Tema di oggi: cosa è una supercàzzola: un modo di interagire durante qualsiasi discorso o scambio di vedute, ignorando la materia di cui trattasi, quindi senza disporre di contenuti concettuali, con giri di parole e nonsensi che, solo apparentemente, hanno la ricaduta concreta di un qualsiasi documento.
La supercàzzola, degna del migliore conte Mascetti, pur avendo radici lontane, fu resa immortale dal grande Ugo Tognazzi, e partner, in Amici miei.
Ha trovato terreno fertile nella nostra regione tanto da averci messo radici profonde; tanto da diventare pane quotidiano di politicanti, imbonitori, stonati pifferai che si sono alternati alla guida di questa Calabria che, giorno dopo giorno, sta scivolando nel baratro più profondo. Non fa eccezione l’attuale entourage politico ed amministrativo, alla guida di questa terra martoriata, che sta dando il meglio di sé in tema di supercàzzole.
Così tra ricorrenti ordinanze santelliane, editti e pareri di solerti alti dirigenti, probabilmente logorati da fattivi sforzi cerebrali, si naviga barra dritta, verso il più triste quanto inevitabile tracollo.
L’ultimo esempio di avvedutezza è costituito dall’all. A all’ordinanza della presidente della Regione nr. 51 con oggetto …misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza Covid, dove a pag.5, descritte le modalità per le cerimonie, conclude che “ la regione Campania ritiene che la distanza di un metro vada calcolata dal tavolo”.
Trattasi senza dubbio di un refuso derivante da un “copia ed incolla” mal riuscito di un’ordinanza della regione campana. Mi preoccupa solo che il delegato del soggetto attuatore dell’atto sia l’ineffabile dott. Antonio Belcastro, passato ai posteri per i topini della Fondazione Campanella.
Ma la supercàzzola di questi giorni, balzata agli onori della stampa del luogo, che si caratterizza sempre per “il dico non dico”, è costituita dalla ricerca sul territorio di un sito dove allocare un’aula bunker per la celebrazione del maxi processo Scott Rinascita, 489 imputati e tutto l’ambaradan che gli sta attorno.
Mentre Gratteri e Bonafede erano alla ricerca di locali da adibire ad aula bunker a nessuno è venuto in mente che presso la Fondazione Terina, partecipata della regione Calabria, esistono migliaia di metri quadri attrezzatissimi da potere utilizzare alla bisogna. A parte ciò Terina è vicinissima al Tribunale di Vibo Valentia, all’aeroporto, alla stazione ferroviaria di Lamezia Terme Centrale, a due passi dallo svincolo autostradale e dal raccordo con la supestrada CZ – Germaneto – 106 Ionica.
Avrebbe la Terina tutti i numeri per essere la naturale candidata ad ospitare, praticamente quasi senza costi, rispetto alle decine di milioni da spendere per soluzioni in altre eventuali locations.
Un’ altra chicca: tra pochi giorni, quindi fine giugno, la Abramo Customer Care, lascia liberi 3000 mq. che occupava, in comodato gratuito e solo con il gravame delle spese generali, con un suo call – center, per disdetta data già sei mesi fa.
Ecco la supercàzzola: silenzi impenetrabili, ricerche spasmodiche, pensieri sublimi relativi ad una tensostruttura in metallo da ubicare in qualche landa deserta.
Difetta la memoria al sindaco Abramo, ai dirigenti regionali, al sindaco lametino Mascaro. Avviene così che l’avv. Masi, presidente della Fondazione Terina, carta e penna scrive a Gratteri e Bonafede proponendo l’uso della fondazione a titolo gratuito e con il pagamento dei soli costi di utenze e servizi.
Evidentemente la mossa non è piaciuta a don Rodrigo e suoi sodali, ma qui non ci sono matrimoni da celebrare per cui il presidente della Terina, anche stavolta, carta e penna, scrive ad Abramo Customer Care spa, a Cisl, Cgil, ed Uil ed a tutti i media del luogo raccontando quanto segue. Ve ne diamo ampi stralci. …Solo da una nota stampa apprendo che in un incontro tra la società Abramo Customer Care e le organizzazioni sindacali in indirizzo sarebbe stata esaminata l’ipotesi di rinviare dal 30 Giugno al 31 luglio di quest’anno il rilascio alla Fondazione da me presieduta dell’immobile sito nell’area ex SIR, in cui la stessa Abramo Customer Care ha finora svolto la sua attività di call center.
La Abramo Customer Care, inoltre, dopo il suo subentro ad Infocontact ha chiesto ed ottenuto a partire dal 1° gennaio 2016 una rimodulazione del rimborso delle spese di manutenzione e servizi generali per oltre € 46.000,00 annue (da € 196.101,00 ad euro 150.000,00).
La Abramo Customer Care, infine, non può far ricondurre la fase di difficoltà economica, che a suo stesso dire attraversa, all’impegno economico per il rimborso delle anzidette spese di manutenzione e servizi generali, in quanto il loro pagamento non è stato di sicuro il suo primo pensiero.
La stessa Abramo Customer Care, peraltro, più di sei mesi fa ha inviato alla Fondazione lettera di recesso del contratto a decorrere dal 30 giugno 2020, impegnandosi a lasciare libero l’immobile da persone e cose entro e non oltre quella data.
L’impegno al suo rilascio è stato ribadito dai suoi rappresentanti che si sono recati nella sede della Fondazione per un colloquio con me, teso soltanto a chiedere un’ulteriore rimodulazione degli arretrati di rimborso delle spese di manutenzione e servizi generali. La notizia di uno slittamento del rilascio dell’immobile, se fosse vera, non sarebbe quindi assolutamente praticabile, in quanto la Fondazione non ha ormai più interesse alla prosecuzione del rapporto con la Abramo Customer Care in quell’ immobile, sebbene sia disponibile a valutare lo spostamento in altri e più piccoli immobili, per come hanno sempre chiesto e suggerito le organizzazioni sindacali, trovando finora sempre un netto rifiuto da parte dell’Abramo Customer Care, che ha sempre accampato la necessità di giorni. Nel contempo la Fondazione ha offerto gli stessi locali al Ministero di Giustizia per allocarvi l’aula bunker necessaria al processo denominato Scott Rinascita.
La Fondazione si augura, quindi, che questa notizia di un ipotizzato, ma non autorizzato e non più possibile, rinvio del rilascio dell’immobile al 31 luglio, non sia fondata, e ciò anche per evitare che, per la tempistica con cui è stata veicolata alla stampa, possa suonare, ai tanti maliziosi che si sono già espressi sull’ argomento, come un tentativo di boicottaggio alle trattative in corso con il Ministero della Giustizia, che proprio oggi ha effettuato un approfondito sopralluogo sull’ immobile.
Chiedo, infine, all’Abramo Customer Care di garantire che rilascerà l’immobile nel termine del 30 giugno, che ha essa stessa indicato e che va ora rigorosamente rispettato, per non provocare alla Fondazione gravi danni da risarcire”.
Fin qui l’avv. Masi. Vedremo nei prossimi giorni come evolveranno gli eventi e, soprattutto come finiranno le trattative in corso con il Ministero della Giustizia. Pioveranno ancora supercàzzole o metteremo, una volta per tutte, la parola fine a chi fa finta di amare Lamezia, ma fino allo stretto di Marcellinara?