Sarà l’effetto della quarantena, sarà il vedere le strade deserte, sarà la calma piatta che mi fa sentir sospeso in una quiete irreale, ma mi sento in equilibrio precario, che si accentua ogni qualvolta, faccio zapping sui canali tv regionali, tanto per somministrarmi la dose giornaliera delle cazzate, distribuite gratuitamente da improvvisati quanto ameni, conduttori e speranzosi mestieranti politici, che ci invitano ad osservare il nuovo decalogo per fronteggiare lo spietato covid – 19.
Meno male che il buon Dio nella sua benevolenza, non cesserò mai di ricordarlo, preserva questa terra da ogni male e, quando la natura, sua creatura, si ribella alle incessanti offese di noi altri, ne mitiga le reazioni. Non ci protegge, però dalle dabbenaggini e dalle interessenze nostre, puntualmente manifestate in occasioni elettorali.
E’ da giorni che questo giornale sta puntando il dito accusatore sull’assenza di un piano sanitario degno di tal nome e sull’efficienza dei manager preposti ai vari dipartimenti; è da giorni che si mettono in discussione i criteri clientelari con i quali vengono reclutati i dirigenti regionali – vedi Pallaria e compagnia cantante – nonché come il potere politico crea carte false in tema di meritocrazia.
Pallaria, però è solo la punta dell’iceberg; la solerte Santelli ha accettato le sue “spintanee” dimissioni, quindi non è più responsabile di Prociv , ma vivaddio è un gran punto di riferimento per lavori pubblici, infrastrutture ed altro.
Intanto il virus procede per la sua strada mietendo vittime: la casa aurea di Chiaravalle – vergogna regionale per la quale la magistratura ha aperto un’indagine – è l’esempio lampante (13 i decessi) dell’efficienza del piano sanitario messo su da Santelli e dalla sua equipe, malgrado ella, su media e social, abbia celebrato la prontezza dell’intervento. Taccio per amor di patria, ma la cronologia degli interventi curativi e del trasferimento dei superstiti la dice lunga sull’attenzionalità e sull’efficienza dei soccorsi.
E’ un po’ di quanto avvenuto nella Gran Milano con il Pio Albergo Trivulzio, dimostrazione chiara e netta di quanto stanno a cuore alle istituzioni gli appartenenti alla terza età.
Ma dove speriamo di andare, noi calabresi, se a capo dei dipartimenti regionali – cuore pulsante della efficienza di una regione che vorrebbe essere in cammino – si annidano manager mummificati la cui collocazione dovrebbe essere negli avelli dei cimiteri politici.
E non è strano che i fatti di casa nostra vengano alla ribalta solo dopo le incursioni di Report nei gangli amministrativi della Cittadella?
Ricordate i famosi topolini che, fieri e scodinzolanti, vennero fuori nell’inchiesta della Gabanelli relativa alla Fondazione Campanella, deputata alla ricerca sanitaria calabrese?
Furono sciupati in quella occasione ben 140 ml. di euro. Nel più pesante dei silenzi da parte di chi poteva arrestare quella emorragia. Ma se la sanità calabrese è precipitata nel baratro più profondo di chi è la responsabilità?
Dei politici che si sono avvicendati alla guida della regione o degli eterni preposti alla guida dei vari dipartimenti? Dalle nostre parti, quando non c’è un responsabile si dice: fu San Giannello!
E quale metro si usa per misurare il “merito” dei nostri manager? Quanti sono i Pallaria, i Belcastro annidati nei corridoi dai passi felpati della Cittadella degli Uffici.
Con gran disinvoltura la neo governatrice Santelli ha conferito l’incarico di coordinatore delle attività a Domenico Pallaria, ora ex dirigente pro tempore della Prociv ed ad Antonio Belcastro la dirigenza del dipartimento tutela della salute.
Tradotto in termini, le nomine della Santelli più che l’approntamento di un piano di contrasto assumono le sembianze di una pilatesca lavata di mani. Non per i calabresi, però, che dei topini e toponi ne conservano viva memoria. E qualora la governatrice non dovesse conoscere o avere qualche amnesia relativamente alla Fondazione Campanella, solo una goccia nel mare magnum del dissesto sanitario, si può sempre reiterare un corso di recupero.
Ma torniamo alle ambasce che ci sta procurando Covid – 19.
In altre parti del territorio nazionale molte istituzioni stanno utilizzando test sierologici per determinare la presenza o l’assenza di coronavirus. Questi test, in poche ore, potrebbero far conoscere la percentuale di popolazione contagiata dal virus e sono di facile lettura:
– test negativo: in questo caso il soggetto non è immunizzato e quindi potrà riprendere una
vita di relazione in tempi più lunghi e con modalità di grande attenzione.
– test positivo: il soggetto è stato contattato dal virus, è immunizzato e non infettivo per gli altri.
Questo soggetto potrebbe circolare o lavorare liberamente.
Parrebbe che la metodologia stia riscuotendo altrove, larghi consensi. In Calabria, imperante una grave incomunicabilità, non ci è dato sapere, forse vedere qualcosa: l’altra sera Report ha mandato in onda, da Locri, un servizio finalizzato a rassicurare i calabresi: minchia signor tenente … i sanitari con tute da imbianchino ed un paziente covid recluso in ambulanza!
E qui chiudo per non tediarvi più di tanto. Ma mi riservo di rendervi edotti sui criteri di scelta dei grandi manager e sui loro compensi e premi di fine d’anno che vengono loro elargiti, malgrado tutto.