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PALLARIA, Il POTERE E IL MERITO LA MERITOCRAZIA E’ CREATA CON CARTE FALSE DALLA POLITICA ORA INDIGNATA

Propongo che tale notizia venga scolpita sul marmo e murata all’ingresso della Regione Calabria ad perpetuam rei memoriam :  “I ventilatori per la respirazione? Non so neppure cosa siano. Mi sono sempre occupato d’altro, di infrastrutture, di lavori pubblici…” (Domenico Pallaria, capo della Protezione civile calabrese). “E chi avrei dovuto nominare?” (Iole Santelli, presidente della Regione Calabria).
Tre considerazioni vorrei aggiungere al coro dell’indignazione generale dopo la trasmissione Report  (andata in onda il 30 marzo, ne ha già parlato qui Renato Borelli).
La prima riguarda la cd libera informazione che abbiamo di nuovo verificato quanto possa essere efficace quando ascende alle televisioni nazionali  (basti ricordare Striscia la notizia o Iacona). Perchè tanti tribuni della plebe che si affannano quotidianamente sulle tv locali lasciano invece il tempo che trovano?
La seconda concerne il merito della magistratura calabrese. Non riesco ancora a darmi una spiegazione di ospedali non finiti a fronte di parecchi milioni spesi (documentati da Report) e di qualche Asp che da anni non redige bilanci di alcun tipo, e magari paga più volte le fatture. Chi deve intervenire per sanzionare tali misfatti ormai vergognosi, dobbiamo attendere ancora Report con un servizio confezionato in due giorni in Calabria?
Infine resta la questione politica generale, che rende ipocrite tutte le indignazioni, di politici, sindacati e gente comune. Ci indignamo per il clientelismo ma ormai il clientelismo è una spiegazione insufficiente. Un Pallaria a capo di dipartimenti chiave quali infrastrutture, lavori pubblici, mobilità, trasporti, protezione civile, gestione dei rifiuti, dimostra soltanto di essere un uomo di potere e quanto la Bassanini-bis del 1997 sia stata una sciagura.
Egli è uno di quei burocrati che sono il vero bubbone dell’amministrazione pubblica italiana e che assommano adesso un potere smisurato di fronte al quale i politici appaiono disarmati. La principale critica politica che viene mossa alla legge Bassanini-bis è appunto che essa, contrariamente alla sua finalità dichiarata, abbia aumentato il grado di politicizzazione della burocrazia favorendo la fidelizzazione politica dei dirigenti. Ricordate la povera Raggi che eletta sindaco di Roma non sapeva a che santo votarsi se non a Raffaele Marra  e Salvatore Romeo?
La pandemia ci ha in questi giorni spiegato e dimostrato quanto sia stato infausto l’esito del referendum (Renzi – Boschi) del 2016. L’attuale struttura delle regioni deriva da una serie di riforme del Titolo V cominciate negli anni Settanta e terminate con la riforma del 2001 (approvata con una maggioranza di centrosinistra e poi confermata da un referendum).
Lo scopo di tutte queste riforme, compresa quella del 2001, era dare allo Stato italiano una fisionomia più “federalista”, nella quale i centri di spesa e di decisione si sarebbero spostati dai livelli più alti, lo Stato centrale, a quelli più locali, “avvicinandosi” così ai cittadini.  Nel corso degli anni le regioni hanno ricevuto sempre più competenze (la più importante è la gestione della sanità) e una sempre maggiore autonomia. Regioni e Governo perciò procedono in ordine sparso in questi frangenti in cui ci sarebbe bisogno di una chiara “catena di comando” nazionale (credo che lo stesso Ministro Speranza sulla sua pelle lo stia verificando sul campo). Solo che, al di sopra di tali questioni amministrative e organizzative cho ho elencato, c’è un’antico vizio nazionale che accomuna politica e società: l’avversione per il “merito”.
Il merito, dicono tutti, non si può misurare. E allora beccatevi Pallaria e non rompete più.  Quante volte tutti quelli come me, disprezzati come meritocratici da quelli del “siamo tutti uguali, il merito non si può identificare” (in primis, i sindacati) hanno domandato: “ma scusate, se andate in un ospedale, non vorreste essere curati dai medici migliori”?
In questi giorni che tutti i medici, tutti, tutti gli infermieri, tutti, sono diventati in blocco “eroi”, senza distinzione alcuna, ci si dimentica del merito (e dei tanti infemieri e dottori che stanno a casa con certificato medico falso). Però senza voler identificare in tempo di pace il merito, si finisce per esigerlo nella peggiore pandemia che abbiamo dovuto vivere. Si spiega così perchè tanti si indignano, guarda caso, soltanto se il demerito viene autodichiarato.
Un semplice scivolone su una buccia di banana. Pallaria prima del coronavirus andava benissimo ai politici di destra e sinistra. Il potere crea con carte false il “merito” di ciascuno. Diciamo che, in sintesi, “lo sventurato rispose”.