Ebbene la nostra Iole Santelli, neo governatrice di questo territorio, allo stato senza arte né parte, ha compiuto il miracolo di costituire la giunta regionale calabrese senza neppure ricorrere alla moltiplicazione delle deleghe da distribuire agli alleati della coalizione che l’ha incoronata “prima donna” della Cittadella degli Uffici.
Solitamente per soddisfare i famelici appetiti degli alleati, ma anche per dar nuova vita a chi è stato bocciato dall’elettorato, può accadere che si inventino nuove deleghe o che se ne tolga una a Tizio, una a Caio per dare qualcosa da fare anche a Sempronio.
La nostra, invece, rispettosissima del manuale Cencelli, non solo ha soddisfatto le aspettative di tutti gli alleati ma ha conservato per sé: promozione ed immagine della Calabria e dei suoi asset strategici turismo, cultura, agricoltura, ambiente e paesaggio, politiche giovanili, spettacolo, sport, tutela della salute, programmazione nazionale e comunitaria e quant’altro. Un fardello un po’ pesante, ma è pur vero che ancora vanno soddisfatti non solo gli appetiti dei partiti della coalizione, ma anche quelli delle singole fazioni in essi contenuti. Pertanto, nel prosieguo certamente seguiranno altri conferimenti.
E’ stato un parto travagliato durato esattamente 53 giorni, tanti se confrontati con le due settimane dell’Emilia Romagna dove Stefano Bonaccini, poco presente nel palazzo ma tanto sul territorio, ha in un batter di ciglia, nominato gli assessori e convocato il primo consiglio regionale.
Diventa difficile da capire, conseguentemente, il perché nella nostra regione ciò che è semplice diventa una impresa titanica. Sarà per l’ambizione dei tanti, per lo strisciante clientelismo o per le guerre, interne ed esterne agli stessi partiti della maggioranza? Di certo questo accade quando gli accordi per la costituzione della coalizione non sono di programma, ma solo per convenienze elettorali.
Non ha avuto vita facile, quindi, la Santelli che ha dovuto imporre la sua linea creando dissenso e delusione non solo tra gli alleati ma anche tra i suoi stessi gregari. Tant’ è che le maggiori resistenze le sono venute proprio dalla Lega salviniana che già nelle dichiarazioni pre – elettorali aveva alzato lo sguardo sull’ oro e sul petrolio, che tradotto significano turismo ed agricoltura, cioè i due filoni produttivi che potrebbero da soli essere i motori propulsivi dell’economia calabrese.
L’accordo con il lombardo capitano, tra l’altro impegnato a mettere ordine tra le file frondiste del suo deputato calabrese Domenico Frugiuele – con il quale parrebbe non ci sia un gran feeling – si è concluso dopo settimane di trattative con la nomina di Nino Spartì assessore alla cultura, legalità e sicurezza nonché vice presidente della giunta.
Altra pagina significativa dei criteri che hanno ispirato le nomine dei componenti la giunta proviene da casa Udc, che ha ottenuto un assessorato al bilancio con il lametino Franco Talarico, personaggio noto alla platea perché già presidente del consiglio regionale, legislatura Scopelliti, della quale i calabresi non hanno un buon ricordo.
Nell’altro gioiello della corona poi, Fratelli di Italia, in tonalità minore la musica non cambia. Il preferito per la candidatura ad assessore era Domenico Creazzo, neo consigliere regionale, che non ha fatto in tempo nemmeno a metter piede nell’assemblea regionale perché, parrebbe, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria per voto di scambio. Ne è uscito indenne, però l’intransigente Giorgia, non fidandosi degli articoli 416 bis e ter del c.p. – come sempre sostenuto, incertus an incertus quando – di difficile applicazione, ha preferito proporre l’usato sicuro: Fausto Orsomarso, assessore allo sviluppo economico, attività turistiche, politiche del lavoro ed innovazione tecnologica.
Ferma nelle sue decisioni la Santelli ha distribuito pani e pesci non risparmiando amarezze e delusioni agli eterni postulanti, ma ad onor del vero non ha esitato a sacrificare nemmeno le aspettative di Francesco Cannizzaro (assessore alle infrastrutture, lavori pubblici e trasporti) per affidare la Cultura alla sua fedelissima Domenica Catalfamo.
Effettivamente dopo la partenza brillante nel nominare due assessori esterni – il Capitano Ultimo all’ambiente e l’astronoma Sandra Savaglio all’Università e Ricerca, nessuno si sarebbe mai aspettato che poi la formazione della giunta calabrese ubbidisse, tutto sommato e come sempre, alla ripartizione delle deleghe secondo criteri cencelliani e, soprattutto – con le dovute eccezioni – non tenendo conto delle professionalità necessarie al decollo di questa regione che l’ultima della classe era e l’ultima è rimasta dopo cinquant’anni del tanto fallimentare regionalismo.
Di certo la Santelli ad oggi non è che abbia dato un taglio netto alla politica del passato essendo, ella stessa, espressione di un partito – Forza Italia – che senza tema di smentita non ha brillato – a livello nazionale – durante i quattro governi berlusconiani.
A parte il suo retaggio politico, la governatrice ha da sempre ribadito un concetto: non credo nell’uomo o nella donna soli al comando né di avere in grande simpatia le giunte tecniche. La mia sarà una giunta in gran parte espressione della politica, ma che si avvarrà di una squadra tecnica di prim’ordine.
Chi sopravviverà al Covid – 19 vedrà: di certo i problemi del territorio sono tanti e tutti incancreniti dalla incapacità politica, dal lassismo, dalla corruzione dilagante, dal clientelismo e…da tutti i nostri atavici guai. Ci resta, pertanto, confidare che Santelli, Savaglio e Catalfamo – per la prima volta tre donne ai vertici governativi calabresi – riescano a cambiare il modus operandi del mondo che le circonda e fare oculate scelte politiche, sempre ispirandosi a legalità e trasparenza. Se son rose fioriranno…