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ELEZIONI REGIONALI IN CALABRIA Gli umori degli elettori e il “modus votandi”

Che andasse come è andata i bookmakers più accreditati l’avevano previsto: la vittoria del centrosinistra era data 10 a 1. Un risultato scontato, una salutare passeggiata, quindi, quella di Iole Santelli, neo governatrice della regione più infelice d’Italia, suffragata non solo dal nulla di fatto del quinquennio oliveriano caratterizzato da camarille, rimpasti e giochi finalizzati alla conservazione del potere: niente di fatto, niente che resti, niente che abbia segnato il cambio di passo di una regione ultima classificata per qualità dei servizi e prodotto interno lordo.  Ma anche, ed abbondantemente, per la politica suicida e rinunciataria dei democrat a questa latitudine.
Tutti i riflettori dei talk show, pertanto, puntati sull’Emilia e Romagna; solo qualche led sull’ appendice peninsulare, invero manco considerata trascurabile periferia da governo e partiti, come se questo territorio, oltre al tutto fosse escluso anche da ogni rilevanza politica e d’appartenenza.
Chiara dimostrazione ne è stato il travagliato parto della designazione dei candidati a governatore quando, alla vigilia della presentazione delle liste, per stanchezza sopravvenuta e larvato interesse, è stata fatta la designazione dei candidati: Callipo per il Csn, Santelli per il Cds, Aiello per le ormai polverose stelle in avanzato stato di decomposizione ed il civico Tanzi, outsider coraggioso.
Designazioni stesse che han dato vita ad una pletora di contestazioni specialmente nell’area del centrodestra cosentino e tra tutti i pieddini calabresi che avrebbero voluto da parte della segreteria Zingaretti un candidato sopra le righe, che rivoltasse la Calabria come un calzino, stanchi dei Magorno e dei commissari “quattro stagioni” sparsi sul territorio.
Invece la solita pilatesca, asettica lavata di mani e gli accomodamenti tecnici finalizzati solo all’esigenze di facciata. Senza nulla togliere a Callipo, primo degli eletti votato, da solo 17.556 volte, non trascinato quindi da voti di preferenza delle sue liste, immaginate cosa sarebbe avvenuto se ci fosse stata un’azione corale dei vertici pieddini. Ha prevalso, invece, la chiara indicazione che questa Calabria è una terra a parte, isolata tanto da non aver alcun peso nell’ economia politica e reale del Paese.
Ciò premesso analizziamo i risultati elettorali: 44.32% gli elettori, 55.68% i non votanti. Qualche decimale di differenza con il 2014, però i balconari, sembra, non abbiano voglia di mollare. Il dato non è veritiero in quanto l’astensionismo è gonfiato dagli emigrati all’estero e da quelli che hanno dimora altrove, però presenti nelle liste elettorali dei tanti paesi piagati dalla emigrazione. Addirittura ci sono in questo lembo d’Italia (?) paesotti il cui numero di effettivi residenti è inferiore al numero degli emigrati.
Mi rifiuto, pertanto, di pensare che i miei “conterronei” siano così fessi da stare al balcone a guardare cosa succede, lasciando mano libera ai “bravi” di manzoniana memoria,   di condizionare la vita di tutti noi altri, e sommessamente, mi permetto di far notare che là dove i voti confluiscono a migliaia verso un solo candidato o quando sono concentrati su un determinato numero di sezioni elettorali, Gatto Gattone ci cova. E’ voto di scambio? E’ millantato credito? Il dubbio ce l’ho, ma si dissolve quando il senatore pentastellato Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia, in una intervista al Corriere della Sera, alla domanda: Per chi ha votato? clamorosamente risponde “nessuno, M5s, né Aiello, non potevo votare una lista con anche una semplice ambiguità”. Aggiunge poi che le ambiguità avrebbero dovuto controllarle i responsabili regionali e che ogni qualvolta gli è stato chiesto di fare i controlli,  ”io li ho fatti, ma stavolta nessuno mi ha chiesto di controllare”. Ed i controlli, in terre come la Calabria… comportano tempi lunghi.
Questo con l’altro e fatte le dovute scolmature rimane che un buon 40% degli elettori calabresi non si è recato alle urne. Perché?

