Ricordo la raffigurazione a china di un artista di cui mi sfugge momentaneamente il nome. Essa siglava con una sobria linea, simile ai solchi di un giardinetto zen, il rapporto fra anno trascorso ed anno venturo. Due semplici volti muliebri di semplicità numismatica posti l’uno di fronte all’altro in un orizzonte magnetico di sguardo. Si fissavano, e nulla più. Anzi ciascuno di loro pareva intento a fissare la visione più che il volto dell’altro, il quale diveniva alla fine una specie di specchio.
Che il tempo sia non altro che un circolo (vizioso o virtuoso) è una verità banale che sembra appartenere più che mai alle vicissitudini della nostra città.
Abbiamo smesso ormai da un pezzo di conteggiare nei bilanci di fine anno il numero delle pietruzze nere, quasi sempre il decuplo rispetto al numero di quelle bianche.
Ci si limita a fare provvigione di ottimismo per un non ben definito colpaccio di fortuna che si attende come una manna.
Certo i residui tossici non possono per incanto tramutarsi in fiori, ma i sorrisi e le strette di mano si che lo possono, e la futilità dei brindisi e delle luminarie made in china possono anche rimandare ad un forte concetto di giustizia quando valgano a suggellare nelle coscienze l’idea che qualcosa deve mutare, quando servano a ritemprare e a rinfrancare gli animi cariati. Non bisogna nutrire troppi pregiudizi nei confronti dei simulacri perché spesso rappresentano scorciatoie all’idea che ci salva.
Con questi propositi e con grande spirito d’amicizia la redazione tutta augura ai suoi lettori e alle loro famiglie un felice e santo Natale e un nuovo anno che corrisponda veramente ai nostri più lieti auspici.
La Redazione di Lamezia 3.0