Non è andato giù ai lametini, alle associazioni presenti in città, ai sindacati, agli ordini professionali, alle forze politiche, l’ultimo colpo di mano del presidente del consiglio regionale, on. Tallini, che alla prima assise del parlamentino calabrese, ha sputato il rospo che lo tormentava fin dalla scorsa legislatura: no, il nosocomio lametino non può e non deve far parte della neo azienda ospedaliera che nascerà dalla unione del Pugliese Ciaccio e del Mater Domini. Adducendo motivazioni che non stanno né in cielo né in terra – come già rendicontato da questo giornale – però condivise dai suoi sodali, compreso lo smarrito on. Pietro Raso, leghista ex sindaco di Gizzeria, paesotto del lametino. Senza omettere la neo governatrice on. Santelli ed il commissario ad acta, gen. Cotticelli, che evidentemente hanno già le idee chiare sul nuovo assetto da dare al sistema sanitario regionale.
Intanto dal presidente del Comitato 4 gennaio, avv. Basilio Perugini, abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato.
“I Lametini devono sapere che l’esclusione della nostra sanità dalla fusione dei due ospedali di Catanzaro è avvenuta senza discussione di merito con un documento che porta il titolo di “Interventi di manutenzione normativa della legge regionale n. 6 del 2019”.
L’approvazione è avvenuta in una seduta del consiglio regionale per l’approvazione del bilancio e come documento collegato. Senza discussione e senza riguardo per il rispetto delle norme e delle leggi. Ed anche in fretta, di notte e senza preavviso. E ciò nella scia delle migliori tradizioni assembleari dei “colpi di mano”.
La CGIL ha giustamente serie perplessità sulla possibilità che si possa costituire l’azienda unica e sostiene, a ragione, che non viene affrontato il problema normativo che non aveva consentito l’approvazione della legge regionale.
L’avere ignorato detto problema, certamente e razionalmente consente di prefigurare un nuovo analogo concreto ostacolo all’approvazione della legge regionale di che trattasi.
Per la nostra Città e per noi lametini nulla cambia. Il limite di sopportabilità è stato superato offendendo Lamezia Terme ed Il Lametino.
Per noi è sufficiente il metodo, il tempo di presentazione, il “ci pensiamo dopo” come atto di irrisione.
Il disaccordo con Catanzaro è profondo, totale e definitivo. Dobbiamo dire chiaro e forte che la via della condivisione, tanto platealmente dichiarata, non esiste perché dalla parte di Catanzaro in realtà non è mai esistita nonostante le plateali quanto ipocrite proclamazioni.
Riappropriamoci del nostro futuro che è solo il futuro di Lamezia Terme come Grande Lamezia.
Sosteniamo il nostro Sindaco e la nostra amministrazione comunale, ai quali chiediamo di opporsi in tutte le sedi ed in tutti i modi possibili alle decisioni della “notte della manutenzione.”
E chiediamo alla Presidente della Regione l’attenzione e il rispetto che è dovuto alla nostra Comunità. E che non si presti ulteriormente a consentire l’approvazione di documenti similari offensivi per le popolazioni calabresi.
Al commissario straordinario Cotticelli chiediamo un incontro per consegnare la documentazione che ha accompagnato e sostenuto l’approvazione della n. 6 del 2019 e per chiedere la definizione della rete tempodipendente ospedaliera Politrauma che, in Calabria, unica Regione in Italia, manca perché tutte le possibili indicazioni, compresi i due precedenti piani sanitari regionali e compresa l’unica presenza di una base elicotteristica h24, convergono, sull’ospedale di Lamezia Terme.
Ai lametini diciamo di non sopportare ulteriormente. 50 anni di depredazioni possono e debbono bastare! Forza Grande Lamezia!
Lavoriamo insieme alla costituzione di una forza politica e civica di Lamezia Terme e del Lametino ai quali va riconosciuto il peso politico che rappresentano”.
Tanto è stato messo in atto, non risparmiando la solita sfrontatezza e tracotanza, dai vassalli catanzaresi che hanno sempre guardato a Lamezia come la città che potesse mettere in pericolo la loro leadership, in ciò coadiuvati da rappresentanti politici lametini senza attributi o, addirittura da valvassini di sicura fede da tenere sotto stretto controllo i servi della gleba.
E questa è una storia che trova le sue radici già in tempi lontani perché lor signori han sempre giocato e continuano a giocare con due mazzi di carte, con aplomb e nochalance che certamente non son doti molto comuni tanto meno, nella fattispecie, attribuibili all’on. Tallini.
Amarcord, io mi ricordo, certamente non con nostalgia, ma con l’amaro in bocca due particolari che poi hanno dato la stura alla guerra fredda tra Catanzaro e Lamezia.
Faccio un passettino indietro: il sen Giuseppe Petronio il 18 giugno 1983 presentò il disegno di legge nr. 2248 relativo alla istituzione di un’unica neo provincia costituita da Lamezia Terme e Vibo Valentia, progetto naturalmente respinto per il solito ostracismo catanzarese.
Sei anni dopo, Presidente della Regione Calabria Olivo, il 2 febbraio 1989, a firma dei sen. Pierri ed Innamorato, fu presentato alla Presidenza del Senato il disegno di legge per l’istituzione delle province di Lamezia Terme, Crotone e Vibo Valentia. Come andarono le cose? Si a Crotone e Vibo Valentia, no a Lamezia, sempre perché la città delle Aquile avrebbe perduto la sua grandeur.
Siamo ormai arrivati al punto del non ritorno ed i lametini sono decisi a scendere in piazza, non con i forconi, ma per protestare civilmente contro questi reiterati tentativi di tenerli relegati all’angolo.
Naturalmente si fa riferimento a quel 56% di non votanti che disgustati dalla politica, hanno deciso di non esercitare i loro diritti civili ed ai non “allineati” che fanno parte del 44% dei votanti.
Per le limitazioni imposte dalla pandemia in corso le manifestazioni di protesta sono state rinviate a settembre in concomitanza dell’apertura delle scuole.
Tra le forme di protesta ipotizzate la restituzione al prefetto delle tessere elettorali a dimostrazione della distanza esistente tra politica e cittadini. Ma c’è anche chi parla di una petizione, da presentare al Governo in carica, finalizzata al cambio della provincia: non più Catanzaro, bensi Vibo Valentia, nell’ottica futura di dar vita alla Città della Riviera.
Sogni, realtà, fantasie, crucci, delusioni, amarezze, desiderio di riscatto…ci stanno tutti. Lamezia è un vulcano che un giorno a l’altro esploderà.
Potrebbe, forse, calmare gli animi ed assumere il controllo della situazione il sindaco Mascaro in quanto “espressione civica”, non sponsorizzato da alcun partito di centro, di destra o di sinistra, che a Lamezia, purtroppo, non riscuotono più credito.