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LA RIQUALIFICAZIONE DELLA STAZIONE FERROVIARIA DI LAMEZIA TERME CENTRALE
L’opera è finanziata dalla Regione  e dalla RFI. Si fa finalmente sul serio o aspetteremo ancora Godot?

Alcuni giorni addietro i giornali lametini hanno riportato alcune dichiarazioni dell’assessore regionale Francesco Talarico il quale ha rivelato che la regione Calabria avrebbe stanziato la cifra di 1.464.000 euro per la “riqualificazione” della stazione ferroviaria di Lamezia Terme centrale. A questo finanziamento se ne dovrebbe aggiungere un altro di competenza della RFI (Rete ferroviaria italiana) di 1.260.000 euro. Lo stanziamento complessivo ammonterebbe quindi a 2.684.000 euro; una bella somma, non c’è che dire.
D’altro canto, credo sia venuto il momento che la stazione di Lamezia Terme, in posizione centrale rispetto alla regione, quasi limitrofa all’aeroporto, ed una delle più importanti della Calabria, venga più che riqualificata, ristrutturata dalle fondamenta perché da tempo ormai è inadeguata a svolgere un ruolo di servizio e sviluppo per l’intero territorio.
Le sue attuali condizioni strutturali sono rimaste pressappoco quelle che erano nel momento in cui fu creato, nel 1936, il comune di Sant’Eufemia Lamezia con annessa stazione ferroviaria utilizzando parte del territorio sottratto a quello di Gizzeria. Un primo rifacimento fu eseguito nell’immediato dopoguerra per rimediare ai danni del conflitto mondiale ed un ulteriore intervento fu effettuato agli inizi degli anni Sessanta, per l’impegno di Salvatore Foderaro, deputato democristiano del circondario lametino che a quell’epoca era sottosegretario ai trasporti.
Altrettanto importante ed urgente è che si proceda al finanziamento del collegamento tra la medesima stazione ferroviaria e l’aeroporto; anche a questa ulteriore circostanza ha accennato l’assessore regionale udiccino facendo intendere che anche al finanziamento di questa seconda opera si è pensato e che quindi esso sarebbe imminente.
Ma è proprio recente la notizia che il governo Conte avrebbe individuato tra le opere strategiche da finanziare per rilanciare l’economia italiana anche il collegamento tra la stazione ferroviaria e l’aeroporto di Lamezia Terme.
Se non che, c’è da augurarsi che dalla promessa dei finanziamenti si passi, al più presto possibile, alla progettazione, alla gara ed all’assegnazione dei lavori ed infine che questi abbiano inizio e si concludano entro breve tempo. Si deve sperare, insomma, che le promesse dei finanziamenti siano fondate e reali e non costituiscano l’ennesima bufala come tante che sono state propalate nei  decenni scorsi. Perchè proprio a questo punto cominciano a sorgere i dubbi e le perplessità nei cittadini.
La storia della Calabria e del Lametino è, infatti, piena di promesse che nel tempo si sono dimostrate false per cui agli impegni di finanziamento ed alla speranza di poter vedere compiuta un’opera, è seguito un nulla di fatto, tutto è rimasto com’era e alle aspettative dei cittadini sollevate dall’annuncio sui giornali è subentrata la rassegnazione e la frustrazione.
Un ulteriore pericolo è rappresentato dalla circostanza che i lavori vedano effettivamente la luce, ma si prolunghino nel tempo e vengano completati in un numero di anni esageratamente lungo.
A Lamezia, ne abbiamo diversi esempi; ne ricordo un paio: per il completamento dell’attuale Palazzo comunale di contrada Maddamme e del presidio ospedaliero Giovanni Paolo II ci sono voluti alcuni decenni ed una serie di rifinanziamenti. E’ accaduto anche spesso che, una volta cominciate, le opere abbiano raggiunto un certo livello di costruzione e poi si siano arenate per non essere mai più completate.
E’ il fenomeno noto come le “cattedrali nel deserto” così diffuso un po’ in tutta Italia, ma soprattutto nel Mezzogiorno. Speriamo che per quest’opera, sponsorizzata dall’assessore Talarico ed attesa dall’intera comunità sociale lametina non succeda nessuno delle tre iatture sopra menzionate.
C’è infine una terza opera che attende di essere definita e di cui sarebbero dovuti essere decisi, già  da tempo, i lavori. Mi riferisco alla ferrovia “leggera e veloce” tra Catanzaro Lido e Lamezia Terme centrale. Di essa si parla da tanto e sarebbe dovuto essere un argomento prioritario di approfondimento tra i presidenti dei consigli comunali di Catanzaro,  Polimeni, e di Lamezia Terme, Zaffina. Diedero essi stessi l’annuncio che si sarebbero incontrati e avrebbero parlato di tante cose, in primo luogo della sanità catanzarese-lametina e della linea ferroviaria che ho citato sopra. Dopo l’annuncio zaffiniano che risale al 10 febbraio scorso, ben prima quindi che deflagrasse in tutta la sua drammatica virulenza la pandemia da Covid-19, non se ne seppe più nulla. Forse proprio a causa della pandemia che ha interrotto le comunicazioni dirette tra le persone oppure invece a causa dell’asperità di quegli argomenti, sanità e ferrovia veloce che, nei rapporti  tra Catanzaro e Lamezia, sono più divisivi e dirompenti del medesimo  Covid 19.
Giustamente i Lametini vorrebbero che la linea ferroviaria ne attraversasse il territorio e sostasse nelle stazioni di Nicastro e Sambiase prima che il treno concluda la sua corsa a quella di Lamezia centrale; i catanzaresi, sempre benevoli, bontà loro, verso Lamezia ed i lametini sono per un percorso più diretto: Catanzaro Lido, Settingiano, Lamezia Terme centrale, scavalcando Nicastro e Sambiase. Questo problema si trascina da decenni e non solo non ha trovato soluzione, ma non se ne intravede una. Se tanto mi dà tanto, poiché bisogna sempre fare tesoro dell’esperienza, è bene non farsi soverchie illusioni nemmeno in relazione ai lavori i cui finanziamenti sono stati annunciati da Talarico.
Si finirebbe con il continuare a vivere con l’amaro in bocca, aspettando Godot.