E’ ritornato d’attualità, nei giorni scorsi, il problema dell’insediamento dei rom in contrada Scordovillo, come succede ogni volta che da quel sito si levano colonne di fumo causate da roghi di materiale di vario genere.
Questa volta però, l’attenzione non è stata riattizzata dai falò e dai fumi come è successo, per esempio, nel corso del luglio scorso, bensì da un ordine del giorno che il deputato leghista lametino ha presentato alla Camera dei deputati per farlo approvare.
Per la verità, ad una prima lettura del contenuto, non mi è stato del tutto chiaro dove l’autore volesse andare a parare; con esso, dopo una lunga premessa, si chiedeva al governo di “adottare gli opportuni provvedimenti per verificare le problematiche emerse…”.
In buona sostanza, mi è parso di aver capito che il deputato Furgiuele, sottintendendo che le amministrazioni comunali succedutesi nei decenni trascorsi non sono riuscite a venire a capo della soluzione del complesso problema, ha tentato di “scucullarne” al governo nazionale la non facile incombenza.
L’o.d.g. assai importante per l’argomento che trattava, non ha avuto l’eco che avrebbe meritato nell’opinione pubblica lametina: nessuno ha preso l’iniziativa di discuterne il merito, né i partiti ed i movimenti né la stampa. Tanto che è passata sotto silenzio anche la successiva decisione della Camera che ha bocciato l’iniziativa del deputato Frugiuele (Quotidiano del sud’ del 12 dicembre scorso). Finora nemmeno il deputato leghista ha sentito il bisogno di dare pubblicità, come ha fatto quando ha presentato l’o.d.g. dandone notizia sia sulla stampa che sul suo sito, alla decisione, con annesse motivazioni, dell’organo costituzionale. Spero lo faccia; perché penso sia un dovere, morale oltre che politico, dei rappresentanti eletti nelle istituzioni rendere noto all’opinione pubblica anche l’esito delle iniziative politiche da loro intraprese. Sarebbe opportuno, pertanto che l’autore portasse a conoscenza della cittadinanza le motivazioni per le quali la Camera, non approvandolo, lo abbia rigettato !
Nel suo programma elettorale, anche il sindaco Mascaro ha dedicato al problema una pagina delle cinquanta che lo formano (9 – Campo rom e processi di integrazione). Dopo aver dato notizia che “al novembre 2017, il campo accoglieva 101 nuclei familiari per complessive 416 persone”, si è guardato bene dal promettere che l’insediamento dei rom sarà svuotato entro dodici mesi come fece con affermazione perentoria durante la campagna elettorale del 2015. Più moderatamente, il primo cittadino stavolta ha reso pubblica, con un “esalogo” d’intenti, l’azione amministrativa con cui si ripromette di risolvere la questione Rom-Scordovillo.
I contenuti che il sindaco immagina di mettere in moto, mi sembrano però parziali, inadeguati ed insufficienti. E, non mi meraviglierei affatto se fra cinque anni, al termine del suo mandato, il sindaco fosse costretto a doversi rammaricare perchè il problema sarà rimasto irrisolto e cercasse affannosamente di giustificarsi in quanto anche i suoi tentativi, in questa undicesima consiliatura, saranno finiti con un nulla di fatto. Voglio qui ricordare che lo sgombero di Scordovillo presenta, tra loro strettamente correlati, alcuni forti ed ineludibili aspetti. Innanzitutto, il legittimo diritto della Comunità Rom a condizioni di vita dignitose nel rispetto della propria specificità etica e culturale; in secondo luogo, la legittima esigenza di sicurezza della comunità lametina (vedi programma di governo di G. Speranza del 2010); infine, la legittima esigenza alla salute di tutti.
Quanto ai mezzi per risolverli, penso sia necessario partire dalla consapevolezza, nient’affatto scontata, che i rom costituiscano più che una comunità un “popolo” con cultura, lingua, usi e costumi propri; ecco perché sono convinto che ogni tentativo per frammentare quel “popolo” che, insieme ed unito, abita a Scordovillo per suddividerlo in piccoli gruppi o famiglie sia destinato al fallimento. Anche la tanto strombazzata integrazione sarà resa più difficile, se non impossibile.
Oltre al reperimento dei fondi necessari ed al coinvolgimento di altre istituzioni pubbliche, c’è bisogno di alcuni essenziali componenti che vanno aldilà di quelli materiali. E cioè, il dialogo ed il coinvolgimento dei rom, o dei loro rappresentanti, nel progetto di risoluzione ed una inversione di tendenza della cultura lametina nei loro confronti. Ogni altra modalità di affrontare il problema sarà illusoria e porterà anche questa amministrazione, come è successo a tutte le altre, al nulla di fatto.
Un valido suggerimento mi è parso, invece, quello tracciato da mons. Giuseppe Schillaci allorchè il 30 luglio ha visitato l’insediamento Scordovillo. Siamo chiamati – ha affermato tra l’altro il presule della diocesi lametina, immedesimandosi nella miseria e nell’abiezione che gli si muoveva intorno – a essere sempre più vicini, più prossimi, perché così riusciamo a vedere meglio con la compassione e la misericordia, soprattutto se lasciamo cadere i pregiudizi e quelle forme di esclusione, di odio, che ci impediscono, invece, di vedere.
Dopo appena venti giorni dalla sua consacrazione episcopale, mons. Schillaci ha dimostrato di aver compreso il problema Rom-Scordovillo meglio di chiunque altro lametino, amministratore o semplice cittadino che sia, facendo chiaramente intendere che la sua risoluzione consiste innanzitutto in un collettivo atteggiamento di accoglienza ed inclusività che dev’essere anteposto a qualsiasi numero più o meno esauriente di procedure burocratiche.
D’altro canto in questi quasi 40 anni da quando nel sito Scordovillo furono ospitate le prime quattro o cinque famiglie rom, i tentativi per bonificarlo previa sistemazione dei suoi abitanti ci sono stati, ma sono tutti falliti.
Otto anni fa, mi pare, la magistratura di Lamezia emanò un decreto di sgombero che naturalmente altri avrebbe dovuto attuare. Ma il sito è rimasto ancora lì perché non fu ben chiaro né si trovò chi avrebbe dovuto provvedere alla bisogna. E nessuno provvide!
Il 30 di luglio 2017, il prefetto di Catanzaro, dr.ssa Luisa Latella, in una intervista ebbe a dichiarare: sul campo rom attendiamo ancora un progetto del Comune. Il prefetto Latella attese invano; quel progetto non le giunse mai.
Mi auguro, nell’interesse della comunità lametina, di cui il popolo rom fa parte, trattandosi di cittadini italiani con pienezza di diritti e correlati doveri, che il sindaco appena insediato possa trovare gli strumenti ed i modi adeguati per risolvere, in modo integrale e soddisfacente per tutti, un problema il cui iter – farà presto accorgersene, il primo cittadino – sarà più difficile ed irto di ostacoli della costruzione del Waterfront e del porto che, pare, si voglia costruire nel mare del nostro Sinus Lametinus.