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ESISTE UN’AGENDA DELLE PRIORITÀ DA RISOLVERE?
L’amministrazione comunale lametina procede affannosamente tentando d’inseguire e porre rimedio alle quotidiane emergenze.

Penso che l’amministrazione comunale di Lamezia, di questa nostra “bella ed invidiabile” città, proceda cercando affannosamente di inseguire e rimediare alle quotidiane emergenze; senza avere un’agenda programmatica delle priorità da risolvere. Per cui passata l’emergenza, il problema che l’ha determinata viene accantonato, anche se è lungi dall’essere stato risolto definitivamente. Quando la mattina del 29 aprile scorso, si cominciò a propalare la voce che durante la notte precedente il quadrunvirato regionale: Santelli, Tallini, Abramo, Cottarelli aveva approvato una nuova legge che prevedeva l’integrazione degli ospedali catanzaresi, non prendendo in alcuna considerazione quello lametino, in città ci fu un coro “giornalistico”  (solo giornalistico…) di proteste da parte di associazioni, esponenti di partiti e movimenti contro l’ennesimo colpo di mano dei catanzaresi a danno dei lametini.
Dopo alquanti giorni, passata la fase più “bruciante” della vicenda, è calato il silenzio più assoluto e della sanità non si è parlato quasi più. Quello che potrebbe sembrare un comportamento sporadico della comunità sociale, di quella politica e degli amministratori è, a guardare bene, un comportamento abituale.
Un ulteriore esempio di questo modo di vivere gli avvenimenti comunali, è rappresentato dalla baraccopoli dei rom in contrada Scordovillo. Un insediamento costruito, in via provvisoria, quasi quaranta anni fa e che doveva essere demolito subito dopo che si fosse trovata una sistemazione definitiva per le poche famiglie ed un paio di decine di rom che vi erano stati sistemati. Vi sono invece rimasti per quattro decenni, fino ai giorni nostri, aumentando anno dopo anno di consistenza fino a raggiungere il numero di parecchie centinaia; non è da escludere pertanto che la loro vicenda possa finire per passare alla “storia” della nostra città.
Di Scordovillo si parla e si urla solo quando dalla baraccopoli si levano i fumi ammorbanti e soffocanti in seguito all’appiccamento del fuoco a cumuli di rifiuti di varia composizione. In quella occasione, le lamentazioni cittadine arrivano fino al cielo, la proteste pure e c’è sempre chi promette di presentare denuncia alla procura della repubblica o di appellarsi alle forze dell’ordine; c’è sempre anche qualche deputato o senatore che “minaccia” di presentare l’ennesima interrogazione scritta al governo perché mandi l’esercito, munito di bulldozer e ruspe, per radere al suolo la baraccopoli, insieme ad essa i rom che vi abitano e liberarci da loro e dal connesso problema. Del quale si ignorano le difficoltà e complessità se è vero che il sindaco Mascaro promise nel 2015 che lui avrebbe sgomberata la baraccopoli di Scordovillo entro dodici mesi ed invece, com’era prevedibile, non cominciò nemmeno a porvi mano.
Allorquando però l’incendio si spegne ed i fumi si dissolvono nell’aria, tutto torna nella precedente sonnacchiosa “normalità” e la sacra trimurti lametina: comunità sociale, comunità politica ed amministratori riprende e vivacchiare come se quel problema non esistesse più. Fino al prossimo incendio ed all’espandersi dei prossimi fumi allorchè ritornano urla e schiamazzi.
Tornando al problema da cui sono partito e cioè la sanità lametina, mi sovviene un particolare aspetto. Il consigliere regionale neo eletto della Lega, Pietro Raso, ex sindaco di Gizzeria, in una intervista al ‘Quotidiano del sud’ del 17 maggio 2020, oltre un mese fa, quindi, promise di voler affrontare il problema della sanità lametina e risolverlo. Intanto cominciò ad esultare perché, a suo dire era stato temporaneamente aperto il reparto di micro biologia dell’ospedale Giovanni Paolo II (cosa mai avvenuta); poi annunciò che si sarebbe occupato lui del problema, adottando un “metodo nuovo”. Il consigliere leghista nella citata intervista dichiarò di volersi impegnare ad elaborare, insieme alla Commissione consiliare lametina della sanità, un progetto condiviso coinvolgendo tutti i rappresentanti lametini, eletti o nominati, nelle varie istituzioni dei vari livelli (comunale, regionale e nazionale). Poi si sarebbe recato dal commissario ad acta Saverio Cotticelli e glielo avrebbe sottoposto.
Dopo quella data e quell’intervista il consigliere Raso, che io sappia, non si è fatto più sentire. Non sarebbe un atto di limpida correttezza nei riguardi dei lametini, sommessamente mi chiedo, far conoscere loro a che punto sia lo stato dell’arte? l suo silenzio fa sorgere, infatti, svariati sospetti nella pubblica opinione. Molti si domandano a cosa sia dovuto la sua mancata informazione. Difficoltà di formulare, in seno alla commissione consiliare della sanità, il progetto? Oppure il rifiuto del commissario Cotticelli a ricevere il consigliere Raso e la delegazione che lo ha accompagnato? Oppure, ancora, il citato Cotticelli, dopo aver accettato ed esaminato il progetto, avrebbe risposto che riguardo alla sanità lametina non c’è trippa per gatti e che Lamezia debba accontentarsi di ciò che la legge dispone per i presidi ospedalieri DEA di I° livello (spoke)? Oppure, per ultimo, lo starebbe ancora esaminando e non avrebbe fornito alcuna risposta? Ripeto ciò che ho già detto: l’opinione pubblica lametina aspetta delle esaurienti risposte a queste domande. Consigliere Raso se c’è, batta un colpo!