  1. Forse per il dichiarato disinteresse per il voto calabrese? Il leghista  Giorgetti  da Cazzago, vice di Salvini, ospite della Gruber a 8 e mezzo, ha  dichiarato sine ulla dubitatione e senza mezzi termini…  della Calabria non importa niente a nessuno!
  2. O forse per l’offerta politica insignificante? 4 candidati, 14 liste: Santelli, che per retaggio ed appartenenza non è proprio una pop star, malgrado sappia ballare la tarantella; Callipo, buon imprenditore politicamente un po’ confuso tra dx e sinistra; Aiello e Tanzi, coraggiosi dilettanti allo sbaraglio.

Ci sta tutto perché i segni del me ne fotto sono piovuti, sui calabresi, da ogni dove… e se  a questo aggiungiamo poi una legge elettorale – grande esternazione di partecipazione democratica –  che con il premio di maggioranza consegna tutto il potere alla coalizione vincente  e la volontà suicida di Zingaretti, nell’ imporre la candidatura di Callipo senza ricorrere alle primarie, si deve convenire che i pronostici della vigilia elettorale non erano fantasticherie.
Nel quadro politico siffatto, senza linee e senza forme, ammantato da un pesante chiaroscuro, fa riflettere anche il numero dei voti conseguiti, singolarmente, dai quattro candidati alla presidenza della regione: ben 35.000!  Callipo, il più votato, 17.556 voti; Tanzi 9.842; Santelli 4.887, Aiello 2468.
E sì che questi numeri fanno pensare, perché normalmente sono i candidati delle liste, i gregari, che portano acqua al mulino e non viceversa. Ciò fa presupporre, al colto ed all’inclita, che in Calabria, malgrado tutto, c’è anche ed ancora gente che vota per convinzione politica, libera da incompatibili condizionamenti ambientali.
Le acque si “inquinano”, nel migliore dei casi si “intorbidiscono” con i voti dei candidati consiglieri regionali! Dove si verifica di tutto e di più. Corrado Alvaro andava predicando che “il calabrese vuole parlato” ma non ha mai detto che al calabrese va conficcata la punta dello stivale nel costato e poi, e poi…accettare quei consensi facendo finta di niente.
Dietro l’aridità dei numeri, è vero, ci sono migliaia di storie, di disagi e sofferenze, però vanno comunque interpretati, come in questa ultima fattispecie elettorale che ha sì fatto “giustizia” di intoccabili, ascari e tronfi avanguardisti, ma bisognerà avere la pazienza di attendere la spartizione dei pani e dei pesci.
Si, perché i bocciati, senza corsi di recupero, potrebbero rientrare dalla finestra.
Intanto mentre le stelle, sornione, stanno a guardare nacchere, tricche e ballacche salutano il battello santelliano che salpa, coraggiosamente, per un mare periglioso.
Sulla terraferma il candidato lametino al consiglio regionale, Pietro Raso, sindaco leghista della vicina Gizzeria, eletto a furor di popolo, ha festeggiato alla grande con caroselli d’auto, sbumbe, rotarelle e tric – trac tra bandiere volteggianti sulle note di Notti magiche.
Miracolo di Fata Morgana, appartenente alla mitologia celtica e non poteva essere diversamente. La birichina, stabilita la sua dimora tra l’Etna e lo Stretto, si divertiva a confondere i naviganti facendo loro comparire città ed uomini. Essi, convinti di aver raggiunto la costa, invece, naufragavano.
On. Raso, noi calabresi siamo già in braccio  a Jole, pertanto la preghiamo di mettere da parte  Fata Morgana!