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IL “CHIUNQUISMO” E’ LA BALLA PIU’ GRANDE RACCONTATA NEGLI ULTIMI DECENNI Siamo un Paese senza speranze, dove tutti possono far tutto, dove i tecnici vengono contrapposti ai politici

Ernesto Galli della Loggia una volta descrisse così i nostri problemi: “La quasi totalità dei nostri problemi — in certo senso anche molti dei problemi economici — si riducono sostanzialmente a due, tra loro strettamente intrecciati. Da un lato abbiamo uno Stato paralizzato da un delirio di norme e regolamenti, incapace di fare, spesso inesistente, dall’altro un sistema dei poteri pubblici (parlamento, governo, magistrature) mal concepito dalla nostra Costituzione, non in grado di decidere, sommamente inefficace. E’ qui che bisognerebbe agire avendo qualche idea. Cominciare a rifare lo Stato, rifare le sue amministrazioni, i suoi uffici; dargli poteri effettivi di intervento, di controllo e di sanzione. E non esitare a dotarlo, dove occorre — per esempio contro il cancro della criminalità organizzata che si sta mangiando l’Italia — anche di poteri straordinari. E insieme cambiare le regole che presiedono al funzionamento del parlamento, del governo, della giustizia”. (Il grande bagno di verità che servirebbe all’Italia, Corriere della sera).
In questi giorni di tanto in tanto si accenna al ponte di Genova come esempio di buona amministrazione. E’ inutile se questo “bagno di verità”, concernente il nostro “sistema istituzionale”, non intendiamo farlo (il referendum Renzi del 2016 non a caso è naufragato perchè lo sciocco guarda sempre il dito e mai la luna), neppure in presenza della tragedia della pandemia. Basta guardarsi attorno per capire che in Italia “governare” o “amministrare” per i nostri politici (in prevalenza maschi e con formazione giuridica) equivale soltanto a produrre “norme”. Ma è un modo di pensare “per tabulas” che dai politici (da Conte alla Santelli, da Mascaro a Fontana) è disceso a chiunque. Tutti pensano ormai che risolvere i problemi di un condominio, di una città, di di un territorio, di una scuola, di un ufficio, di una azienda, significhi  “scrivere norme” (Dpcm, leggi, regolamenti, ordinanze, circolari, protocolli).
Fatta la norma, il problema si risolve per incanto. Honoré de Balzac scrisse ne Gli impiegati: «Rimanevano arrivavano solo pigri, incapaci o imbecilli. Così, lentamente si radicò la mediocrità nell’amministrazione. (…) Interamente composta di spiriti meschini, la Burocrazia ostacolava la prosperità del Paese» e «ormai padrona del campo, controllava tutti e teneva al guinzaglio gli stessi ministri. E soffocava quegli uomini di talento tanto arditi da voler camminare senza di lei…» Giovanni Maria Flick, già ministro della giustizia e presidente emerito della Corte Istituzionale, è stato incisivo: «Abbiamo ormai la vocazione intrinseca nel rendere difficili le cose facili attraverso le cose inutili». Nel solco di quella scelta precisa descritta da Max Weber: «Ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione mantenendo segrete le sue informazioni e le sue intenzioni». Il combinato disposto di produzione incessante di regole confuse in qualsiasi settore, affidate ad una burocrazia meschina, con l’ultima parola lasciata ad ogni giudice che in Italia, da solo, può decidere come una norma debba essere interpretata, spiega il nostro sistema politico-amministrativo. Ogni comunità, ogni stato, ha bisogno essenzialmente di bravi medici, ingegneri, impiegati, netturbini… La politica poi dovrebbe essere affidata a persone in grado di saper risolvere problemi, non ad azzeccagarbugli. Carlo Cottarelli dovrebbe far parte del governo, non Di Maio, Toninelli o Salvini. Il “chiunquismo” (tutti possono fare tutto) è la balla più grande che ci hanno raccontato negli ultimi decenni. Proprio per questo in Italia i “tecnici” vengono astutamente contrapposti ai “politici” (governo tecnico è ormai un insulto). Quelli che “sanno fare” agli avvocati del popolo. Ecco perchè siamo un paese senza speranza, lo siamo perchè anche il miglior politico (e qualcuno c’è) alle prese con tali coordinate culturali, una burocrazia meschina e una magistratura debordante sugli altri poteri, non è in grado di “governare”, cioè di risolvere nessun tipo di problema.“Solo con più educazione, studio e senso civico” ha detto una volta il grande manager Vittorio Colao “riusciremo a gestire trasformazioni tecnologiche con un rilevante effetto sui corpi sociali”. Peccato che siano proprio le tre risorse che iItalia non si trovano più. Quelli che ragionano come me sono ormai accusati di far parte della fazione degli Ottimati. Poco male se Cicerone col termine “optimates” definiva gli uomini “perbene” (i boni viri).