è, se ne vengono recepiti i messaggi. Ed in tal senso conoscere, decidere e, conseguentemente, agire.
Dalla evidenziazione dei dati scaturiti dalle urne emergono incontrovertibili verità: gli astenuti sono pressochè uguali al numero dei votanti.
Freddi, aridi numeri sempre più in crescita, che indicano lo scollamento esistente tra la popolazione e chi presume di rappresentarla. Numeri che si ridimensioneranno ancor più domenica 24 novembre, quando i lametini si recheranno nuovamente alle urne per eleggere il primo cittadino: Mascaro o Pegna.
Una vicenda questa tutta lametina, per diversi ordini di motivi:
a) Vanno al ballottaggio due aree di centrodestra, cosa abbastanza curiosa se si considera che Mascaro nelle elezioni del 2015 rappresentava quell’intero emisfero che lo consacrò primo cittadino di Lamezia e che, oggi, ritenta di conquistare, da civico, senza araldici stemmi e blasoni, lasciati al suo antico supporter Ruggero Pegna, divenuto l’alfiere delle vecchie glorie che in sms (sotto mentite spoglie) sperano di condizionare ancora la politica cittadina.
b) Assente l’area della sinistra, smembrata in quanto “i capponi di Renzo”, di manzoniana memoria, pur in punto di morte, hanno continuato a beccarsi tra di loro. E’ chiaro il riferimento a Guarascio ed a Piccioni, i cui voti sommati avrebbero loro consentito di partecipare al ballottaggio soppiantando Pegna.
E se poi si considerano le fughe dei tanti transfughi del centrosinistra, che hanno trovato ospitalità altrove, ne vien fuori un’opera in cui Cuda, Puccio e Sirianni, spin doctors pieddini, senza nulla togliere a Puccini, hanno orchestrato con grande maestria una novella recondita armonia di bellezze diverse.
c) Normalmente se il leader è quello giusto, cioè riconosciuto tale dall’ambaradàn che gli sta attorno, il candidato sindaco dovrebbe non solo ottenere il maggior numero di voti rispetto alle liste della sua coalizione, ma diventare, egli stesso, una forza attrattiva e trascinante. Se ciò non accade – per esempio nel caso di un leader imposto dall’alto, che non ha la condivisione della sua base – avviene, invece, che i consensi delle liste siano superiori a quelli dallo stesso raccolti a titolo personale.
Sarà questa una mia empirica valutazione che però scaturisce da quanto riportato, nella tabella allegata, alla sezione “voti ottenuti dai singoli candidati a sindaco e voti di liste a loro afferenti”.
Emerge una gran verità che dovrebbe far recitare il mea culpa agli strateghi – tali non sono Puccio, Cuda e Sirianni – che hanno tirato fuori all’ultimo momento la candidatura Guarascio, non condivisa né dai pieddini né tanto meno dagli stessi candidati nelle liste a supporto. Il che ha comportato la consegna della città al centro destra con una umiliante resa incondizionata.
Non c’è storia, quindi, per il ballottaggio di domenica 24 tra Mascaro e Pegna. Tra i due l’onore delle armi spetta al sindaco uscente Paolo Mascaro con il suo 38.9% personale ed il 34,5% dell’unica lista a sostegno.
Tutto il resto è … noia. Maledetta noia!